Giochi, Di Primio (Anci) in Commissione Parlamentare Antimafia: “Dai Comuni niente svendita in cambio introiti gioco legale”

“I Comuni non sono disponibili a svendere la lotta alle ludopatie, che per noi rappresentano un problema sociale vissuto quotidianamente nelle nostre comunità, in cambio del trasferimento di una percentuale qualunque derivante dagli introiti da gioco. Chiediamo un regime unico per il sistema di gioco legale, con le autorizzazioni tutte in capo alle Questure, lasciando ai Comuni solo la possibilità di pianificare sul territorio con le Regioni la presenza delle sale da gioco”. Lo ha affermato Umberto Di Primio, sindaco di Chieti e vice presidente dell’Anci durante l’audizione svolta oggi davanti la Commissione parlamentare Antimafia, nell’ambito del X Comitato che si occupa di Infiltrazioni mafiose nel gioco lecito e illecito. Di Primio, anche in vista della definizione dei criteri dei punti vendita dove si raccoglie il gioco pubblico, da definire entro il prossimo 30 aprile in Conferenza Unificata, ha sottolineato l’urgenza di un sistema di regole unitario per tutto il sistema del gioco legale. “Al posto della Scia serve un quadro normativo unico sia per l’apertura che per il trasferimento delle sale gioco, rimandando sull’intera materia la competenza esclusiva allo Stato”, ha ricordato il sindaco teatino facendo riferimento anche ai casinò pubblici che svolgono attività legale. Nello specifico il vice presidente ANCI ha auspicato “l’unificazione dei titoli autorizzatori previsti per le sale pubbliche per bigliardi o per altri giochi leciti, nonché per l’esercizio delle scommesse in una unica autorizzazione in capo al questore, in quanto attività di pubblica sicurezza ed ordine pubblico”. Secondo Di Primio, una volta ricondotto allo Stato tutto il sistema delle autorizzazioni, ai Comuni, d’intesa con le Regioni, “dovrebbe restare la sola competenza alla pianificazione territoriale attraverso i Prg e altri strumenti urbanistici economico-sociali e di localizzazione”. In questo senso l’esponente ANCI ha ricordato la necessità “di norme che limitino le sale nei centri storici, o comunque ne consentano la presenza ad almeno 500 metri da alcuni ‘luoghi sensibili’, come scuole, luoghi di culto, impianti sportivi e centri giovanili o altri istituti frequentati principalmente da giovani, o strutture sanitarie o socio assistenziali, e giardini, parchi e spazi pubblici attrezzati e altri spazi verdi pubblici attrezzati”. Il sindaco di Chieti ha anche sollecitato, in vista della riqualificazione degli immobili, un assoluto rigore “nella individuazione delle sale gioco, che non devono essere tuguri dove aprire delle bische ma pubblici esercizi dove si fa gioco autorizzato”. Infine, il vice presidente ANCI ha posto il tema dei cosiddetti Centri trasmissione dati, luoghi che di fatto sfuggono al controllo complessivo dello Stato. “Dietro attività autorizzate come semplici infopoint si celano vere e proprie attività di gioco illecito, che non sono catalogate in alcun modo come sale da gioco”, ha sottolineato Di Primio. Da qui la necessità ribadita da Anci di un quadro normativo che o elimini queste strutture, o che li disciplini alla stregua delle altre attività autorizzate, consegnandole così – ha concluso – al pieno controllo delle forze dell’Ordine”. cdn/AGIMEG