Giochi, Binetti (Ap) ad Agimeg: “Il problema della divisione delle competenze tra governo ed enti locali tra i motivi del fallimento della delega fiscale di Baretta. Demonizzare il gioco dà più forza all’illegalità”

Il governo è in ritardo, il termine previsto dalla legge di Stabilità per trovare un accordo con gli enti locali in tema di distribuzione dell’offerta di gioco sul territorio è scaduto il 30 aprile, ma il settore deve essere riformato trovando un giusto equilibrio tra le parti interessate. Paola Binetti, deputata di Area Popolare, analizza con Agimeg la questione, definendola “il tema dei temi. Il problema della divisione delle competenze tra governo ed enti locali è uno dei motivi alla base del fallimento della delega fiscale presentata dal sottosegretario Baretta. Partiamo dal delicato tema delle distanze delle sale da gioco da una serie di luoghi sensibili: la legge di delega fiscale era intervenuta su questo punto, non prevedendo direttamente delle distanze minime, ma garantendo forme vincolanti di partecipazione dei Comuni competenti per territorio al procedimento di autorizzazione e di pianificazione, tenendo conto di parametri di distanza da luoghi sensibili validi per l’intero territorio nazionale, comunque con riserva allo Stato della definizione delle regole necessarie per esigenze di ordine e sicurezza pubblica. Credo ci sia una distanza incommensurabile tra Stato centrale e Comuni, è per questo motivo che andrebbe trovato un giusto equilibrio tra Stato e Regioni, in modo che siano queste ultime a detenere alcune prerogative”. Le priorità rimangono “la salute delle persone, la legalità, la coesione familiare e non solo ed esclusivamente il gettito fiscale. Di riduzione delle macchinette si parla da anni, la legge di Stabilità ha anche fissato dei parametri, ma tra le Regioni c’è una tale difformità di interpretazione e di applicazione della legge. Lo Stato deve fissare dei criteri generali e trovare un giusto equilibrio con gli enti locali, se l’offerta è eccessiva va razionalizzata”. Binetti precisa però che “il gioco non va demonizzato, va controllato. Se c’è un eccesso di offerta questa va ridotta, ma non dobbiamo permettere che la criminalità ne approfitti per fare un passetto in avanti: occorre prima di tutto risolvere il problema del riciclaggio”. Domani il governo, rispondendo ad un’interrogazione presentata dalla deputata Carnevali (Pd) in commissione Affari sociali, fornirà i dati aggiornati sulle dimensioni del fenomeno del gioco d’azzardo patologico. La parlamentare di Ap si dice “certa che saranno dati per difetto. C’è una frattura tra chi è malato e chi sta bene, noi dobbiamo concentrarci su azioni di prevenzione ed evitare che i giocatori da problematici diventino patologici. Il problema va affrontato a monte, prima che diventi troppo grave”. I distanziometri e gli orari di funzionamento delle sale e degli apparecchi sono misure efficaci per affrontare le conseguenze sociali del gioco, “l’offerta di gioco deve essere controllata e credo sia giusto siano previsti orari di accensione degli apparecchi, è una buona cosa”. Tra gli strumenti di prevenzione su cui puntare c’è anche l’utilizzo di una tessera del giocatore, in realtà “ci abbiamo provato tempo fa ma dal ministero della Salute ci hanno detto che era troppo complicata, basterebbe anche solo utilizzare la carta d’identità elettronica. Insomma, ci possono essere diversi strumenti da mettere in campo per lasciare una traccia del giocatore, basta solo scegliere quale adottare”. Ogni anno entrano nelle casse dello Stato circa 8 miliardi di euro dai giochi. Istituire anche in Italia, come già succede in altri paesi europei, una ‘destinazione’ di scopo per destinare parte di quell’utile erariale a progetti specifici è una proposta “non del tutto nuova, se pensiamo ad esempio ai fondi devoluti per la ricostruzione de L’Aquila dopo che la città è stata colpita dal terremoto”. dar/AGIMEG