Giochi, Barboni (Regione Lombardia) ad Agimeg: “Distanziometro va rispettato, a prescindere dal tipo di sala. Seguire esempio Norvegia per tessera giocatore”

Si avvicina la tanto attesa intesa tra governo ed enti locali in tema di distribuzione di gioco sul territorio. A pochi giorni dalla dead line individuata dal sottosegretario Baretta, si susseguono i commenti degli amministratori locali sulle proposte avanzate dell’esecutivo. Certificazione di secondo livello delle sale e distanza dai punti sensibili sembrano essere le priorità anche per un comune come Bergamo, che nei mesi scorsi ha dichiarato guerra aperta al gioco, regolamentando con un’ordinanza persino i Gratta e Vinci. “Per noi la cosa importante è che le Regioni abbiano un tracciato di norma pressoché uguale, sebbene con le opportune differenze da un posto all’altro – spiega ad Agimeg il consigliere della Regione Lombardia, eletto nella circoscrizione di Bergamo, Mario Barboni (Pd) -. La questione delle distanze e la divisione delle sale (in due classi, ndr) sono i punti su cui bisogna ragionare: bisognerebbe riuscire a compensare le due cose e fare una norma che possa essere riapplicata sulla casistica generale. A nostro modo di vedere anche queste sale specializzate non dovrebbero essere messe nelle vicinanze dei luoghi sensibili”. Per questo motivo Barboni concorda con le affermazioni dell’assessore Garavaglia che ha parlato di un ‘condono’: “anche queste sale devono sottostare ai vincoli delle distanze”, ribadisce. La ricetta del consigliere bergamasco punta a “stabilire un numero massimo di apparecchi per ogni locale per aree vaste” e a “portare avanti un ragionamento sull’efficacia delle possibili azioni da mettere in campo per ridurre la dipendenza da gioco”. Se i distanziometri e gli orari di funzionamento delle sale e degli apparecchi sono misure “che parrebbe funzionino” per affrontare le conseguenze sociali del gioco, “certamente bisogna puntare molto sulla formazione e sulla prevenzione, anche se non è cosa facile”. Condivisibile l’idea di introdurre una sorta di tessera del giocatore: “chi ha provato ad applicare questa proposta dai dati che abbiamo sembrerebbe essere la Norvegia. Lì ha funzionato ed è collegata alla tessera sanitaria, consente di giocare massimo 60 euro al giorno e 400 al mese. Ma terminato il budget per slot e vlt si può sempre continuare a giocare online, mercato che a dir la verità sta prendendo piede anche qui in Italia, ma dove non c’è questo tipo controllo. Insomma, dipende un po’ dalla cultura del Paese, perché in Norvegia ad esempio l’introduzione della tessera non ha poi aumentato il mercato dell’online. Penso la tessera possa essere uno di quei rimedi per sapere quali sono i soggetti a rischio, ma non deve essere intesa come una sorta di norma personale altrimenti diventa lesiva della privacy. Rimango dell’idea che la maggior parte del danno derivi dalla possibilità di trovare una slot dietro l’altra”. Insomma, potrebbe essere uno strumento “adatto”, ma è ancora “molto contrastata”. Sindaco per 12 anni del comune di Casazza, Barboni si sofferma poi sul contrasto al gioco illegale e sulla possibilità – avanzata dell’Anci in sede di tavolo tecnico con il sottosegretario Baretta e le Regioni – di aumentare l’autonomia della Polizia locale in tema di controlli: “l’illegalità è un problema molto grosso. Il gioco legale ha generato grossi problemi perché è possibile trovarlo dappertutto, quindi giocano più persone. Sono assolutamente d’accordo che i controlli siano fatti dai Comuni e dalla loro Polizia municipale”. dar/AGIMEG