Giochi, in attesa dell’accordo governo-enti locali ecco come i Comuni censurano il gioco. Da Bergamo a Napoli tutte le ordinanze anti slot

Un autunno di fuoco aspetta il settore del gioco pubblico italiano, che si prepara a una svolta. Gli incontri estivi tra governo ed enti locali in tema di riordino della materia si sono chiusi con un nulla di fatto ma adesso è tempo di riprendere in mano seriamente la questione e di affrontarla.

Negli anni molte Regioni si sono dotate di una legge di contrasto al gioco d’azzardo patologico, prevedendo distanze più o meno rigide dai luoghi considerati sensibili: Lombardia, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta prevedono 500 metri; Abruzzo, Liguria e Trentino Alto Adige 300 metri. Insomma, un’evidente normativa a macchia di leopardo tipica dei provvedimenti pieni di contraddizioni all’italiana con tutte le conseguenze e le ripercussioni per gli addetti al settore. E’ per ovviare a questa disparità di trattamento che il governo ha deciso di prendere in mano la materia e regolamentarla una volta per tutte. Ma in attesa che le intenzioni dell’esecutivo diventino fatti concreti, gli enti locali – Comuni in primis – non sono rimasti a guardare.

Un paio di anni fa ci aveva pensato il comune di Genova a preparare un regolamento per “impedire il proliferare di sale giochi”: divieto di aprire sale slot a meno di 300 metri da parchi, scuole, campi sportivi e luoghi di culto, stabilimenti balneari, e una distanza minima di 100 metri dagli uffici postali e dai bancomat. Per disincentivare l’uso delle macchinette un’apposita ordinanza ha poi fissato gli orari delle sale da gioco: non prima delle 9 del mattino e chiusura non oltre le 21 di sera. Subito dopo anche Milano ha introdotto limiti orari per l’attività di sale gioco e scommesse, nonché per il funzionamento delle macchinette installate nei locali pubblici: niente più apertura h24, ma solo dalle 9 alle 12 e dalle 18 alle 23. E’ toccato poi a Bologna, che nel 2015 ha adottato un’ordinanza per stabilire l’orario massimo di funzionamento degli apparecchi e congegni automatici dalle 9 all’1 di tutti i giorni, festivi compresi. Chi infrange il coprifuoco rischia una sanzione che va da un minimo di 300 a un massimo di 500 euro. Prevista anche una distanza minima di 1.000 metri dai luoghi sensibili. Più complicata la vicenda di Napoli. L’ordinanza è stata firmata lo scorso maggio ma è entrata in vigore soltanto due mesi dopo in attesa di alcune sentenze del Tar. Anche qui si limita l’apertura delle sale gioco nelle fasce orarie comprese fra le 9 e le 12 e fra le 18 e le 23 di tutti i giorni, festivi compresi. Prevista anche una sanzione di 500 euro in caso di prima violazione. Oltre all’ordinanza gli esercenti dovranno rispettare anche il regolamento vigente, che vieta l’installazione di apparecchi entro 500 metri di distanza dai luoghi considerati sensibili e nel centro storico. Ma il caso più eclatante è stato forse quello di Bergamo e della sua ordinanza denominata non a caso anti Gratta e Vinci. Il sindaco ha infatti vietato qualunque genere di gioco d’azzardo in città – fatta eccezione per Lotto, SuperEnalotto, Bingo e Totocalcio – in tre fasce orarie: 7,30-9,30; 12-14; 19-21. Il Comune ha introdotto regole ferree per quel che riguarda la reclamizzazione del gioco: “dovranno anche essere rimossi tutti i cartelli che pubblicizzano le vincite registrate”. In parallelo, anche Venezia ha deciso di adottare un regolamento restrittivo: le sale potranno restare aperte solo dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19 di tutti i giorni, compresi i festivi. Nel caso di apparecchi per il gioco inseriti in pubblici esercizi come bar e tabaccherie, che chiudono più tardi, questi dovranno comunque essere spenti nelle ore in cui non è previsto il loro funzionamento. E’ di qualche giorno fa l’ordinanza del Comune di Firenze, che prevede lo spegnimento degli apparecchi da gioco dalle 11 alle 16. Il Comune starebbe pensando anche di proporre uno sgravio di 250 euro sulla Tari ai titolari di esercizi che restituiscano la licenza di utilizzo nel proprio locale delle slot machine. E non è finita. A quanto pare anche Roma e Torino si apprestano a varare un regolamento che disciplina il gioco d’azzardo. L’annuncio arriva dal deputato M5S Massimo Baroni: “a Roma abbiamo messo a punto una proposta di regolamento comunale per limitare l’offerta di gioco d’azzardo sul territorio romano”. Una proposta molto ampia di oltre 20 articoli, nata “andando a studiare le delibere comunali di Genova, Milano e Napoli”. Non solo, il provvedimento prende le mosse dal decalogo che il Movimento Cinque Stelle ha stilato per tutti i propri Comuni, prevedendo una distanza minima dai luoghi sensibili e introducendo limiti di orario per l’attività di sale gioco e scommesse, nonché per il funzionamento delle macchinette installate nei locali pubblici. Anche a Torino l’amministrazione sta studiando un progetto ad hoc per regolamentare il settore.

Parliamo di una filiera che conta complessivamente circa 150mila imprese, con un numero di addetti che ha superato le 200mila unità (di cui 20.000 direttamente impiegati nel settore del gioco e 180.000 nell’indotto) e che ha bisogno di una risposta. Scaduti i termini per la delega fiscale il governo ha avuto una seconda chance con la legge di Stabilità 2016, decidendo forse per la prima volta di mettere mano ad una riorganizzazione complessiva dell’offerta sul territorio, rispettando – almeno su carta – quanto fatto negli anni dagli enti locali. Se è vero che il sottosegretario all’Economia con delega ai Giochi, Pier Paolo Baretta, ha in testa un progetto ben preciso di “riduzione” ma al tempo stesso “qualificazione dell’offerta”, sarebbe il caso di metterlo in pratica al più presto, prima che a colpi di ordinanze, divieti e regolamenti, il gioco passi nelle mani dell’illegalità e diventi una sorta di tabù. dar/AGIMEG