Giochi, Astro: Sardegna, un’esperienza “apripista” per il gioco lecito

Tanti comuni della Sardegna si comportano esattamente come le altre municipalità “no slot” disseminate sul Territorio e lo stesso Consiglio Regionale ha affrontato il tema del gioco con un approccio non dissimile da quello di altre assemblee locali. Alcuni esempi: -ottobre 2013: istituzione di premi e sconti su Tares, sulle tasse per insegne o Imu per i titolari di bar e locali pubblici che rinunciano ad installare le slot; controlli rafforzati per far rispettare le distanze dalle scuole, ecc..: questi gli spunti contenuti nella proposta di legge presentata in Consiglio regionale dal gruppo Sinistra ecologia e libertà; -giugno 2014: introduzione di norme che possano regolare l’accesso consapevole al gioco e che siano maggiormente restrittive rispetto alla legislazione nazionale; incentivare gli esercenti che rinunciano a questa forma di guadagni con una riduzione delle imposte comunali, creando un marchio ad hoc “Slot Free”; disincentivare, di contro, gli altri con un aumento dell’Irap: questi i contenuti della proposta di legge presentata da alcuni consiglieri regionali di Sel e PD; -21 gennaio 2015: approvato in Regione dalla commissione bilancio il regolamento per la concessione di contributi al fine di contrastare la ludopatia, in base al quale i commercianti che decidono di non ospitare od eliminare le slot dai locali potranno ottenere importanti sgravi fiscali; -30 luglio 2015: avanzata dal sindaco di Carbonia una proposta di modifica del regolamento comunale nella parte riguardante la disciplina del gioco, ovviamente in senso restrittivo quanto a limitare le distanze e gli orari; -18 aprile 2016: esenzione dalla C.o.s.a.p. (canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche) per gli esercizi virtuosi: iniziativa del sindaco di un comune di 700 “anime” in provincia di Oristano. Un “bel giorno”, però, si scopre che senza il gioco lecito la Regione non potrà vedersi accordato il “cospicuo” riversamento di risorse erariali che il proprio Statuto Autonomo prevede con il benestare dello Stato Centrale. Il Consiglio dei Ministri ha infatti recentissimamente approvato un decreto legislativo proprio volto all’attuazione della norma dello Statuto speciale (l’art. 8), in materia di determinazione ed attribuzione delle quote di entrate erariali. Il provvedimento dispone che sia devoluta a detta Regione “la raccolta di tutti i giochi con vincita in denaro sia di natura tributaria sia di natura non tributaria in quanto costituite da utile erariale”. L’articolo 8, lettera m), dello Statuto, già modificato dalla legge finanziaria n. 296/2006, per il 2007, la cui attuazione era rimasta in sospeso dal 2010 fino all’anno scorso (quando a gennaio sono iniziati i primi versamenti), prevede che le entrate della regione siano costituite “dai sette decimi di tutte le entrate erariali, dirette o indirette, comunque denominate (…)”; la “peculiarità” del decreto ministeriale, emesso in questi giorni, risiede nel fatto che, tra le diverse voci riguardanti le entrate dall’erario, quella che rappresenta la parte più cospicua, in termini di moneta, è quella riferita proprio al “gioco legale”, tra l’altro, in tutte le sue tipologie, slot machines, lotto, lotterie nazionali, Gratta&Vinci, ecc… In parole semplici, con questo intervento del Consiglio dei Ministri, una notevole parte di quanto il fisco incassa dal gioco legale verrà fatto confluire nelle casse della regione Sardegna. C’è incoerenza? Laddove il gioco lecito viene su tutti i fronti avversato, per poi tornar comodo quando deve essere utilizzato come “bancomat” per sanare arretrati, una discrepanza si “avverte”. Il Dott. Marco Menduni, in un articolo del 18 maggio, del Secolo XIX, dedicato al commento della notizia, utilizza proprio questa metafora: “I forzieri pubblici piangono? C’è una Regione che da dieci anni ormai batte cassa allo Stato, perché i soldi che rivendica sono rimasti solo una promessa (…)? Arriva il bancomat dei giochi, dell’azzardo legale, per risolvere il problema. Con soddisfazione, pare, di tutti.” (cfr. “Così la Sardegna diventa l’isola dell’azzardo”, di Marco Menduni, Il Secolo XIX, 18-05-2016). A onor del vero, la Sardegna è ancora una delle poche regioni a non avere una propria legge avente ad oggetto specifico la l’espulsione/l’eliminazione degli apparecchi da gioco lecito, nonostante vi sia una proposta di legge di tale contenuto in stand by (risalente al giugno 2014) e il costante appoggio “politico” all’interventismo dei “Sindaci no slot”, sopra richiamati. Le dichiarazioni di entusiasmo, relativamente al contenuto del decreto Governativo, non lasciano tuttavia dubbi sulla “piena approvazione del Presidente della Regione, Francesco Pigliaru, sul “merito della soluzione”: “(…) son felice di poter chiudere da presidente una partita che il governo di centrosinistra ha avviato 10 anni fa. E’ un risultato straordinario (…). Portiamo a casa regole certe, condivise e che ristabiliscono quanto dovuto alla Sardegna (…).. Una “questione complessa, si è improvvisamente risolta”, nel senso che il gioco non è più il problema del Territorio, ma la soluzione ai problemi del Territorio. A stupire, forse, la velocità di “assimilazione” di detta conversione, in virtù della quale tutto il “know how” della politica di prossimità è stato prontamente “rottamato”, a fronte di 900 milioni di euro. cdn/AGIMEG