Eventi: Al convegno della Comunità Giovanni XXIII la conferma della volontà governativa di vietare la pubblicità sul gioco online

Sabato 27 giugno si è svolto a Bologna il convegno “ Smetto quando voglio – percorsi di prevenzione e recupero dal gioco compulsivo”, organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Giuseppe Benzi. Relatori: il Sottosegretario Baretta, l’on. Basso, la terapeuta Maria Grazia Masci, il Responsabile della Comunità Ramonda, il presidente del Conagga Iori, moderatore Luisa Bellaspiga giornalista dell’Avvenire.

“Il convegno ha espresso l’atto di accusa nei confronti del gioco già ripetuto nei tanti precedenti eventi organizzati dalle associazioni del terzo settore. Ma è interessante soffermarsi sugli interventi dei due ospiti politici e sul significato della loro presenza in questa fase dell’iter legislativo, come rappresentanti l’uno del Governo l’altro del Parlamento”. Questo il commento di Giovanni Carboni Managing Partner di Carboni&Partners che ha assistito al convegno. “L’on. Basso è il relatore di uno dei disegni di legge che ha innescato il processo di revisione della legislazione del gioco in chiave fortemente restrittiva. È il portavoce dell’intergruppo parlamentare che ha ora bloccato il decreto delegato dicendo no alla limitazione del potere degli enti locali prevista dal decreto delegato, pur avendo ottenuto l’introduzione di un intervento drastico sulla pubblicità. L’on. Basso era consigliere regionale della Liguria firmatario della prima legge che ha arrogato alle regioni i poteri di limitazione del gioco. La sua presenza al convegno – prosegue Carboni – sottolinea il passaggio di testimone dell’azione legislativa dal Governo al Parlamento. L’on. Basso nel suo intervento assimila il gioco al tabacco, non all’alcool. Il pensiero espresso al convegno è il seguente: il gioco d’azzardo è male in qualunque misura; evitiamo il proibizionismo, consentiamo il gioco ma lo osteggiamo; dovremmo perseguire il suo drastico contenimento; contiamo che il calo degli introiti erariali sia compensato da risparmi dei costi sociali; confidiamo di sconfiggere il gioco online illegale con il contrasto; la pubblicità va azzerata al più presto con misure che potrebbero esser anticipate rispetto agli altri interventi che richiedono tempi più lunghi”.

“A sua volta – secondo quanto riferisce Carboni – il Sottosegretario Baretta ha riaffermato la paternità delle ultime modifiche adottate nel decreto delegato ormai defunto, relative alla partecipazione dei poteri locali alla riserva statale attraverso la Conferenza Stato-Regioni e al divieto assoluto della pubblicità, salvo alcune esclusioni. Il Sottosegretario ha menzionato le esclusioni al divieto assoluto, che sarebbero: le sponsorizzazioni con uso del solo marchio e logo, la pubblicità istituzionale, le comunicazioni per la promozione del gioco responsabile, le lotterie nazionali. Le lotterie nazionali, salvo diversa interpretazione, sono il Lotto, il Superenalotto e le lotterie differite ed istantanee cioè i GrattaeVinci. Dato che il 40% della pubblicità del gioco è investito dal gioco online, benché generi solo il 4% dei ricavi totali, circa il 30% dalle lotterie, circa il 20% il betting che è sia online sia offline, il divieto assoluto della pubblicità potrebbe colpire in pratica solo il gioco online”.

“Non conta – conclude l’ing. Carboni – che il gioco online è quello nominativo, quello che ha in Italia una scarsa diffusione rispetto alla media europea, quello che non genera addiction, che non cresce nonostante l’e-commerce cresca invece con tassi a due digit, che riguarda poco più del 2% degli internauti e mostra di essere pertanto una scelta meditata, la cui offerta competitiva è secondo la Commissione Europea l’unica efficace misura di contrasto dell’offerta illegale. Non conta che per il gioco online la pubblicità è il mezzo per rendere nota al consumatore l’esistenza stessa dell’offerta. Nell’attuale scenario, nella ricerca di una difficile sintesi politica, il gioco online rischia di assumere il ruolo della vittima sostitutiva, dell’agnello sacrificale. es/AGIMEG