Nel DL Rilancio, l’istituzione di un Fondo per il sostegno della produzione italiana di videogiochi

Con il DL Rilancio viene istituito “un fondo ad hoc presso il Ministero dello sviluppo economico, diretto al sostegno della produzione italiana di videogiochi analogamente a quanto già adottato da Paesi europei ed extra-europei quali Francia, Germania, Regno Unito, Canada, Polonia e Danimarca. Il videogioco è un’opera complessa, che richiede un’ampia gamma di profili professionali altamente specializzati: game designer, programmatori, artisti, designer di interfacce, grafici 3D, grafici 2D, animatori, compositori, ingegneri del suono, tester, traduttori, doppiatori, eccetera. Il prototipo di un videogioco rappresenta la prima versione giocabile dell’opera, contenente le funzionalità di base e distintive del prodotto finito. È lo strumento attraverso il quale le imprese del settore possono presentare il loro progetto di sviluppo a editori e investitori per ottenere finanziamenti necessari per la successiva produzione del prodotto finale e per la sua distribuzione sul mercato internazionale. La realizzazione del prototipo, che di solito coincide con le fasi di concezione e pre-produzione, richiede un investimento rilevante in termini di risorse da parte delle imprese e solitamente avviene in regime di autofinanziamento da parte delle imprese stesse, senza poter contare su apporti finanziari di editori e investitori, che possono intervenire nelle successive fasi della produzione. Altri Paesi europei sono già intervenuti in questo senso: la Germania nel 2019 ha istituito il « Computerspieleförderung des Bundes », un fondo finanziato con 50 milioni di euro; la Francia dal 2008 ha istituito il « Fonds d’aide au jeu vidéo », investendo in media 4 milioni di euro su 40 progetti ogni anno. In Italia ad oggi non esiste alcuna misura di sostegno paragonabile. Nel 2018, l’88 per cento delle imprese italiane attive nel settore dei videogiochi dichiarava di ricorrere a risorse proprie per finanziare lo sviluppo delle proprie
opere. Ogni nuovo videogioco è destinato alla distribuzione diretta sul mercato internazionale, con effetti benefici diretti sulla bilancia commerciale del Paese in cui l’impresa sviluppatrice è basata. Il mercato dei videogiochi, infatti, non conosce limitazioni
geografiche o logistiche, essendo largamente basato sulla distribuzione digitale:
nel 2018, l’83 per cento delle imprese italiane indicava nella vendita digitale il modello di distribuzione più utilizzato, con il 61 per cento del proprio fatturato generato sul mercato internazionale e solo il 39 per cento sul mercato nazionale; in particolare, le aree che concorrono maggiormente al fatturato oltreconfine sono America (28 per cento), Europa (23 per cento) e Asia (7 per cento). Da un’indagine effettuata da AESVI, l’Associazione di categoria (ora IIDEA), rispetto al mercato software dei videogiochi in Italia nel 2018, la quota di mercato dei videogiochi prodotti da imprese italiane rappresenta il 3,7 per cento del totale. Ciò significa che le imprese italiane necessitano di un supporto per poter competere sul mercato”. E’ quanto si legge nel disegno di legge Conversione in legge del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19 pubblicato alla Camera. “Il comma 12, pertanto, prevede l’istituzione presso il Ministero del cosiddetto « First Playable Fund ». Il nome riprende la definizione di « First Playable », letteralmente « prima versione giocabile » di un videogioco, ossia il prototipo che tipicamente viene realizzato per essere valutato dagli investitori privati. Il comma 13 specifica che il Fondo è finalizzato a sostenere le fasi di concezione e pre-produzione dei videogames, necessarie alla realizzazione di prototipi, tramite l’erogazione di contributi a fondo perduto, riconosciuti nella misura del 50 per cento delle spese ammissibili, e per un ammontare compreso dai 10.000 euro e 200.000 euro per singolo prototipo. Il comma 14 specifica le spese ammissibili, includendo le voci di costo che incidono maggiormente per la realizzazione del prototipo, ovvero il personale dell’impresa, le commissioni esterne, le attrezzature hardware, le licenze software. Il comma 15 specifica la destinazione del videogioco al pubblico, attraverso canali di distribuzione commerciale diretta, digitali e fisici; sono pertanto da ritenersi esclusi videogiochi sviluppati per committenti pubblici o privati, non destinati alla distribuzione commerciale”, conclude. cdn/AGIMEG