Delega Fiscale, al Senato dure critiche al Governo per gli interventi in materia di giochi

“Questo disegno di legge delega reca “Disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente ed orientato alla crescita”. Non vogliamo fare della falsa ironia, ma sarebbe orientato alla crescita di cosa? Alla fine tra parentesi c’è un articolo che riguarda anche i giochi, quindi è quanto mai indicato. Potete scommetterci che sarà una crescita delle entrate tributarie dello Stato”. E’ il commento del senatore della Lega Nord Franco Paolo oggi intervenuto in Aula del Senato per esprimere la sua opinione in fase di esame del decreto di delega fiscale.

“In questa delega, che noi abbiamo affrontato in Commissione (e io devo davvero ringraziare i relatori, e anche il Governo per la disponibilità) ci sono luci e ci sono ombre. Le ombre, a nostro giudizio, sono più forti delle luci” ha detto il senatore dell’IdV Elio Lannutti“Per esempio, una battaglia che noi abbiamo condotto insieme al senatore Lauro, e che è stata bocciata, riguarda la ludopatia, i giochi e lo Stato biscazziere.

Noi avevamo proposto, al comma 7 dell’articolo 4, l’emendamento 4.24, un emendamento chiaro, semplice e trasparente, che chiedeva l’emanazione di un testo unico sulla disciplina coerente di ogni tipologia di gioco pubblico con vincita in denaro.

Ieri ho letto sui giornali una intervista dove si riferiva che le macchine mangiasoldi e rovina-famiglie che, in caso di gioco compulsivo, dovrebbero essere addirittura bloccate, invece ripartono dopo 10 minuti.

L’emendamento chiedeva che tale disciplina si uniformi principi giurisprudenziali europei e preveda tassazione non inferiore a quella media applicata negli Stati dell’Unione europea, nonché all’esigenza di garantire la totale trasparenza proprietaria delle società concessionarie e di tutti gli operatori del settore con l’applicazione delle norme antimafia, a partire dalla certificazione antimafia. Signora Presidente, abbiamo infatti visto cosa è accaduto con Corallo e Ponzellini, che gestiscono il settore dei giochi.

L’emendamento chiede di prevenire l’induzione e la diffusione del gioco d’azzardo patologico. Sono circa 3 milioni i malati di ludopatia. Quanto costerà curarli? Bisognerebbe invece prevenire, con il divieto assoluto della pubblicità ingannevole (e invece le macchinette mangiasoldi sono ubicate addirittura vicino alle scuole materne, elementari e superiori) e con particolari aggravanti nel caso di minori di anni 18.

L’emendamento chiede anche di applicare il principio della risarcibilità dei danni alle famiglie dei giocatori patologici, in caso di responsabilità, anche oggettiva, degli operatori per la mancata tutela preventiva degli stessi, nei luoghi di gioco.

Io ringrazio il senatore Lauro, e mi sono permesso di leggere testualmente questo emendamento, che ci è stato bocciato. Noi lo ripresenteremo, sarà posta la questione di fiducia e, probabilmente, neanche se ne parlerà”.

“Ritengo importante l’approvazione di un emendamento che rafforza la delega al Governo nel definire le sue competenze per tutto il territorio nazionale in materia di orari di apertura e controlli sugli esercizi pubblici” ha detto la senatrice Maria Ida Germontani del Terzo Polo . “L’obiettivo della delega è quello di tracciare una linea di demarcazione rispetto alle competenze dei sindaci, perché attualmente ci sono continue iniziative da parte di autorità locali che creano sovrapposizioni di competenze e sentenze divergenti, che aprono a contenziosi infiniti e che possono generare una situazione ingovernabile. Si tratta di un emendamento che nasce da due emendamenti del senatore Mussi e mia firma, proprio in materia di orari di apertura e chiusura degli esercizi autorizzati all’offerta di giochi pubblici con vincita di denaro e quindi di controlli da esercitarsi sugli esercizi.

Anche l’approvazione di un altro emendamento a mia firma, approvato dalla Commissione e dal Governo, conferisce a quest’ultimo, in forma più esplicita, una delega sul riordino della disciplina del prelievo erariale in merito ad un’importante controversia sull’obbligo di rendicontazione del concessionario dei giochi.

Secondo l’interpretazione originale della legge i concessionari sono soggetti passivi di imposta, quindi esentati dalla resa di conto che è di competenza dei Monopoli di Stato. Invece, secondo una sentenza della Corte di cassazione i concessionari sono considerati agenti contabili e, quindi, sono tenuti alla rendicontazione del prelievo fiscale. Quindi, un riordino di questa disciplina di prelievo fiscale si rende necessaria per prevenire un tormentato contenzioso”.

“È un documento disorganico: si va dal catasto, passando per il settore dei giochi e finendo con quello dell’ippica, così, in maniera random, raffazzonata “ ha invece evidenziato il senatore leghista Alessandro Vedani. “In merito ai giochi si è già parlato, come sulla ludopatia. Questo Stato si rende complice di una patologia estremamente diffusa, che colpisce 2 milioni di malati. Gli Enti locali non sanno più che cosa fare a tal riguardo. Hanno provato ad emanare ordinanze, che sono state tutte impugnate, e addirittura sono stati richiesti danni al Comune per lucro cessante e danno emergente, per il semplice fatto che volevano fare qualcosa per i propri cittadini malati, i quali buttano – nel vero senso della parola – i propri soldi all’interno di macchinette infernali. Ben vengano azioni del genere in assenza dello Stato, e ribadisco in assenza dello Stato. Cito quella esercente che ha rinunciato al proprio business nel proprio bar, finendo sulle pagine dei giornali, alla quale andrebbe fatta una nota di merito e attribuita l’onorificenza di cavaliere del lavoro, invece che ad altri soloni dello Stato. Si tratta di una vera eroina, perché ha messo la moralità davanti a tutto a differenza dello Stato, complice e ladro”.

“Questo provvedimento era l’ultima occasione per chiarire in sede di principi e criteri direttivi della delega fiscale che tipo di riforma organica dovesse riguardare il pianeta del gioco d’azzardo” ha detto in Aula il senatore del PdL Raffaele Lauro. ” Ebbene, qualche passo in avanti è stato fatto ma questi criteri e principi non sono assolutamente coerenti. Infatti, avevamo chiesto un testo unico sulla disciplina coerente di ogni tipologia di gioco pubblico con vincite in denaro, ma il Governo ha risposto negativamente. Avevamo chiesto l’uniformità ai princìpi giurisprudenziali europei e il Governo ha risposto negativamente. Avevamo previsto uno degli aspetti più delicati della trattazione fiscale dei giochi, cioè una tassazione non inferiore a quella media applicata negli Stati dell’Unione europea, e ci è stato risposto di no. Perché? Perché sappiamo tutti – e lo abbiamo denunziato, come ricorderà anche il senatore Li Gotti – che dietro il trattamento fiscale esiste un rapporto opaco tra lo Stato, l’amministrazione, e i grandi concessionari.

Il trattamento fiscale non viene infatti uniformato e fa parte di una sorta di gioco delle parti che prepara una bolla finanziaria che nel momento che scoppierà travolgerà tutto il sistema, con un pregiudizio alle entrate erariali dello Stato. Avevamo chiesto la totale trasparenza societaria delle concessionarie e di tutti gli operatori del settore con l’applicazione delle norme antimafia; il Governo, per la seconda volta, ha detto di no, cadendo in una clamorosa contraddizione.

Infatti, nel provvedimento proposto dal Governo – e questo è un successo delle relazioni dell’Antimafia approvate da quest’Aula parlamentare – è scritto testualmente: anche al fine di contrastare più efficacemente il gioco illegale e le infiltrazioni delle organizzazioni criminali nell’esercizio dei giochi pubblici.

Il Governo con questa proposta ha riconosciuto i risultati della Commissione antimafia, cioè che esiste un’infiltrazione criminale nei giochi pubblici. Tuttavia non è coerente nel momento in cui non accetta l’applicazione delle norme antimafia. Questa applicazione l’ha chiesta solo il Comitato sull’antiriciclaggio? L’ha chiesta soltanto la Commissione antimafia o i senatori Li Gotti, Lauro, Lannutti ed altri? O l’ha chiesta il procuratore nazionale antimafia? Il procuratore nazionale antimafia ha chiesto l’applicazione delle norme, ma il Governo per la seconda volta ha fatto orecchie da mercante.

La prevenzione della diffusione del gioco d’azzardo patologico, con il divieto assoluto della pubblicità ingannevole, con le aggravanti per i minori applicati al gioco, è il grande principio che si rintraccia in tutte le legislazioni delle democrazie occidentali. La risarcibilità dei danni alle famiglie dei giocatori patologici: ebbene, tutto questo non è avvenuto nonostante l’impegno del Sottosegretario.

Pertanto, nel momento in cui votiamo la fiducia al Governo su questo provvedimento, prendiamo atto che ormai i disegni di legge che erano all’attenzione della Commissione giustizia, con la beffa di aver approvato all’unanimità una dichiarazione d’urgenza in quest’Aula, si sono oggettivamente insabbiati e certamente non vedranno la luce prima della fine di questa legislatura.

Allora, cosa dire? Che il Governo ha operato senza coerenza e alla richiesta di un testo unico coerente ha risposto con un codice; un codice che diventerebbe la semplice rassegna di tutte le norme scoordinate. Il problema è una disciplina coerente del sistema dei giochi, di una disciplina coerente della tassazione sui giochi.

Per quale motivo questo è un argomento che si lega all’intero problema del fisco italiano? Perché le democrazie occidentali hanno due princìpi fondamentali: il primo, è la trasparenza nel rapporto fiscale tra lo Stato e i contribuenti (noi non lo abbiamo: non c’è fiducia dei contribuenti nello Stato e non c’è fiducia dello Stato nei contribuenti); il secondo principio è che le norme di applicazione, non solo al sistema di giochi, devono essere estese anche all’evasione fiscale. Ogni tipo di misura che tende a perseguitare i contribuenti romperà quel rapporto e non ne creerà uno positivo. Ecco perché questi due problemi si legano: le norme antimafia andrebbero applicate anche ai grandi evasori fiscali. Che differenza passa fra un criminale e un grande evasore fiscale? Nessuna; sequestro e confisca dei beni per equivalente. Le norme antimafia andavano applicate anche al sistema dei giochi.

Purtroppo anche quest’ultima possibilità è stata resa vana dall’ostilità di questo Governo sul quale avevamo riposto tante speranze, per cui ne viene fuori una condanna morale. Ma la condanna morale viene rivolta al Governo e al Parlamento da parte di una donna che è stata già citata e che io voglio citare nuovamente, la signora Monica Pavesi, che ha dichiarato: ho spento le slot machine perché non sopportavo più che anziani e donne si rovinassero in quel modo.  Bar-tabaccheria di via Mantova, prima periferia di Cremona. E ha aggiunto: io ho visto la crisi di povera gente; ce l’ho davanti agli occhi da tre anni.

Ed ha rinunciato ad un aggio del 6 per cento, pari a circa 2.000 euro, su un’entrata di 50.000 euro al mese. Veramente un atto coraggioso che è una condanna morale per questo Parlamento che non è riuscito a votare una legge di regolamentazione del gioco basata sulla normativa antimafia.

Ecco perché, nel caso in cui verrà posta la questione di fiducia e non sarà accettato il rinvio del disegno di legge in Commissione, non voterò per la terza volta la fiducia a questo Governo posta sempre sullo stesso tema”. rg/AGIMEG