DEF, UPB: “Tassazione indiretta torna ad aumentare con recupero imposte relative alla categoria dei giochi”

Il Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) Giuseppe Pisauro è stato ascoltato oggi in audizione dalle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, riunite in seduta congiunta, nell’ambito dell’esame preliminare del Documento di economia e finanza (DEF) 2021. Il presidente UPB ha illustrato le ragioni che, alla luce delle informazioni disponibili, hanno condotto a un esito positivo il processo di validazione del quadro macroeconomico programmatico 2021-24 per poi analizzare le dinamiche dei principali aggregati di finanza pubblica, che recepiscono i nuovi interventi volti a contrastare le conseguenze dell’ondata pandemica e la rimodulazione del Piano di ripresa e resilienza (PNRR) che il Governo si accinge a varare. Riguardo al settore dei giochi: “Nonostante il livello elevato, il disavanzo del 2020 è risultato migliore delle attese dell’autunno scorso, le quali erano attorno al 10,8 per cento del PIL, come indicato nell’Audizione del Ministro dell’Economia e delle finanze di fine novembre del 2020. Ciò è dovuto ad andamenti più favorevoli del previsto sia per le spese che per le entrate. Sull’andamento delle prime ha inciso in particolare un minor utilizzo delle risorse messe a disposizione dai provvedimenti anticrisi. Sull’andamento delle seconde ha influito in misura significativa una contabilizzazione da parte dell’Istat, diversa da quella inizialmente ipotizzata dal governo, degli effetti delle norme contenute nei vari decreti di emergenza che prevedevano lo slittamento dal 2020 al 2021 di alcuni versamenti di imposte e contributi. Infatti, essendo lo spostamento in avanti dei versamenti un fenomeno di natura temporanea, l’Istat ha riportato al 2020 – per competenza economica, secondo le regole contabili del Sistema europeo dei conti (SEC2010) – gli effetti di tali norme, con conseguente aumento delle entrate e quindi riduzione del deficit rispetto alle previsioni ufficiali. Nei dati dell’Istat pubblicati il 2 aprile, la spesa primaria è cresciuta del 9,7 per cento rispetto al 2019, a sintesi di una espansione del 45,6 per cento delle uscite in conto capitale e del 6,7 per cento di quelle correnti primarie (tab. 2.1c). All’interno di queste ultime, gli incrementi più consistenti hanno riguardato le prestazioni sociali (+10,6 per cento) e i contributi alla produzione (+14,5 per cento), su cui si sono concentrati gli interventi di bilancio dal lato della spesa corrente. In particolare, tra le prestazioni non pensionistiche, le spese per assegni di integrazione salariale sono aumentate da 0,8 miliardi del 2019 a oltre 14,5 miliardi mentre gli assegni e sussidi di natura assistenziale sono passati da 20,1 miliardi a 34,6 miliardi, includendo – tra l’altro – le erogazioni per reddito di cittadinanza, reddito di emergenza e “bonus da 100 euro”. In forte crescita sono risultati anche i consumi intermedi degli Enti sanitari locali (+12,7 per cento) in relazione a spese per farmaci e vaccini. Quanto alle uscite in conto capitale, rilevanti crescite si sono registrate per i contributi agli investimenti (+23,1 per cento) e, soprattutto, per le altre spese in conto capitale (+351,9 per cento ), nel cui ambito sono contabilizzati gli effetti di alcuni provvedimenti presi nel corso dell’anno relativi sia alle spese di copertura delle garanzie statali a favore delle piccole e medie imprese (per oltre 12 miliardi) sia ai contributi a fondo perduto a supporto dell’attività di impresa (per oltre 9 miliardi). Sul versante delle entrate, ridottesi nel complesso del 6,4 per cento rispetto al 2019, tutti i principali aggregati hanno mostrato diminuzioni. In particolare, le imposte dirette si sono ridotte del 2,1 per cento scontando soprattutto un decremento dell’Irpef, le imposte indirette sono calate dell’11,2 per cento a causa di contenimenti significativi dell’IVA, delle accise sugli olii minerali, dell’IRAP (oggetto peraltro di parziale abolizione temporanea) e dell’imposta su lotto e lotterie (per la chiusura dei luoghi di gioco). I contributi sociali sono diminuiti del 5,6 per cento sia per l’andamento sfavorevole del mercato del lavoro che per gli interventi di sgravio. Anche il complesso delle altre entrate correnti si è ridotto, del 6,8 per cento, nonostante il favorevole andamento degli utili di gestione della Banca d’Italia – legato all’espansione del bilancio della Banca centrale determinata dal programma di acquisto dei titoli pubblici da parte dell’Eurosistema (si veda paragrafo 2.3.1) – e dei dividendi distribuiti da società partecipate”, sottolinea. “Nelle previsioni del DEF, l’incidenza del complesso delle entrate si riduce nel 2021, al 47,4 per cento del PIL, per poi risalire sino a collocarsi nel 2023 allo stesso valore dello scorso anno – il 47,8 per cento – e scendere nuovamente nel 2024, al 46,3 per cento. Tale andamento risulta influenzato dal profilo ipotizzato delle sovvenzioni della UE relative al programma NGEU, contabilizzate tra le entrate in conto capitale non tributarie. La pressione fiscale, su cui non incidono tali trasferimenti, viene valutata invece in diminuzione lungo tutto l’arco temporale in esame – dal 43,1 per cento del PIL nel 2020 – anno che risente della caduta del PIL – al 41,6 per cento nel 2024 – con riduzione dell’incidenza delle imposte dirette e dei contributi sociali specialmente nell’anno in corso. Le imposte dirette risentono delle misure disposte con la legge di bilancio per il 2021, in particolare della stabilizzazione operante a regime dal 2021 delle detrazioni Irpef per i lavoratori dipendenti e della proroga delle detrazioni fiscali per le spese relative agli interventi di efficientamento energetico e ristrutturazione edilizia. La tassazione indiretta torna ad aumentare, anche in percentuale del PIL, dopo la forte contrazione registrata nel 2020, con un recupero in particolare delle imposte sugli affari e di quelle relative alla categoria dei giochi. I contributi sociali si riducono in termini di PIL nel 2021 soprattutto a causa degli sgravi contributivi per l’occupazione in aree svantaggiate previsto dalla legge di bilancio e dei maggiori esoneri dal pagamento dei contributi previdenziali dovuti dai lavoratori autonomi e dai professionisti disposti dal DL 41 del 2021; negli anni successivi, i contributi risentono dell’effetto dei rinnovi contrattuali nel pubblico impiego”, conclude. cdn/AGIMEG