De Bertoldi (Fdl): “No a eccessive concentrazioni di punti vendita giochi ed operatori. Necessario mettere in atto intesa Stato-Regioni”

“Il 9 aprile 2019, secondo quanto risulta da fonti di stampa, tra cui l’agenzia di settore “Agimeg” attraverso l’articolo intitolato: “Gara scommesse, Consiglio di Stato blocca il bando. Mancata considerazione problemi di distanze e assenza di criterio distributivo dei nuovi negozi”, l’invio del parere della sezione consultiva del Consiglio di Stato al Ministero dell’economia e delle finanze sul testo del bando di gara per l’assegnazione di 15.000 “diritti scommesse”, ha rilevato che: “la tendenza degli enti locali a introdurre per via amministrativa limiti di concentrazione e limiti distanziali da aree sensibili, non sembra siano state prese in adeguata considerazione nei documenti di gara”; il Consiglio di Stato ha rilevato che: “Non si comprende come i 10.000 “diritti” (negozi) e i 4.000 “diritti” (punti gioco) previsti nella procedura di gara debbano “atterrare” sul territorio: come, in sostanza, la rete o le reti territoriali di questi punti di vendita debbano obbedire a un qualche criterio distributivo” per evitare “eccessive concentrazioni in alcune aree e condizioni di assenza di servizio in altre”; secondo quanto evidenzia l’agenzia di stampa, inoltre, nei documenti trasmessi mancherebbe ogni indicazione che possa orientare circa la distribuzione dei punti di vendita e, fra l’altro, la progettazione della rete territoriale non costituirebbe oggetto dell’offerta tecnica ed è pertanto rinviata alla fase successiva all’aggiudicazione; l’interrogante sottolinea che, oltre a non chiarire le “caratteristiche tecniche dei punti vendita”, il Consiglio di Stato nel parere inviato evidenzia come non sia previsto alcun obbligo dei candidati di fornire in sede di gara qualche elenco della rete di vendita territoriale; secondo Agimeg, il Consiglio di Stato evidenzia anche dubbi sull’obbligo dei concessionari di attivare solo il 30 per cento dei diritti acquisiti; tale obbligo derivava dalla considerazione che i concessionari potessero avere difficoltà nell’aprire i punti di gioco considerate le diverse leggi regionali in materia; il Consiglio di Stato rileva come questo provvedimento ponga evidenti perplessità riguardo al criterio di efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa, quale tutela sociale ed economica che deve essere presa in considerazione, insieme a quello del progressivo contenimento del numero di punti di vendita in funzione antiludopatia, per assicurare volumi adeguati di introiti per l’erario; l’interrogante rileva altresì come non sia stata considerata l’intesa Stato-Regioni del settembre 2017, siglata nel corso della Conferenza unificata, nella quale erano state riportate le linee guida per il riordino della normativa sul gioco ed in particolare il rinvio alle leggi regionali e ai regolamenti comunali, per la definizione di un sistema di regole relative alla distribuzione territoriale e temporale dei punti gioco; avrebbe dovuto essere emanato un decreto ministeriale per l’attuazione dell’accordo, ed il Consiglio di Stato, evidenzia ancora l’interrogante, rileva come non ci siano spiegazioni per cui lo stesso decreto non sia stato ancora adottato, sostenendo pertanto la necessità di procedere anche in assenza dello stesso decreto ministeriale di recepimento e in assenza delle leggi regionali attuative previste dall’ordinamento vigente”. E’ quanto ha sottolineato in Aula al Senato Andrea De Bertoldi (FdI) in un’interrogazione rivolta al Ministro dell’economia e delle finanze per chiedere “quali valutazioni il Ministro in indirizzo intenda esprimere con riferimento a quanto esposto; per quali motivi non sia stato adottato attualmente alcun provvedimento esecutivo dell’intesa Stato-Regioni citata; se sia a conoscenza del fatto che le autonomie territoriali partecipanti alla medesima Conferenza Stato-Regioni del settembre 2017 non abbiano ritenuto di doversi adeguare ai contenuti sostanziali della stessa; se non ritenga opportuno intraprendere adeguate iniziative, al fine sia di evitare eccessive concentrazioni dei punti vendita in alcune aree del Paese (e condizioni di assenza di servizio in altre), sia in merito al numero di operatori, per tutelare la libertà di mercato, prevedendo la presenza di piccoli esercizi e operatori del settore”. cdn/AGIMEG