Ddl Ludopatie, in Commissione Attività Produttive si discute degli esercizi che non possono ospitare le slot in locali separati

La Commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera ha avviato ieri, in sede consultiva, l’esame del ddl Ludopatie. Nel corso della discussione alcuni deputati hanno chiesto al relatore Angelo Senaldi (PD) di sottolineare nel parere che redigerà nei prossimi giorni di alcune problematiche che nascono dal ddl. In particolare, Ivan Della Valle (M5S) ha chiesto di tenere conto della “situazione di alcuni locali, nei quali si trovano le apparecchiature da gioco, che per situazioni logistiche specifiche non sono in grado di adeguarsi alle disposizioni recate dalla proposta in esame (ad esempio collocare le macchine da gioco in un locale separato dal resto dell’esercizio). In relazione a tali specifiche situazioni riterrebbe essenziale prevedere soluzioni che consentano ai gestori di non dover pagare penali per la rescissione di contratti in essere”. Simile l’osservazione di Lorenzo Basso (PD) secondo cui “la legge non può obbligare gli esercizi commerciali ad adeguare i locali a norme successivamente approvate. Pertanto, i locali esistenti che non hanno le caratteristiche richieste dal testo in esame non possono mantenere le macchine da gioco. Sarebbe opportuno prevedere meccanismi incentivanti la dismissione di questa attività”. Basso ha inoltre affermato che “le sale giochi aperte negli ultimi anni nelle città hanno distrutto il tessuto commerciale e produttivo di molti centri storici. Nel prossimo futuro è prevedibile la chiusura di molte sale per effetto delle nuove disposizioni in esame e anche in relazione al fatto che il gioco d’azzardo è ormai effettuato online”. Pertanto “si dovrà recuperare e restituire alle comunità il tessuto produttivo devastato dall’incontrollata diffusione delle sale giochi”. Per Davide  Crippa (M5S), il ddl “richiama per molti aspetti quella relativa al divieto di fumo che ha imposto agli esercizi commerciali di avere locali idonei per fumatori, in caso contrario il divieto vale senza eccezione alcuna”. Pertanto “a fronte di un cambiamento della normativa anche il fornitore deve essere responsabile e non pretendere penali in caso di rescissione del contratto”. Basso ha ripreso quindi la parola per sottolineare che  “non è possibile applicare il modello della cosiddetta legge Sirchia al provvedimento in esame. Nel caso dei fumatori l’infrazione del divieto è infatti responsabilità del singolo, mentre la presenza della macchina da gioco in una situazione non più consentita è responsabilità del gestore dell’attività”. Sulla questione è intervenuto anche Daniele Montroni  (PD), chiedendo “di porre un’attenzione particolare per le attività che non riescono ad adeguarsi alle nuove norme per vincoli strutturali”. Catia Polidori (FI-PdL) invece ha chiesto di individuare “una denominazione più immediatamente comprensibile dai cittadini” per il marchio no-slot. lp/AGIMEG