Governo: riapertura dopo Pasqua diversa da regione a regione. Via libera subito alla filiera made in Italy. Ecco i tempi previsti per la riapertura di tutte le altre attività commerciali, dalla chimica alle sale giochi, dall’industria aerospaziale alle sale scommesse

In vari ministeri sono in corso le valutazioni per stabilire la lista e l’ordine di riapertura delle attività commerciali. Servirà successivamente un tavolo di confronto per incastrare le decisioni studiate dai ministeri più importanti e coinvolti nell’emergenza Coronavirus. Alla domanda cosa riaprirà dopo Pasqua, alcune fonti ministeriali hanno fatto sapere: “poche aziende”. Il ministero dello Sviluppo Economico sta già lavorando su una lista ben precisa. L’ipotesi è di intervenire nella primissima fase soprattutto sulla parte logistica. Via libera quindi immediatamente allo sblocco delle commesse e delle spedizioni delle giacenze. Si tratterebbe, sempre secondo il ministero, di un modo per difendere le filiere del made in Italy quali chimica, meccanica, ceramica, aerospaziale. Ma non sarà un’apertura “indiscriminata”. L’ipotesi è infatti quella di seguire le curve del contagio e di prevedere uno sblocco diverso da regione a regione. Sembra che al Governo ci sia già pronto uno schema che prevede la riapertura a macchia di leopardo di fabbriche, negozi, uffici e tribunali. Le attività commerciali dovrebbero riaprire a maggio, prevedendo comunque la distanza di un metro tra le persone e contingentando gli ingressi, mentre in altri casi sarà obbligatorio o comunque raccomandato l’uso della mascherina, come ad esempio nel caso dei trasporti. I ministeri coinvolti nel processo di riapertura (sanità, interni e sviluppo economico) stanno studiando soluzioni per i bar dove non saranno permessi assembramenti né consumare seduti. Per i ristoranti più limitazioni per chi ha sale solo al chiuso. Gli ultimi ad aprire, sempre secondo gli schemi in discussione nei ministeri, saranno saune, teatri, cinema, discoteche, palestre, sale giochi, sale scommesse, sale bingo. Lo stesso varrà anche per i stadi, dove comunque le partite si dovranno disputare a porte chiuse. Comunque l’idea primaria è quella di riaprire, nell’ordine suddetto, non in tutta Italia ma almeno all’inizio nelle regioni dove l’emergenza Coronavirus presenta situazioni più gestibili e con la curva dei contagi in calo. lp/AGIMEG