Alla Camera si discute di misure a sostegno delle imprese. Focus anche su iniziative per il settore sportivo

“La nostra priorità è stata, ed è tuttora, la tutela della salute dei cittadini, e parallelamente dobbiamo sin da oggi guardare al dopo, a quello che verrà quando tutto questo sarà finito e ci sarà da rimettere in moto l’economia sostenendo imprese, lavoratori e famiglie. I costi sanitari di questa crisi sono drammatici, dobbiamo fare in modo che quelli economici e sociali, per quanto possibile, siano minimizzati. (…) La Commissione il 13 marzo ha adottato la comunicazione relativa alla risposta economica coordinata all’emergenza COVID-19: tra le altre cose è stata avviata la sorveglianza per evitare blocchi nel movimento di articoli medicali e istituito il CRII (Iniziativa di investimento in risposta al Coronavirus), con risorse pari a 37 miliardi di euro. Si sono così promossi investimenti attraverso la mobilizzazione delle risorse di liquidità disponibili all’interno dei fondi strutturali e di investimento europei. Successivamente, ad inizio aprile la Commissione ha deciso di concedere una completa flessibilità dei fondi strutturali. L’iniziativa include l’anticipazione dei pagamenti, il riorientamento dei fondi di coesione e l’assistenza agli Stati membri nel convogliare i fondi dove sono più necessari il più rapidamente possibile. In particolare, la Commissione propone di mobilitare le risorse di liquidità provenienti dai fondi strutturali. Questo consente immediata liquidità ai bilanci degli Stati membri: per l’Italia ciò significa la possibilità di anticipare l’impiego dei 37 miliardi ancora disponibili nell’attuale bilancio 2014-2020 sul Fondo europeo sviluppo regionale e il Fondo sociale europeo, che le regioni e alcuni Ministeri dovranno spendere entro il 2023. La Commissione consentirà l’ammissibilità di tutte le spese connesse alla crisi, applicando la massima flessibilità sulle norme. Questo significa che tutte le risorse potranno essere riassegnate per sanità, sostegno alle piccole e medie imprese e al mercato del lavoro, senza bisogno di cofinanziamento nazionale e in qualsiasi parte del territorio nazionale. Sempre il 13 marzo la Commissione ha deciso l’attivazione del Fondo europeo di solidarietà per l’emergenza pandemica per il finanziamento d’emergenza per Stati membri e Paesi candidati. Il 16 marzo ha riallocato 1 miliardo come garanzia del Fondo europeo di investimento per favorire il credito delle banche alle piccole e medie imprese. Il 19 marzo ha adottato una comunicazione sugli aiuti di Stato che, oltre a consentire gli interventi ex articolo 107.2 del Trattato per la compensazione del danno, elevando il limite de minimis ad 800
mila euro, ha definito un quadro temporaneo in base all’articolo 107.3 che consente di intervenire a garanzia della liquidità delle imprese, soprattutto le piccole e medie. Si tratta di innovazioni ad hoc, che espandono notevolmente il perimetro degli interventi statali, come chiesto per prima dall’Italia”. E’ quanto ha detto in Aula alla Camera Vincenzo Amendola, Ministro per gli Affari europei. “Il Temporary Framework è stato poi ulteriormente ampliato dalla Commissione lo scorso 3 aprile. Peraltro, come sapete, la Commissione sta autorizzando i regimi di aiuti notificati agli Stati membri praticamente a vista. La Commissione ha proposto all’Ecofin, che l’ha approvata il 23 marzo, la General Escape Clause, che sospende il percorso di aggiustamento di bilancio, derogando dalle regole del Patto di stabilità e crescita. Si tratta di un’iniziativa fondamentale, che consente agli Stati membri di disporre di uno spazio di manovra rilevante per agire anche a livello nazionale. Il 24 marzo la Commissione ha sospeso i termini delle procedure di infrazione fino al 15 giugno 2020. Il 2 aprile, sulla base dell’articolo 122.2 del Trattato sul funzionamento, ha adottato la proposta relativa allo strumento Sure: si tratta di un fondo europeo di sostegno a strumenti nazionali per la lotta alla disoccupazione, che dovrebbe essere finanziato con l’emissione di titoli di debito da parte della Commissione fino a 100 miliardi, con una garanzia del 25 per cento messa dagli Stati membri a fronte della scarsa disponibilità del bilancio europeo a fine ciclo settennale. In base ai suoi criteri il regolamento, una volta formalmente adottato, consentirà alla Commissione di raccogliere risorse sui mercati, emettendo bond con tripla A, quindi a tassi bassissimi, vantaggio che verrà utilizzato dagli Stati membri. Infine, la Commissione sta lavorando con gli Stati membri per: evitare il blocco della libera circolazione dei beni essenziali, a cominciare dal materiale medico, come mascherine o ventilatori per gli ospedali; coordinare e finanziare il rientro degli europei ai loro rispettivi domicili; lanciare appalti internazionale per l’acquisto in comune a prezzi più convenienti di materiale medico; e stimolare la produzione di mascherine, respiratori e altri dispositivi di protezione individuale, costituendo una scorta strategica di attrezzature mediche. La Banca centrale europea già il 18 marzo ha, da parte sua, ha avviato il PEPP, Pandemic Emergency Purchase Programme, un programma di acquisto straordinario di titoli per un ammontare supplementare di 750 miliardi di euro, eliminando anche i limiti di acquisto di titoli per ogni Paese emettente, portando complessivamente la capacità di intervento oltre i 1.100 miliardi di euro. (…) La Banca europea per gli investimenti ha adottato il 16 marzo un piano per attivare fino a più di 40 miliardi di finanziamenti destinati alle piccole e medie imprese, per alleviarne la crisi di liquidità anche in collaborazione con le banche nazionali, mediante prestiti ponte utili alla sospensione dei rimborsi di credito veicolati attraverso il Fondo europeo per gli investimenti. (…) Ritengo sia giusto sottolineare come le misure adottate da Commissione europea, BCE e BEI abbiano creato le condizioni per alleviare almeno in parte una situazione che altrimenti sarebbe stata ben più drammatica. La deroga del Patto di stabilità ha garantito più ampi margini di azione per far fronte all’emergenza pandemica e alle sue conseguenze sulla salute pubblica e sul tessuto socio-economico. Il programma di acquisto di titoli da parte della BCE ha creato le condizioni per continuare a trovare sul mercato le risorse necessarie. Lo stesso importante provvedimento di sostegno a imprese e lavoratori deciso lunedì dal Governo, che stabilisce interventi in 400 miliardi, è stato possibile anche grazie all’apertura della Commissione europea sulla revisione del regime sugli aiuti di Stato. È tuttavia indubbio come ciò rappresenti il primo passo verso una strategia complessiva che guardi a un orizzonte di medio e lungo periodo per porre ora le basi per minimizzare l’impatto socio-economico della crisi”, ha detto. Tra le proposte che Vincenzo Amendola, Ministro per gli Affari europei, ha anticipato voler portare al prossimo consiglio europeo: interventi a sostegno della liquidità da parte della BEI attraverso la creazione di un fondo paneuropeo di garanzia; la proposta della Commissione, cosiddetta Sure, in materia di sostegno a strumenti nazionali per la lotta alla disoccupazione; il possibile ricorso alla linea di credito precauzionale del Meccanismo europeo di stabilità; la costituzione di un “Fondo per la ripresa”; il riorientamento del prossimo quadro finanziario pluriennale 2021-2027 verso la ripresa post-COVID. “Il “decreto liquidità” si rivolge alle imprese, e per una quota parte alcuni enti del Terzo settore sono ricompresi nell’attività e nelle operazioni di accesso al credito e sostegno alla liquidità – penso alle imprese sociali o alle cooperative sociali -, ma, nelle prossime ore di dibattito parlamentare, dovremo fare un piccolo passo in avanti per inserire nel “decreto liquidità” anche quella quota parte di Terzo settore che è rimasta esclusa. Dico ciò perché in questo momento il Terzo settore non vede entrare tutte le risorse che storicamente arrivavano, ad esempio attraverso le donazioni; ad esempio, non stanno entrando anche tutte quelle risorse legate alle attività secondarie, perché le giuste regole di contenimento e di restrizione, come hanno riguardato i cittadini, come hanno riguardato le imprese, hanno riguardato anche il terzo settore. Includere, quindi, nelle disposizioni del decreto-legge “liquidità” anche il terzo settore credo sia un passaggio non soltanto doveroso, ma soprattutto necessario, perché – l’abbiamo visto in queste ore – senza l’opera dei volontari, dal comune più piccolo fino alla città più grande, sarebbe davvero complicato arginare l’emergenza sociale che è già in atto e che rischia di esplodere ancora di più nelle prossime settimane, quando le persone non riusciranno ad entrare nel posto di lavoro, non riusciranno a pagare le bollette o non riusciranno, ad esempio, ad acquistare beni di prima necessità”, ha aggiunto Maria Chiara Gadda (IV). “Il radicamento, del Terzo settore, di tutte quelle attività di interesse generale, è presente in modo capillare nelle nostre abitudini e nelle abitudini dei cittadini italiani. Questo lo si vede per il 5 per mille, ma permettetemi di dire che si vede anche e si rende ancora più evidente in questa fase, da quanto sia i cittadini, quindi le persone fisiche, ma anche le imprese, in questa fase stanno destinando, ad esempio in tema di donazioni, di erogazioni liberali in denaro e in natura a favore anche di questa emergenza, a favore anche di tutte le istituzioni che stanno operando in questo momento; e appunto queste richieste rispondono all’esigenza di 8.029 comuni e quasi 57 mila enti, per la precisione 56.908, e appunto in questi 56.908, tra i destinatari principali troviamo proprio il volontariato, 46.312 enti, e le associazioni sportive dilettantistiche, 9.892 enti. E oltre a questi credo sia utile elencare anche gli altri ambiti in cui si dirigono le scelte dei cittadini italiani, gli enti del volontariato, l’ho già detto, e questo ammontare riguarda 331.809.965,51 euro e le altre sezioni riguardano la ricerca scientifica, la ricerca sanitaria – e, in un momento come questo, credo sia ancora più evidente la necessità di sostenere questo tipo di attività – le associazioni sportive dilettantistiche, i comuni, gli enti dei beni culturali e paesaggistici e, una novità, gli enti gestori delle aree protette, ad esempio nei dati che ho appena citato, il primo destinatario è il Parco nazionale regionale d’Abruzzo”, ha detto ancora. Tra le risoluzioni in Commissione, in una della VII Commissione si impegna il Governo ad adottare iniziative volte a prevedere la possibilità di compensazioni fiscali per tutti i gestori di attività sportive, professionistiche e amatoriali che utilizzino a pagamento, attraverso convenzioni e simili, strutture pubbliche per lo svolgimento delle proprie attività caratteristiche; ad adottare iniziative per prevedere, nel prossimo provvedimento utile, per l’anno 2020, un credito d’imposta del 100 per cento dell’ammontare del canone di locazione per luoghi dove si svolge attività sportiva rientranti nella categoria catastale D/6; ad adottare tutte le iniziative possibili per l’istituzione di un fondo di garanzia presso l’istituto per il credito sportivo, in modo da favorire l’accesso al credito per tutte le imprese sportive in stato di necessità. cdn/AGIMEG