Butti (FdI) incarica il Governo di riordinare ordinamento sport. Tra le fonti di finanziamento, c’è il controllo delle scommesse

Il Governo deve rafforzare “la solidarietà in materia finanziaria tra lo sport professionistico e lo sport di base, consolidando le fonti di reddito quali lo sfruttamento dei diritti di proprietà intellettuale e mediatici, le sponsorizzazioni e le attività di merchandising, adottando i necessari provvedimenti per il controllo dei giochi e delle scommesse e individuando altresì adeguate fonti di finanziamento pubbliche, in particolare nel settore delle infrastrutture e della sicurezza all’interno degli impianti sportivi”. E’ una delle previsioni contenute nel ddl che delega il Governo – entro un anno dall’approvazione – a adottare un decreto legislativo per il riordino, il coordinamento e l’integrazione della legislazione sportiva mediante l’adozione di un codice dello sport. Il ddl è stato presentatpo dagli onorevoli Alessio Butti e Tommaso Foti (FdI) a dicembre, ma il testo è stato pubblicato solo adesso. Nella presentazione si spiega che “la materia dell’ordinamento sportivo, oggi, solo in parte assegnata alla competenza delle regioni, comprende il complesso delle regole e delle istituzioni organizzate per lo svolgimento delle attività sportive, agonistiche ed amatoriali”. Questo ordinamento è “autonomo rispetto all’ordinamento statale (…) per il solo fatto che è collegato all’ordinamento internazionale, con poteri prescrittivi ed organizzativi da parte di organismi sovranazionali. L’insieme di questo ordinamento appare di difficile coordinamento, specie se si tiene conto che esistono 384 discipline sportive corrispondenti a 102 sport riconosciuti dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), ciascuna con propri statuti, regolamenti interni ed esecutivi”. Le norme che lo compongono provengono sia da fonti esterne “legate all’esercizio della potestà legislativa o regionale o della pubblica amministrazione”, sia da fonti interne “connesse all’intensa attività degli organismi sportivi nazionali (CONI, federazioni, leghe, enti di promozione) e internazionali (Comitato olimpico internazionale, federazioni eccetera) e degli organismi non sportivi (come in tema di doping). Il tutto in una cornice internazionale, in cui l’Unione europea, sia a livello di Commissione sia a livello di Corte di giustizia, oltre al Tribunale arbitrale dello sport e ad altri organismi di giustizia internazionale, incide, e non poco, sul complesso normativo. rg/AGIMEG