ADM, Minnena (DG): “Durante lockdown il gioco si è spostato verso piattaforme illegali, serve riportare queste attività sotto la governance pubblica”

Dal lavoro dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli svolto durante l’emergenza Covid alla continua sinergia con le Forze dell’ordine, con l’unico obiettivo di garantire la salute pubblica, dalla protezione del Made in Italy all’utilizzo di tecnologie sempre più avanzate fino al contrasto al gioco illegale. Sono alcuni dei punti chiave dell’intervista al Direttore Generale di ADM, Marcello Minenna, pubblicata su leurispes.it.

Marcello Minenna, Direttore Generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli dal 27 gennaio di quest’anno. A meno di nove mesi dall’inizio di questa esperienza, un bilancio: cosa va bene, cosa manca, cosa si farà?

Sicuramente abbiamo affrontato un momento molto difficile per l’Agenzia ma, in generale, per tutto il Paese. L’Agenzia si è trovata, usando una metafora, in “frontiera”, perché con la pandemia il materiale di contrasto al Covid-19 – mascherine, ventilatori polmonari, ospedali da campo, terapie intensive – arrivava da fuori i confini dell’Unione e richiedeva un importante sforzo procedurale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli relativamente ai servizi doganali nei porti e negli aeroporti, per far arrivare questa merce dove serviva. Ma soprattutto in sicurezza: l’Agenzia, in questo senso, ha una rete molto attiva e unica in Europa di laboratori chimici che, con certificazioni di fede pubblica, verificavano le caratteristiche di questo materiale che, come può immaginare, il marchio “CE” non lo aveva.

Si parla di oltre 2 miliardi e mezzo di pezzi, è un’enormità…

Sì, abbiamo organizzato, grazie ad una importante sinergia istituzionale che ha visto il coinvolgimento del Ministero degli Affari Esteri e dello Stato Maggiore della Difesa, voli diretti che hanno portato questo materiale dal grande produttore (fondamentalmente) cinese, ai nostri scali aereoportuali in tempi record e soprattutto, con procedure innovative; siamo stati in grado di far arrivare i materiali dove servivano.

L’attività non si ferma, speriamo che si fermi il virus, però voi siete sempre pronti a fornire i materiali in tempo quasi reale?

L’Agenzia ha operato effettivamente 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Anche io personalmente, in più occasioni, sono dovuto intervenire nel cuore della notte per importanti attività, sia per quanto riguardava lo sdoganamento di tali materiali in alcune operazioni importanti – come quella dell’arrivo dei cargo dalla Russia, con questi enormi aerei Ilyushin che arrivavano da noi con il materiale di contrasto – sia, devo dire la verità, in alcune operazioni antifrode. In quel periodo non è solo il traffico lecito di materiale di contrasto al virus che abbiamo dovuto gestire, ma anche l’opportunismo vergognoso di chi sperava nell’abbassamento dei controlli per far arrivare sul territorio prodotti che non dovevano arrivare. E, infatti, non sono arrivati.

L’attività della barriera doganale, degli uomini che sono ai posti di frontiera, come si integra con quella delle altre Forze dell’ordine?

Sicuramente c’è una grande sinergia. Ricordiamo che in porti e aeroporti noi siamo presenti con i militari della Guardia di Finanza, con la Polizia di Frontiera, ma abbiamo anche importanti interazioni, per questioni che riguardano la salute pubblica e altri aspetti, con l’Arma dei Carabinieri. Quindi, in realtà, c’è uno sforzo sinergico con le Forze di Polizia che ovviamente ha un solo fine: quello di garantire la salute pubblica. Ora ci siamo trovati di fronte la pandemia, e quindi non solo il rischio di mascherine contraffatte che non avevano i requisiti necessari, ma anche l’attenzione presso porti e aeroporti dove passano sostanze stupefacenti, medicinali non in regola, rifiuti tossici, giocattoli, capi di abbigliamento (spesso e volentieri non solo imitati, ma hanno tessuti che al contatto con la pelle possono essere tossici). La rete dei nostri laboratori è molto spesso attivata dall’Autorità Giudiziaria per queste verifiche, in quanto in Agenzia tutti i dipendenti sono agenti e ufficiali di Polizia Giudiziaria, quindi quando i nostri laboratori fanno una certificazione se la merce è buona, bene, se la merce non è buona c’è una relazione di servizio che viene immediatamente inviata in Procura e da qui partono le verifiche e le investigazioni del caso.

A sostegno del Made in Italy, contro l’Italian Sounding che cosa sta facendo l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli?

L’Agenzia ha proposto un progetto, accolto dal Governo nel “Dl Agosto”, perché l’Agenzia con i suoi laboratori può certificare l’origine, le caratteristiche di autenticità, può certificare, in sostanza, la qualità della merce che viene prodotta sul territorio dalla nostra grande rete di piccole e medie imprese (e anche grandi) e, soprattutto, può certificare le caratteristiche della merce che arriva in Italia. Con questa società in house, che a breve con un decreto ministeriale costituiremo, l’Italia, e soprattutto l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, a supporto del Paese, di fatto sarà in grado di offrire le certificazioni dei propri laboratori chimici a vantaggio dell’industria nazionale, ovviamente tenendo ben separata la fase di commercializzazione – che finirà inesorabilmente in una società in house, come è giusto che sia, perché l’Agenzia ha solo funzionari di Polizia giudiziaria – e la parte di certificazione a fede pubblica, che rimane saldamente nei laboratori, fiore all’occhiello di questo Ente.

L’Agenzia è fatta da uomini, le strutture dello Stato spesso sono obsolete, vecchie per quanto riguarda le persone che ci lavorano. La tecnologia a che punto è, quale supporto può dare e soprattutto chi la può utilizzare in questo settore così delicato?

Abbiamo ingegneri, chimici, architetti, esperti di analisi probabilistica, perché, ricordiamo, che verifichiamo anche le formule dei giochi che vengono offerti sotto la nostra regulation sul territorio nazionale. Ma siamo anche coloro che utilizzano gli scanner che hanno intercettato la cocaina a Livorno, le anfetamine a Salerno e addirittura in questi giorni – posso darne notizia – doneremo due scanner al nostro omologo Ente in Libano che, come sapete, di recente è stato colpito da un terribile evento che ha messo in grave difficoltà le strutture portuali da quelle parti.

Ogni anno fate una sorta di rapporto sulle vostre attività, il Libro Blu. È stato presentato recentemente con un parterre istituzionale di tutto riguardo, in primis il Presidente del Consiglio. Il Libro Blu ha messo in risalto due argomenti importanti: il contrasto alle truffe nel settore dell’imposta del valore aggiunto dell’Iva e il contrasto al gioco illegale. Comincio a chiederle sull’Iva.

Iva e accise rappresentano un settore in cui l’Agenzia è presente, soprattutto per quanto riguarda quelle che noi chiamiamo energie e alcoli, per tradurlo, prodotti energetici, carburanti. È un tema molto delicato quello delle pompe bianche, perché in questo momento sul territorio della Repubblica ci sono migliaia di depositi e perché l’Agenzia controlla l’erogazione dei carburanti, dalla raffineria al singolo distributore di benzina, e traccia tutta la movimentazione di questa merce. Purtroppo, abbiamo l’impressione che ci sia molto carburante di frodo, che arriva da paesi limitrofi, bypassa il nostro sistema di regolamentazione e arriva tendenzialmente alle pompe bianche (quindi abbiamo oli lubrificanti venduti per gasolio, o carburante di bassa qualità venduto come carburante con le caratteristiche di ottani che dovrebbero avere per legge). Il tema quindi è intercettare questi traffici illeciti e su questo abbiamo in corso anche dei Tavoli con il Ministero dello Sviluppo Economico e con il Ministero degli Affari Regionali, perché ci sono delle autorizzazioni concorrenti sulle quali forse potrebbe essere valutata una riflessione di revisione normativa. Infatti, il contrasto a questi traffici illeciti vuol dire probabilmente per lo Stato probabilmente qualche miliardo di euro di imposizione in più. Ma questo attiene alla finanza pubblica; per il resto vedo anche l’importanza della tutela del cittadino: vuol dire avere prodotti che hanno le caratteristiche di legge, che entrano nel circuito legale; tutti sappiamo che il circuito illegale, il sommerso, fa molto male all’economia reale.

Con una certa superficialità, qualche volta, si parla di “Stato biscazziere”, un’affermazione molto grave. Lo Stato tutela però il gioco lecito, la possibilità per tutti di giocare 1 euro al SuperEnalotto, ma di non cadere nelle ludopatie. Il lockdown è stato un momento difficile per il gioco legale.

Sicuramente, perché il gioco legale è stato chiuso e purtroppo il gioco illegale è rimasto aperto. Tanto è vero che in pieno lockdown abbiamo fatto una grossa operazione sul territorio, insieme alla Guardia di Finanza, per andare a fare un’attività di enforcement su quelle sale dove si svolgeva il gioco illegale anche con la stampa di scontrini che riproducevano il logo dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

Quanto si è perso, in entrate fiscali per lo Stato, dal gioco che è rimasto fermo e soprattutto c’è un segnale di ripresa?

Purtroppo il problema non è solamente quanto si è perso, che è nell’ordine di qualche miliardo, il problema è lo spostamento che probabilmente c’è stato verso piattaforme illegali. Ora il tema è come riportare sotto governance pubblica queste attività. Pochi sanno che l’Agenzia delle Dogane controlla le formule probabilistiche dei giochi, definisce i criteri di vincita e di perdita. Su questo bisogna fare, a mio avviso, un ragionamento molto laico: c’è chi dice che il gioco non ci deve essere, c’è chi dice che il gioco è giusto che sia sotto l’egida dello Stato, atteggiamento più o meno proibizionistico. Una cosa però è certa: se c’è un’attività che ha dei profili sociali di attenzione, è giusto che sia lo Stato a regolarla e che sia lo Stato a fare da organo di vigilanza. Far finta che questo tipo di attività non esista equivale a lasciare campo libero alle attività illegali e questo è pericolosissimo, perché vuol dire mettere i nostri cittadini che giocano 2 euro, 5 euro, quello che è insomma, in una condizione di far west e non va bene.

Quali strutture, quali Istituzioni devono consorziarsi per tutelare la legalità del gioco?

Il legislatore ha avuto molto coraggio negli anni passati, io mi sono limitato a fare un’analisi tecnica dei poteri a disposizione dell’Agenzia. L’Agenzia, oltre a poter intervenire sul territorio insieme alla Polizia di Stato, ai Carabinieri e alla Guardia di Finanza nel contrasto alle attività illecite nel gioco, ha a disposizione importanti strumenti. Uno di questi è il Comitato di Prevenzione del Gioco Illegale (CoPReGI) – un comitato che l’Agenzia presiede e in cui partecipano i vertici di Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza – che al mio arrivo in Agenzia ho riattivato, perché da qualche tempo non era particolarmente presente, firmando un protocollo di azione con il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Giovanni Nistri, e il Comandante Generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana. Ora ci incontriamo in questo Comitato su base settimanale, per definire le prossime azioni sul territorio, perché questo strumento ci consentirà il contrasto al gioco illegale e il monitoraggio del gioco legale, anche questo importante.

Lei è stato in Consob, ha avuto un’esperienza anche nell’Amministrazione comunale, soprattutto insegna. Cosa c’è nella sua seconda vita?

Questa è una bella domanda. Direi servizio dello Stato. Credo che questa esperienza sia per me molto formativa, dall’economia finanziaria della Consob sono passato all’economia reale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli; poi gli organi dello Stato decideranno il mio futuro. lp/AGIMEG