Accorpamento AAMS-Dogane. Per l’USB l’unica strada è quella della mobilitazione e del conflitto

Il 19 maggio 2011 le quattro Agenzie Fiscali celebravano in pompa magna il loro decennale in un convegno alla presenza dell’allora Ministro dell’Economia Giulio Tremonti e del sindaco di Roma, illustrando i risultati raggiunti grazie al modello delle Agenzie.

Il 27 novembre 2012 la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto che sancisce,  a partire dal 1 dicembre, l’incorporazione dell’Agenzia del territorio nell’Agenzia delle Entrate e dell’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato nell’Agenzia delle Dogane, celebra  il funerale di quel modello.

Basterebbe questa repentina inversione di marcia, a nemmeno 2 anni di distanza, a spiegare quanta confusione ispiri i diversi governi che si succedono nel Paese rispetto all’individuazione di un modello organizzativo capace di affrontare realmente la piaga dell’evasione fiscale.

La soppressione di 2 Agenzie su quattro – riporta USB Monopoli di Stato – comprensivo del taglio delle piante organiche che USB ha fortemente contrastato in questi mesi (dallo sciopero di giugno fino ai vari presidi svoltisi dinanzi a Montecitorio) giunge, ora, a compimento e appare una operazione al buio e dagli esiti assolutamente imprevedibili.

Ciò che senz’ altro è chiaro è che questa operazione (da inserire nel più generale  ambito della spending review) risponde ad una logica ragionieristica: a quell’ ossessione ideologica   che pervade ogni singolo atto di questo governo, secondo la quale le pubbliche amministrazioni, e quindi la spesa sociale, sono un costo da abbattere.

Eppure non è difficile comprendere che incorporare tra loro Agenzie che svolgono funzioni e mission totalmente diverse (cosa c’entra la gestione dei giochi con le dogane o la gestione dei tributi con la rilevazione del patrimonio immobiliare???) probabilmente non porterà a nessuna riduzione dei costi, anzi, al contrario, i costi per l’unificazione potrebbero superare i risparmi derivanti dall’unificazione di qualche struttura di coordinamento a livello centrale o regionale. Senza considerare che, negli uffici, tra traslochi e adempimenti burocratici presto si produrrà una inevitabile paralisi delle attività.

Possibile che i tecnici che governano il nostro Paese non abbiano svolto queste elementari considerazioni? O, ancora, che dinanzi all’emergenza nazionale rappresentata dall’evasione fiscale non trovino altra strategia di contrasto che sopprimere con un tratto di penna 2 Agenzie su quattro?

Ma se dal punto di vista della riduzione della spesa si tratta di una operazione inutile se non anti economica, è nei confronti dei lavoratori che produrrà conseguenze preoccupanti.

Alcune sono già sotto gli occhi del personale. Per esempio al Territorio, ove, a 48 ore dalla soppressione dell’ente, l’amministrazione, evidentemente in altre “faccende affaccendata”, non ha ancora firmato i decreti per il passaggio economico di circa 6500 lavoratori e non ha dato istruzioni su ciò che accadrà dal 1 dicembre.

O all’ AAMS ove i dirigenti si sono garantiti il medesimo trattamento dei loro omologhi dirigenti delle Dogane, mentre il personale sarà collocato in una sezione distinta al fine di diversificare le indennità di amministrazione. Si accorpano le strutture ma si differenzia il trattamento economico dei lavoratori..

Altre conseguenze (ed è questa la vera finalità di questa operazione) si produrranno invece nel medio periodo. Perchè il taglio superiore al 10% delle dotazioni organiche oggi comporta “solo” una sostanziale coincidenza tra le dotazioni teoriche e quelle effettive: ma il prossimo taglio (e non dimentichiamoci che siamo in regime di spending review permanente…) andrà ad incidere sulla carne viva del personale. E su tutto già aleggia lo spettro delle chiusure di uffici posti in province con meno di 300.000 abitanti  o con meno di 30 dipendenti, già realizzato in 19 sedi distaccate di Entrate e Territorio.

Dinanzi a questo scenario, quelle OO.SS. che hanno sottovalutato la portata dell’operazione e si sono illuse di poter gestire questi processi sono servite: le “moderne” relazioni sindacali mandano in soffitta la concertazione e prevedono diktat ed atti autoritativi.

L’unica strada – conclude l’Unione sindacale di Base – è quella della mobilitazione e del conflitto. Noi l’ abbiamo intrapresa da tempo. E’ bene che tutti, lavoratori in primis, prendano atto di questa nuova fase. Si tratta di legittima difesa.

rg/AGIMEG