Abruzzo, Chiodi (pres. Regione) “Obiettivo, una regione con ampie no play zone”

Dopo l’approvazione in Lombardia della legge per il contrasto alla ludopatia anche la Regione Abruzzo lo scorso 16 ottobre ha approvato il testo di legge “Disposizioni per la prevenzione della diffusione dei fenomeni di dipendenza dal gioco”, su iniziativa dell’assessore alle Politiche sociali, Paolo Gatti, e della presidente della V commissione Sanità del Consiglio regionale, Nicoletta Verì. “La Regione Abruzzo ha legiferato in materia di ludopatia contestualmente alla regione Lombardia – ha dichiarato il presidente della Regione Gianni Chiodi -. Un anno prima era intervenuta la Liguria. In Abruzzo la legge nasce da un ampio dibattito che si è posto la finalità chiara ed inequivocabile di prevenire la diffusione dei fenomeni di dipendenza dal gioco. In tal senso – continua Chiodi – la nostra legge è più simile al testo ligure, anche per quanto concerne la scelta dei 300 metri come distanza minima, di quanto possa esserlo con la norma lombarda che, invece, estende la distanza fino a 500 metri ed, inoltre, si occupa nello stesso testo anche di aspetti più commerciali e fiscali. Comunque sia, la legge della Regione Abruzzo è una buona norma, innovativa, che porterà la nostra regione ad avere una bassa densità di sale da gioco”. “Per quanto riguarda in modo più specifico le finalità del progetto di legge, l’articolato esplicita chiaramente gli obiettivi perseguiti – continua il presidente della Regione Abruzzo: il contrasto della diffusione del c.d. G.A.P. (gioco d’azzardo patologico); la tutela di determinate categorie di persone ritenute particolarmente sensibili rispetto all’offerta di gioco. Si tratta di obiettivi riconducibili alla tutela della salute, nel rispetto della libertà d’esercizio d’impresa e della concorrenza. Ulteriori aspetti caratterizzanti riguardano l’introduzione del concetto di distanza minima, pari a 300 metri, quale area di rispetto per l’apertura di sale da gioco e la individuazione dei luoghi sensibili, cioè tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, inclusi gli istituti professionali e le università; tutte le strutture sanitarie ed ospedaliere, incluse quelle dedicate all’accoglienza, all’assistenza e al recupero di soggetti affetti da qualsiasi forma di dipendenza o in particolari condizioni di disagio sociale o che, comunque, fanno parte di categorie protette; i centri di aggregazione di giovani, inclusi gli impianti sportivi; le caserme militari; i centri di aggregazione di anziani; tutti i luoghi di culto; i cimiteri e le camere mortuarie». Proseguendo, Chiedo spiega che «pur contemperando il principio della tutela della salute dei cittadini abbiamo rispettato il principio costituzionale della libertà dell’iniziativa economica consentendo alle attività operanti nell’area di distanza minima un tempo di transizione di 5 anni per la dismissione delle macchinette da gioco”. Il presidente Chiodi ha le idee abbastanza chiare non solo per garantire il rispetto della legge, ma anche per aiutare chi è caduto in questa trappola. “Grazie alla scelta dei 300 metri come distanza minima e rendendo ampissimo l’elenco dei luoghi sensibili, di fatto creeremo una sovrapposizione capillare delle aree di rispetto puntando a rendere l’Abruzzo una regione con ampie “no play zone”. Altri passi saranno fatti per inquadrare anche gli aspetti della riabilitazione dei soggetti malati e per gestire al meglio gli aspetti sanitari della patologia”, annuncia Chiodi. “Siamo fiduciosi di aver intrapreso un percorso virtuoso per garantire risposte concrete alle persone che sono entrate in contatto con questa subdola malattia”, ha concluso il presidente. lp/AGIMEG