Poker, vincite nei casinò esteri. CE: “L’Italia ha promesso modifiche legislative entro l’estate”

“I nostri servizi hanno avviato un dialogo con le autorità italiane in merito alle modifiche da apportare alla legislazione esistente relativa alla tassazione delle vincite conseguite presso i casinò stranieri al fine di renderla compatibile con il diritto europeo e in particolare con la sentenza della Corte di giustizia del 22 ottobre 2014, resa nei casi Blanco e Fabretti. Le Autorità italiane hanno informato che le modifiche legislative saranno adottate entro l’estate 2015”.
Questa la comunicazione della Commissione Europea, riguardante la denuncia per inadempimento del diritto dell’Unione Europea presentata dal Carlo Braccini, giocatore di poker che ha ricevuto agli avvisi di accertamento dalla Guardia di Finanza per le vincite conseguite all’estero nel biennio 2008-2009.
La Cge ha già bocciato l’Italia sull’assoggettamento ad obblighi dichiarativi ed impositivi a fini fiscali delle vincite conseguite presso case da gioco di Paesi membri dell’Unione Europea, da persone residenti in Italia, ma non tutte le commissioni tributarie provinciali sembrano aver accolto le indicazioni di Bruxelles. In caso di mancato adeguamento della norma, l’Italia potrebbe anche rischiare una sanzione. Braccini è uno dei tanti poker player finito nel mirino dell’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’operazione All in, che complessivamente avevano stimato fossero stato sottratti a tassazione oltre 70 milioni di euro tra il 2006 e il 2009. L’attenzione si era focalizzata sul poker e i casinò online e sui numerosi tornei che si svolgono all’estero a cui partecipano professionisti italiani. Le vincite, stando a quanto reso noto dell’Agenzia delle Entrate, dovevano essere dichiarate in Italia e segnalate come “redditi diversi”. Oltre 150 giocatori sono stati coinvolti nei controlli, anche se l’operazione è stata fermata in seguito al ricorso di alcuni player, che hanno iniziato un contenzioso con l’amministrazione e che ha portato all’apertura di una causa in Corte di Giustizia Ue. lp/AGIMEG