Poker, Fang (PokerStars): “Cinque consigli per affrontare il Sunday Million”

“I tornei molto deep come il Sunday Million sono definiti da tutti tornei iper-tecnici. Questo è vero in quanto lo stack medio sarà sempre abbastanza deep da permettere di giocare postflop e quindi non costringerci all’all-in preflop. Le strategie sui tornei deep si basano tutte su concetti come: small-ball (entrare in tanti piatti con piccoli rilanci), pot-control, STPR (stack-to-pot-ratio), lettura degli avversari (individuare quelli bluffabili) e giocare mani speculative. Concetti giustissimi ma difficili da comprendere fino in fondo se non con uno studio approfondito e soprattutto non facili da applicare nel modo corretto in game. Ebbene oggi voglio darvi uno scorcio dell’altro lato della medaglia, con dei consigli secondo me molto utili e concreti su cosa NON fare nei tornei deep… insomma una sguardo agli errori più comuni in cui si potrebbe incappare in questo tipo di partite”.

Cinque consigli della Supernova Giada Fang per affrontare i tornei deep stack. La giocatrice, professionista della poker rum e coach nella trasmissione la “Casa degli Assi”, svela qualche trucco in attesa dell’atteso  Sunday Million.

1. Sovrastimare le nostre capacità e riporre troppe speranze nel risultato. Un campione come Dan Harrington, autore di molti libri sul poker, ha scritto: “Gli MTT sono sostanzialmente una lotteria. Alcuni giocatori sono così scarsi che pensano di partecipare ma in realtà non hanno neanche un biglietto. Il giocatore medio probabilmente ha un solo biglietto. Un giocatore buono ne ha due o tre, mentre un campione ne ha cinque o sei. Comunque rimane una lotteria.” Questa frase è molto importante e va tenuta sempre a mente per ricordare a noi stessi di affrontare il torneo nel miglior modo possibile ma con la consapevolezza che elevato numero di partecipanti significa anche elevata varianza. Possiamo ritenerci giocatori sopra la media, ma questo non significa che arriveremo sempre in fondo.
2. Sfruttare poco la posizione: giocare troppe mani fuori posizione e poche sul bottone. Uno dei vantaggi fondamentali (ma sottovalutato) nel poker è la posizione. Si, ormai tutti sanno che in posizione si giocano più mani speculative, ma commettono comunque l’errore di giocare molte mani fuori posizione tipo difendere i bui con A9-A2. Una mano relativamente forte come AJ, fuori posizione ci mette in difficoltà post-flop: infatti anche quando leghiamo una coppia, parlando per primi ed essendo spesso in multiway-pot, difficilmente andremo a vincere il piatto. Il mio consiglio? Cercare di giocare poco multiway fuori posizione, quindi semmai squeezare (rilanciare se c’è un raise seguito da uno o più call) per sfoltire il numero di avversari. Se siamo in posizione invece avremo sempre il vantaggio di parlare per ultimi quindi si può anche solo chiamare.
3. Sopravvalutare la coppia. Sopravvalutare la coppia non significa unicamente perdere tuto lo stack con una top pair o con un progetto. Questo è forse l’errore più comune anche nei giocatori bravi. Infatti si tende a pensare che “pot-control” significhi semplicemente smettere di rilanciare e limitarsi a chiamare, ma non è così: non è obbligatorio vedere lo showdown solo perchè abbiamo una coppia alta in mano. È vero, la coppia di assi è nuts… ma solo preflop! Con 5 carte sul board anche la più alta delle overpair spesso non batte la mano con cui un player medio punta per valore. Quindi, se subite un rilancio alla vostra cbet, e se l’avversario continua la sua aggressione anche al turn e al river, sarete in grado di foldare la vostra coppia di Assi?

4. Fare puntate troppo piccole. Recentemente nei tornei sia live che online è nata la “moda” di fare cbet molto piccole, per esempio 30-40% del pot. Nelle prime fasi di tornei così deep invece bisogna usare size grandi: una puntata di entità vicina al valore del piatto risulta spaventosa anche nei tornei non deep, figuriamoci con uno stack grosso dietro quanta fold equity può avere! La chiave x pianificare bene il betting pattern è di guardare avanti all’ultima puntata, di modo che l’avversario creda che siamo intenzionati a giocare tutto lo stack (concetto del pot commitment) e poi pianificare a ritroso le altre puntate. In questo modo avremo 2 piccioni con una fava: da un lato la masima fold-equity, dall’altro la possibilità di estrarre il massimo valore (tutto il nostro stack) quando abbiamo davvero una mano forte.

5. Sovrastimare le implied odds. Se siete abituati a giocare con uno stack di 20/30 big blinds, 70-80 big blinds vi potranno sembrare davvero tanti. La verità è che anche con uno stack effettivo di 75 BB, chiamare un raise standard di 3-4 BB o peggio ancora una 3bet con una coppia bassa allo scopo di realizzare un set è una giocata marginale. Perché sia vantaggiosa infatti, non solo avrete bisogno di centrare il set (con odds contrarie di 8.5 a 1) ma è anche necessario che il vostro avversario realizzi una mano abbastanza forte da rischiare tutto il suo stack. Ancora più difficile è giocare molte mani speculative come suited connectors e connectors con gap: il flop perfetto non scenderà così frequentemente e avrete bisogno di uno stack ancora più deep per iniziare a chiamare profittevolmente con queste mani. Per cui, in early stage avremo tanti big blind ma non abbastanza lettura sugli avversari per saperci muovere bene, in middle stage avremo le informazioni sugli avversari ma non abbastanza big blind. Insomma, non sopravalutate le implied odds se non siete sicuri di avere edge sugli avversari o potreste perdere buona parte dello stack inutilmente. Spero che questi consigli vi siano utili.