Operazione “All In”: rischierebbero anche “Silvio Bunga” e “Giulio Duemonti”

Giulio Duemonti e Silvio Bunga, assi del poker e nemici della Guardia di Finanzia. I due finti player il 15 ottobre del 2011 avrebbero vinto secondo Hendon Mob rispettivamente 27mila euro e 19mila euro in un torneo di poker  giocato a Brno. Una bella partita, con buona pace di Ricccardo Balboa (15mila euro per il terzo posto), Mario Paga  (quarto), Antonio Le Tasse (quinto) e soprattutto Emilio Malafede, solo settimo per un premio da 6.940 euro. Follia? Si tratta in realtà solo di uno dei tanti errori commessi dal sito thehendonmob.com, che stila le classifiche relative alle vincite dei maggiori tornei di poker giocati in tutto il mondo. L’organizzatore del torneo, punto di riferimento del poker capitolino, ha semplicemente mandato al sito nomi falsi e le statistiche sono state inserite senza i dovuti controlli. Fino a qui il lato comico della vicenda,il problema reale è che tale sito è stato preso in considerazione dall’Agenzia delle Entrate e dalla  Guardia di Finanza come database nell’ambito dell’operazione All in. Secondo l’inchiesta, erano sfuggiti alla tassazione oltre 70 milioni di euro non dichiarati tra il 2006 e il 2009. L’attenzione si era focalizzata sul poker e i casinò online e sui numerosi tornei che si svolgono all’estero a cui partecipano professionisti italiani. Le vincite, stando a quanto reso noto l’agenzia delle entrate, dovevano essere dichiarate in Italia e segnalate come “redditi diversi”. Oltre 150 giocatori sono stati coinvolti nei controlli, anche se l’operazione è stata fermata in seguito al ricorso di alcuni player, che hanno iniziato un contenzioso con l’amministrazione che ha portato all’apertura di una causa in Corte di Giustizia Ue. La Commissione Tributaria provinciale di Roma, chiamata a decidere sulla questione, ha infatti concluso che la normativa italiana vigente suscita dubbi di compatibilità con l’articolo 49 del Trattato UE, dal momento che la  disparità di trattamento tra casinò italiani e casinò esteri – attuata attraverso  maggiori restrizioni di natura  fiscale solo sulle vincite conseguite presso i casinò  stranieri  (assoggettate  ad  obblighi  dichiarativi  ai fini dell’imposta sul reddito) –  non sembrerebbe, allo stato, completamente giustificata. Da sottolineare inoltre che i dati di Hendon Mob tengono conto delle vincite, non delle perdite. Se un giocatore, ad esempio, partecipa a 10 tornei dal costo d’iscrizione da mille euro e ne vince solo 5mila, l’imposizione fiscale verrebbe calcolata sui 5mila euro, non sul bilancio effettivo. Di fatto verrebbe tassata una perdita.  rg/AGIMEG