Morciano: Talent scout e campione ai tavoli

Anche nel poker c’è chi seleziona i più bravi, per far loro giocare la grande occasione
C’è chi vive il poker quotidianamente, senza però sedersi al tavolo tutti i giorni. E’ il caso di Biagio Morciano, poker manager di BetItaly. Come quelli bravi carte alla mano deve essere un abile osservatore, ma lo fa con lo scopo di capire se un giocatore è dotato di talento e meritevole di giocare in un team pro. Poi la tentazione della sfida ogni tanto ha la meglio e Morciano sorprende anche per l’altissima media di piazzamenti a premi. Pochi tornei, ma la soddisfazione arriva sempre ed è successo anche nelle World Series of Poker di Las Vegas. Un doppio modo di vivere il gioco, che Morciano ha raccontato ad Agimeg.
Un po’ player, un po’ poker manager: qual è il suo lavoro?

“La mia prima occupazione è senza dubbio quella del poker manager. In pratica si tratta di essere un trait d’union tra l’azienda e i giocatori. Li metto in contatto con la società, raggiungo un accordo, faccio in modo che tutto nel rapporto funzioni alla perfezione. E non è così facile come potrebbe sembrare”.

E’ solo durante i tornei live che c’è da rimboccarsi le maniche?

“Quando c’è un grande evento io devo selezionare una formazione ideale. Quindi scelgo i giocatori che possono rappresentare al meglio la card room e poi li seguo durante tutto l’evento. Dall’iscrizione al torneo, fino a tutte le esigenze, di un player mi occupo in modo completo. Poi però c’è il lavoro quotidiano. Se ad esempio vedo che c’è un talento, un giovane giocatore che ha le qualità per diventare un professionista del Texas Hold’em cerco di dargli una prima occasione”.

Si descriva come giocatore…
“Cerco di dare l’immagine di un giocatore molto solido, ma in realtà cambio la mia strategia in base al tavolo e agli avversari che ho di fronte. Forse la mia qualità migliore è capire quando un altro giocatore è più bravo di me. In questo caso c’è poco da fare: bisogna limitare i danni e cercare gloria altrove”.

Quali eventi giocherà?
“Non posso mancare alle prossime World Series of Poker di Las Vegas. Già due anni fa vinsi il pacchetto per il Main Event e sono riuscito ad andare a premi. Avrei potuto centrare anche un risultato migliore, ma la fortuna mi ha abbandonato proprio nel momento decisivo. Poi non posso mancare al Ppt di Malta. E’ torneo che rispetto ad altri si caratterizza per un clima amichevole, perché ha trovato tutta una sua identità grazie ai commenti ai tavoli e per lo spettacolo che circonda il torneo. Partito con ambizioni più umili è cresciuto fino a diventare un circuito del poker made in Italy”.

Che ne pensa del regolamento del poker live?
 “Molti giovani vengono dal “circoletto” sotto casa, che potrebbe essere ancora un punto di riferimento per fare del poker una pratica sempre più popolare e responsabile. Io sono dell’idea che un futuro regolamento debba basarsi non su interessi economici, ma sul piacere di giocare. Ecco perché credo che sia possibile un gioco senza buy in elevati, persino senza premi in denaro. Tutti gli sport hanno bisogno di allenamento e il poker live giocato in questo modo darebbe continuità e la possibilità di vivere il gioco in modo sano”.

Chiudiamo con un commento sull’online: come sta andando il mercato?
“Il poker sta vivendo un periodo meno positivo rispetto al passato, anche se va detto che i flussi di gioco sono passati ai casinò games. Le scommesse e tutti gli altri giochi hanno maggiore stabilità”. rg/AGIMEG