Scommesse, Ughi ad Agimeg: “La rete sul territorio si protegge solo con una nuova gara. Un’eventuale proroga al 2021 creerebbe problemi interni ma anche con la Comunità Europea”

“La gara scommesse è un momento importante, la proroga per ulteriori cinque anni, che sarebbe meglio chiamare rinnovo, rappresenterebbe un ulteriore problema, in quanto il tentativo di accordo tra Stato ed Enti locali mira a definire una riduzione dell’offerta, ma se ci fosse un rinnovo al 2021 il Governo dovrebbe autorizzare altre reti di accettazione, altrimenti sarebbe discriminatorio, quindi appare privo di senso il discorso del Governo che invece mira a ridurre l’offerta”. E’ quanto ha dichiarato ad Agimeg Maurizio Ughi sull’ipotesi di una proroga per le attuali concessioni per le scommesse fino al 2021, che potrebbe così far slittare la gara. Con circa 80 milioni di euro l’anno che i concessionari dovrebbero pagare per la proroga, si arriverebbe ai 410 milioni che lo Stato aveva previsto di incassare nel 2016 con la gara per il rinnovo delle concessioni. “Il rinnovo forse può servire ai grandi concessionari, che al di là del momento che sta vivendo il gioco agli occhi dell’opinione pubblica, continuano a incrementare i propri fatturati e i propri utili. Chi soffre invece è la rete di vendita, ma i soldi vengono proprio dal territorio, che può essere protetto solo da una nuova gara, che può definire aspetti non discriminatori, in modo che chi non è contrattualizzato con lo stato italiano non possa operare”. Ughi ha ricordato che venti anni fa “eravamo tutti inesperti in tema di provvedimenti con la Corte di Giustizia Europea, sia concessionari che Governo hanno sbagliato facendo rinnovi, che hanno portato a una procedura di infrazione nei confronti dello Stato, ma hanno anche prestato il fianco all’arrivo sul territorio di reti parallele non contrattualizzate con lo Stato italiano, che hanno avuto la possibilità di occupare il territorio e raccogliere gioco. Credo che lo Stato non possa rischiare un’altra procedura di infrazione e rischiare che ci sia un allargamento del gioco non controllato. Si dice che il gioco è uscito dal controllo dello Stato, è impensabile rinnovare il tutto per altri 5 anni senza controllo”. Il Presidente Ughi sottolinea come “gli interessi dei grandi concessionari si debbano calare a livello di legislazione italiana e all’interno della regolamentazione europea, altrimenti si creerebbe un braccio ferro tra enti locali e Governo centrale che non porterebbe a nessuna soluzione. Lo Stato non ha il coraggio nei confronti dell’opinione pubblica di emanare un codice dei giochi, ma non puo’ far finta di non sapere, altrimenti rischia di privarsi di 9 miliardi di entrate erariali in quanto prima o poi i danni si faranno sentire, in quanto la rete vendita sul territorio è presa a schiaffi continuamente e rischia di insorgere”. lp/AGIMEG