Giochi, Frosini (Lottomatica) ad Agimeg: “Dagli Enti Locali scelte proibizionistiche a tutela della salute pubblica senza però conoscere le vere dimensioni del fenomeno”

Il mercato italiano del gioco sta vivendo una stagione (molto lunga) di grandissima incertezza. Il caos derivante da interventi comunali sconnessi e disomogenei ha trasformato il settore in una sorta di spezzatino normativo pesante ed indigesto per tutti. Ma perché si è arrivati a pensare che esista una pandemia da virus da gioco che sta infettando l’Italia e per questo il settore vada messo in quarantena se non addirittura eliminato? Si può invece ancora guarire e riportare il tutto nell’alveo dell’intrattenimento? Di questo ed altro parla Giuliano Frosini, direttore delle relazioni esterne, istituzionali e comunicazione di Lottomatica, in una esclusiva intervista rilasciata a Londra al direttore di Agimeg Fabio Felici.

“E’ fondamentale mettere in sicurezza gli operatori e questo può avvenire soltanto con la definizione di un quadro regolatorio stabile. Ovviamente deve essere un quadro regolatorio sostenibile dagli operatori e che tuteli gli interessi di tutti, concessionari e giocatori soprattutto in tema di sicurezza ed ordine pubblico. E proprio riguardo all’ordine pubblico, bisogna sottolineare come siano pericolose le posizione demagogiche di alcuni sindaci. Si tratta di posizioni che ampliano fortemente il rischio di una recrudescenza del gioco illegale”. Sembrano frasi di questi giorni invece lei le disse esattamente un anno fa. Possibile che in 12 mesi non sia cambiato niente?

Il problema è che tutti gli attori coinvolti dovrebbero esaminare la questione in modo obbiettivo, puntando a capire e valutare serenamente e coscienziosamente le posizioni della controparte. Troppo spesso infatti i soggetti coinvolti non hanno una visione d’insieme e valutano il fenomeno del gioco nella limitazione dei propri confini. Gli enti locali dovrebbero comprendere prima di tutto le dimensioni del fenomeno, condizione fondamentale per capire se la giustificazione di tutela della salute pubblica, più che giusta quando emanano normative locali restrittive, abbia davvero una base concreta. A loro volta i concessionari potrebbero offrire un contributo in tal senso uscendo da una logica meramente “compensativa”, come quella del sostegno alle comunità in cui operano, e investire risorse anche in una valutazione seria, autorevole e profonda del fenomeno per capirne davvero la consistenza e la distribuzione. Infine, se una persona è affetta o è a rischio ludopatia non può stabilirlo un concessionario o un presidente di regione ma bisogna affidarsi a persone e strutture qualificate, in modo tale da evitare strumentalizzazioni o letture sbagliate dei dati. In tal senso è da seguire con attenzione l’iniziativa tra l’Adm e l’Istituto Superiore di Sanità.

Il poeta inglese William Blake disse una volta che “nel proibizionismo avverto le manette forgiate dalla mente”. Perché molti sindaci e giunte hanno come principale pensiero quello di “ammanettare” il settore con regolamenti ed iniziative che definire restrittivi è un eufemismo?

Gli enti locali che hanno preso la direzione di imporre orari o distanziometri, che in alcuni casi sono misure molto peculiari visto che si parla anche di distanze da palestre o studi medici, parlano sempre di iniziative che non hanno niente a che vedere con il proibizionismo ma sono fatte solo per la tutela della salute pubblica. Questo non corrisponde al vero, visto che si tratta di operazioni espulsivo-proibizionistiche a tutti gli effetti che stanno portando a situazioni di difficile gestione. Storicamente il proibizionismo ha fallito e quando è stato imposto il mercato ha sempre risposto con l’illegalità. Il settore del gioco non fa eccezione ed il rischio di una forte recrudescenza del mercato illegale è molto più che una ipotesi. Noi veniamo da una situazione in cui le scelte del regolatore sono sempre state indirizzate a disciplinare un’offerta che già c’era sul mercato ma viaggiava sui binari dell’illegalità; siamo partiti in tal senso con la regolarizzazione delle scommesse, poi delle slot fino ad arrivare al gioco online. Una politica che ha avuto successo, sottraendo all’offerta illegale spazi e risorse. Bisogna fare attenzione poi quando si parla di illegalità, perché non riguarda solo la criminalità ma anche quell’alveo che prospera quando non c’è lo Stato. Ora le iniziative restrittive degli enti locali stanno allontanando l’offerta regolare, restituendo spazi al mercato illegale. Insomma, cercando di risolvere un problema giusto rischiano di crearne un altro altrettanto grave e di più difficile e costosa gestione. Complice una legislazione non sempre lineare, queste politiche locali sono ancora lontane dall’essere affrontate in maniera definitiva ed appropriata e rischiano così di portare lo Stato ad essere sopraffatto, nell’ambito dei giochi, dall’offerta illegale. Detto questo i concessionari dovranno però prendere atto che il modello distributivo del gioco è troppo capillare e va certamente ridimensionato.

Il settore è ormai quotidianamente soggetto ad attacchi mediatici di vario tipo. La comunicazione può avere un ruolo strategico importante per riequilibrare la connotazione negativa che viene data al mercato del gioco in Italia?

Bisogna evitare che l’informazione presti il fianco alla demagogia e alla canalizzazione del consenso, cercando di intraprendere un percorso di verità, dove per verità intendo fare informazione utilizzando dati corretti. In tal senso si inserisce quello che dicevo prima e cioè l’importanza di una valutazione professionale e certificata del fenomeno delle ludopatie. Inoltre bisognerebbe che tutti gli operatori dell’informazione approfondissero l’argomento prima di avventurarsi in scelte editoriali talvolta discutibili. Ad esempio, il settore va valutato tenendo in considerazione la vera spesa dei giocatori, cioè quella che deriva dalla raccolta meno le vincite: questo è il solo ed unico dato che rispecchia fedelmente il mercato del gioco in Italia. E attenzione anche alla limitazione della pubblicità, già oggi recintata in spazi ed orari restrittivi. La pubblicità, in un momento dove il “caos” normativo a livello locale sta colorando a macchia di leopardo il nostro paese, è uno dei pochi strumenti che ha il giocatore per distinguere l’offerta legale da quella illegale. ff/AGIMEG