20 anni di scommesse, Iaia: “Il debutto fu sostenuto da esigenze economiche e sociali, la novità fu subito un grande successo di pubblico”

Venti anni fa Emilio Iaia, all’epoca Amministratore delegato di Snai Servizi, fu tra gli artefici del lancio delle scommesse sportive legali in Italia, un mercato che tra rete fisica e online oggi viaggia sui 10 miliardi di euro di raccolta l’anno. Un successo clamoroso per l’epoca, per un prodotto che due decenni dopo è ancora tra i più gettonati nel panorama dei giochi in Italia. Tutto iniziò nel 1998, con i Mondiali di Calcio in Francia.

Il lancio delle scommesse sportive in che momento storico e politico, per il mercato del gioco in Italia, avvenne? Era una semplice novità o era frutto di esigenze economiche e sociali maturate in quel periodo?

C’era un’esigenza che definirei sociale per il lancio delle scommesse sportive: esistevano scommesse attraverso il totonero, che avevano luogo spesso proprio all’interno delle agenzie ippiche, proponendo un prodotto alternativo che danneggiava agenzie ed entrate erariali. Ricordiamo che allora le corse dei cavalli erano le uniche consentite. Era pertanto un interesse dell’erario e delle agenzie legittimare un’esigenza evidente: il Totocalcio perdeva volumi ed era quasi necessario offrire un prodotto alternativo all’ippica che non era così performante, togliendo allo stesso tempo spazio alla malavita. Da qui è nata l’idea di lanciare le scommesse sportive, ma l’opinione pubblica su questo prodotto si è costruita con il tempo, anche attraverso azioni promozionali che hanno coinvolto trasmissioni come la Domenica sportiva, Striscia la notizia, Telepiù, che al tempo era la tv satellitare che stava nascendo, attraverso testimonial come Rino Tommasi, insomma si creo’ consenso verso un nuovo prodotto.
Altra cosa era trovare una tecnologia che potesse gestire i volumi scommesse sportive e che fosse controllato dallo Stato: oggi nulla è cambiato rispetto a 20 anni fa, è tutto all’interno di un unico totalizzatore nazionale. Quando partirono in fase sperimentale, Snai si offrì di investire nella tecnologia e ospitare il totalizzatore, Sogei infatti non era ancora pronta. All’epoca c’erano solo Snai, con le sue 300 agenzie ippiche su tutto il territorio, Spati detenuta dalla Sisal, una trentina di agenzie in tutto.

Perché furono scelti i Mondiali di Francia 1998 ed in particolare la partita Italia-Norvegia? Secondo lei il lancio fu preparato e fatto nel modo giusto o si poteva fare qualcosa di diverso?

Furono scelti i Mondiali perché volevamo partire con un fatto eclatante che coinvolgesse il maggior numero possibile di utenti. Non facemmo in tempo a partire dal primo giorno della competizione, ma le giocate furono aperte il 27 giugno, quando già si era agli ottavi di finale. Inoltre c’era un grande interesse di Snai affinché si partisse in quel momento, si stava completando la quotazione in Borsa, che coincise con la partenza delle scommesse sportive. Ritardi normativi furono normali, per un fatto così nuovo, c’erano resistenze da chi gestiva il totocalcio. C’era da modificare il modo di pensare e gestire un nuovo prodotto. Non dimentichiamoci che allora il totocalcio finanziava lo sport italiano, c’era preoccupazione che rimanesse senza risorse, si è costruito tutto faticosamente, alla fine credo che dopo 20 anni tanti errori non furono fatti.

Come fu accolta questa novità dal grande pubblico?

Fu accolto benissimo, ricordo lunghe file in punti vendita, fu un successo immediato, anche se in pochi locali, inizialmente le scommesse erano limitate a pochi eventi, bisognava collaudare tutto il sistema. La vera sfida fu sconfiggere il totonero, che aveva un palinsesto molto più ricco. In ogni caso ci fu subito un’accoglienza positiva, anche se il vero startup fu l’inizio del campionato a fine agosto.

Anche media importanti si occuparono della questione?

Diedero subito grande risalto alla novità non solo la Gazzetta dello Sport o il Corriere dello sport, ma anche la stampa generalista: per la prima volta le scommesse andavano in borsa.

Snai come si preparò e come sostenne l’evento anche nei mesi successivi?

Sino all’anno prima le scommesse non erano riversate sul totalizzatore. Snai aveva messo a punto un sistema per totalizzare le scommesse ippiche che allora erano enormi, aveva investito forte per poter fare scommesse a totalizzatore. Le sportive aveva portato un ulteriore rinforzo dal punto vista tecnologico, mentre tutto nuovo era il fatto di proporre delle quote: c’era un know how chiaramente che derivava dalle corse ippiche, ma per le sportive si discusse se farle con decimale o farle diversamente, serviva trovare qualcosa che impattasse verso il pubblico nel modo migliore, serviva strutturare il centro rischi, fu quella la vera sfida, creare un prodotto totalmente nuovo, non tanto una sfida tecnologica, ma anche amministrativa e normativa, era necessario saper vendere questo nuovo prodotto.

Ci sono delle curiosità poco conosciute che avvennero nelle prime settimane del nuovo mercato?

Io ero Amministratore delegato di Snai ed ero focalizzato sulla quotazione in Borsa, quando si andò a Londra a presentare Snai agli investitori istituzionali, la cosa suscitò grandissimo interesse. Allora il rischio era a capo delle agenzie, non come ora che è in capo a Snai, noi trasferivamo il volume di gioco dalle agenzie al totalizzatore, eravamo solo service provider e questo modello piacque. Gli investitori vedevano in termini prospettici possibilità di crescita e decisero di puntare su di noi. lp/AGIMEG