Tassa 500 milioni: rinvio a Corte Costituzionale deciso nel 2015, passati due anni tra pasticci burocratici e ritardi

La tassa dei 500 milioni è stata introdotta con la Stabilità del 2015, in sostanza i concessionari delle slot machine avrebbero dovuto pagare l’importo in due tranche, ripartendone poi il peso con gli altri soggetti della filiera. Ma la tassa ha subito scatenato una serie di polemiche, tanto che venne pagata in enorme ritardo. In particolare, si contestava il fatto che l’importo della tassa non fosse collegato ai volumi della raccolta o dei ricavi, ma fosse fissato in maniera fissa; inoltre i concessionari della rete non avevano potere per rinegoziare gli accordi con gli altri soggetti della filiera: storicamente infatti sono i gestori a controllare i flussi di cassa, ovvero prelevano i soldi dalle macchine e dividono i proventi con gli altri soggetti della filiera.

I ricorsi al Tar sono partiti immediatamente, il Collegio ha sollevato la questione di legittimità costituzionale nel novembre del 2015. Diversi i dubbi, alcuni erano legati al fatto che l’importo della tassa fosse determinato in modo statico: “ove i volumi delle giocate raccolte dovessero drasticamente contrarsi, la determinazione del versamento in misura fissa e non variabile, come funzione del volume delle giocate, potrebbe determinare un reale stravolgimento delle condizioni economiche pattuite in convenzione con conseguente eccessiva gravosità degli obblighi imposti per i concessionari ed i relativi operatori di filiera”. Altri riguardavano invece la struttura del mercato: “La profonda modifica dell’assetto della concessione, non risulta invero controbilanciata dal mero obbligo di rinegoziazione dei contratti imposto, a cascata, nei rapporti con gli operatori interni alla filiera, sia in quanto la concreta modifica di tali rapporti è rimessa (né potrebbe essere diversamente) alla libera volontà delle parti, sia perché i concessionari non sono stati dotati di strumenti diversi dagli ordinari rimedi contrattuali per conseguire l’adempimento delle obbligazioni dei gestori, così come, almeno in parte, direttamente e innovativamente conformate dallo stesso legislatore”.

Da allora sono passati oltre due anni. A allungare i tempi un pasticcio burocratico che si è risolto solo nel maggio 2017. Da allora poi l’udienza di fronte alla Corte Costituzionale è stata fissata per due volte (prima a novembre e poi a dicembre), ma poi sono stati disposti dei rinvii. gr/AGIMEG