Giochi, a Torino convegno contro proibizionismo. Ist. Quaeris: 56% piemontesi contrario a stretta su gioco adottata da Regione

Il 59% dei piemontesi è contro il distanziometro – la norma che vieta di istallare slot nelle vincinanze di scuole, chiese e altri luoghi sensibili – mentre il 71% vorrebbe cancellare i limiti agli orari di apertura e chiusura dei locali dove si offre gioco. E ancora per il 56% del campione, l’amministrazione regionale non si sta movendo nella giusta direzione pèer contrastare il fenomeno del gioco d’azzardo patologico. Sono alcuni dei dati che emergono dall’analisi demoscopica “I Piemontesi ed il gioco d’azzardo” a cura di “Quaeris, market and social research”, presentata oggi a Torino nel corso convegno “Liberi di scegliere Basta proibizionismo” organizzato dalla Federazione Italiana Tabaccai, dal Sindacato Totoricevitori Sportivi e dall’Istituto Friedman.

“Stiamo tornando al proibizionismo del 1919. Ma Torino non è la Chicago di inizio secolo scorso”. ha commentato Andrea Maria Villotti, direttore dell’Istituto Milton Friedman. “Sono convinto della buona fede dei politici che hanno fatto questo regolamento sui giochi, sicuramente con l’intento di affrontare dei problemi, come i politici della Chicago di inizio secolo scorso i quali si accorsero dopo che quella misura non solo non avrebbe funzionato ma avrebbe peggiorato le cose”.

Giovanni Risso, presidente della Fit, ha invece sostenuto che sul gioco circolino delle cifre sbagliate che “Hanno portato alle decisioni drastiche della giunta di Chiamparino”. E ha spiegato, “Se si guardano le cifre reali e si calcola quello che realmente un giocatore spende, non quello che gioca sommandolo alle vincite che poi rigioca, si arriva ad una spesa media di meno di 50 centesimi al giorno. Cifra ben lontana da quelle sbandierate dai giornali”.

Anche Giorgio Pastorino, presidente di Sts, ha sostenuto che sul gioco circolino una serie di fake news: “La prima riguarda il numero di soggetti patologici dato che sul sito della Ministero della Sanità si parla di un numero che va dagli 800 mila ai due milioni e che viene rilanciato come la quantità di ludopatici. Mentre è detto esplicitamente che si tratta di persone che hanno un comportamento di gioco frequente. Come se io che devo ogni giorno a pasto il mio bicchiere di vino fosse considerato un alcolista”. E dopo aver espresso l’auspicio che “il Ministero della Sanità pubblichi quanto prima i risultati dell’indagine che sta svolgendo per chiarire la reale portata del fenomeno ludopatia”, ha sostenuto che l’unico risultato delle norme proibizioniste sia quello di mettere “a rischio migliaia di posti di lavoro. E questo dato non fa notizia”. lp/AGIMEG