Corte dei Conti: Maxipenali slot, udienza finale rinviata a ottobre. Un contenzioso che va avanti da sette anni

Una vicenda che “parte da lontano” quella delle maxi-penali slot, la cui udienza finale è stata rimandata al prossimo 15 ottobre, mentre era inizialmente prevista per oggi. La Corte dei Conti ha infatti accolto l’istanza di rinvio avanzata dalle concessionarie, dopo che la Procura il 2 luglio scorso – quindi scaduti i termini previsti – ha presentato una memoria di oltre 100 pagine. La questione delle maxi penali, ha origine quando nel 2004 i 10 concessionari di rete delle newslot hanno siglato le convenzioni con i Monopoli di Stato, e hanno avviato il mercato delle newslot. La rete avrebbe dovuto essere completata entro il 31 dicembre del 2004, in realtà sarebbe di fatto stata completata solo nel 2006 inoltrato. E’ stata la Corte dei Conti a contestarle all’inizio del 2007, quantificando un importo complessivo di 90 miliardi di euro. A giugno 2007, Aams ha chiesto con delle note il pagamento delle penali, sulla base dei calcoli del giudice contabile. Le richieste di pagamento sono state prontamente impugnate al TAR Lazio. A breve distanza, (il 26 luglio 2007 il voto definitivo) è intervenuto il Parlamento che con la risoluzione ha impegnato il Governo a rivedere gli accordi di concessione. Nell’aprile 2008 il TAR Lazio ha annullato le note di Aams – basate sul conteggio della Corte dei Conti – sostanzialmente affermando la sproporzione dei precedenti parametri. Negli stessi mesi, concessionarie e Aams – sulla base della risoluzione parlamentare – hanno sottoscritto gli atti aggiuntivi che appunto rivedevano in modo più favorevole i parametri per il calcolo delle prime tre voci delle penali (avvio della rete), ma non hanno riguardato la quarta (funzionalità del Gateway). Per inciso, il Consiglio di Stato era stato chiamato in sede consultiva a rendere parere sugli atti aggiuntivi

Aams quindi – settembre 2008 – ha chiesto il pagamento delle prime tre voci delle penali (i ritardi nell’avvio della rete), per un ammontare complessivo attorno ai 25-30 milioni. Ha costituito quindi una Commissione per calcolare l’importo della quarta voce, quella sulla funzionalità del Gateway. A dicembre 2008 si è tenuta la prima udienza del procedimento di fronte alla Corte dei Conti, subito sospeso perché è stato accolto il regolamento di giurisdizione sollevato dalle concessionarie. A novembre 2009 il TAR ha emesso le sentenze sui ricorsi contro le nuove contestazioni – quelle appunto per un valore complessivo di 25-30 milioni – e questa volta ha riconosciuto la legittimità delle penali. Nel dicembre 2009, la Cassazione si è pronunciata sul regolamento di giurisdizione, riconoscendo la competenza della Corte dei Conti e non quella del giudice amministrativo e solo ad agosto dell’anno successivo la Commissione Monorchio ha fornito un’interpretazione dei criteri per la quarta voce delle penali, quella sul funzionamento del gateway. In base a tale interpretazione, la Guardia di Finanza – su richiesta della Procura regionale delle Corte dei Conti – ha proposto un conteggio complessivo di oltre 800 milioni di euro.Aams, grazie anche al Decreto Incentivi (che prevede le clausole penali siano proporzionate, ragionevoli e non automatiche) ha proposto delle nuove modifiche alle convenzioni di concessione, modifiche sulle quali il Consiglio di Stato ha reso parere (30 settembre 2010). Gli atti integrativi sono stati siglati dai concessionari a ottobre 2010. Sostanzialmente, anche in questo caso, Aams ha la possibilità di graduare l’importo della penale in base alla gravità dell’inadempienza. Ma l’innovazione più importante è quella sul tetto massimo delle penali: l’importo della sanzione deve essere rapportato al compenso il concessionario trae dalla gestione (compenso che in media ammonta all’1% della raccolta). “Il richiamo ai principi di ragionevolezza e proporzionalità e di perseguimento dell’effettività della sanzione rendono razionale il riferimento al compenso per la gestione telematica” sottolinea il Consiglio di Stato nel parere. Negli stessi giorni si celebra anche l’udienza presso la Corte dei Conti, che intanto dopo l’ordinanza della Cassazione ha riassunto il procedimento. La Procura regionale ha avanzato quattro conteggi: i 90 miliardi chiesti originariamente; in via subordinata 2,7 miliardi (somma che viene fuori dai risultati della Commissione Monorchio); gli 800 milioni conteggiati dalla GdF; o ancora la somma che la Corte dei Conti ritenga opportuna.A novembre 2010, la Corte dei Conti dispone una consulenza tecnica d’ufficio (CTU) per accertare le responsabilità dei concessionari per il ritardo nell’avvio della rete. Chiama inoltre in causa Sogei (finora rimasta estranea al procedimento) “uno dei principali artefici della gestione telematica della rete”, scrive la Corte. E osserva che “la sussistenza di profili tecnici connessi ai ritardi nell’attivazione della rete rendano imprescindibile la presenza nei presenti giudizi del partner tecnologico di AAMS, il quale svolgeva e svolge proprio la funzione di gestire il sistema centrale di AAMS, nonché esercitava il controllo di conformità del funzionamento degli apparecchi alle prescrizioni del gioco lecito”. A dicembre Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di Bplus e ha annullato le penali comminate da Aams a settembre 2008 sulla base degli atti integrativi (penali per circa 30 milioni, poi confermate a novembre 2009 dal TAR Lazio). Per il Consiglio di Stato, le concessionarie non sono responsabili per i ritardi nell’avvio della rete, si trattava di una rete senza paragoni nel mondo, allestita per la prima volta in via sperimentale. I ritardi verificatisi non sono dipesi dalle concessionari. Nei mesi successivi il Consiglio di Stato ha emesso sentenze dello stesso tenore anche nei confronti di altre concessionarie (Lottomatica, Codere, Cogetech, Gmatica, Cirsa e Sisal). Le altre tre sono in attesa della fissazione dell’udienza di merito.Nel settembre 2011 La Digit deposita la CTU chiesta dalla Corte dei Conti. Quattro i quesiti che a novembre scorso la Corte dei Conti aveva posto alla Digit: i primi riguardano le difficoltà riferite dai concessionari (la scarsa disponibilità di linee telefoniche dedicate, la ritrosia dei gestori a farsi contrattualizzare dai concessionari, malfunzionamento di alcune slot) e la possibilità di prevederle. La Digit ha ritenuto che sia i concessionari che i Monopoli di Stato avrebbero potuto prevedere simili contrattempi. Tuttavia ha puntato il dito soprattutto contro i Monopoli che non avrebbero valutato adeguatamente la fattibilità del progetto, e non avrebbero svolto studi rigorosi sulla fattibilità dei rischi. Inoltre secondo la Digit, Aams avrebbe dovuto fin dalla fase di progettazione della rete consultare i fornitori di connettività (le compagnie telefoniche che dovevano connettere le slot al sistema di controllo centrale). Ancora, i Monopoli avrebbero dovuto pensare a un sistema per monitorare i progressi nell’istallazione della rete. Con gli altri 2 quesiti che la Corte dei Conti ha chiesto di accertare se i concessionari avessero rispettato tutte le prescrizioni tecniche necessarie al corretto avvio della rete, e se le caratteristiche tecniche del sistema centrale di Aams-Sogei fossero adeguate al servizio. La Digit in questo caso ha preso una posizione meno netta, asserendo che non sia possibile rispondere compiutamente. Tuttavia ha sottolineato che Sogei abbia saltato (o comunque non abbia documentato) alcune attività fondamentali per la redazione e la realizzazione di un progetto (come le specifiche di dimensionamento della rete, e un sistema di simulazione), sebbene Aams alla fine abbia accettato il progetto stesso, ritenendolo quindi idoneo.Il 24 Novembre 2011 l’ultima udienza del processo di fronte alla Sezione Lazio della Corte dei Conti. La Procura Regionale ha riaffermato le proprie posizioni, e confermato le richieste di condanna avanzate un anno prima (90 miliardi, oppure 2,7 miliardi, 800 milioni,o ancora la somma che il Collegio riterrà congrua). La novità di maggiore rilievo viene dalle difese dei vertici dei Monopoli di Stato che depositano i bilanci di previsione annuale degli anni 2004-2006: dal confronto con il gettito effettivamente riscosso, emerge che le slot nell’arco del triennio hanno portato nelle casse dello Stato circa 800 milioni in più di quanto stimato (nel 2004 534 milioni, invece di 520; nel 2005, oltre 1,4 miliardi, circa trenta milioni in più delle previsioni; nel 2006, oltre 2 miliardi a fronte degli 1,3 previsti). Le difese delle compagnie, invece, hanno puntato l’indice contro le modalità con cui è stata chiamata in causa Sogei, con la sentenza-ordinanza di novembre 2010, modalità che potrebbero determinare l’annullamento del processo. Non viene infatti chiarito quanta parte del danno potrebbe essere addossata alle concessionarie e quanta al partner tecnologico dell’Aams. 17 febbraio 2012 La Corte dei Conti ha emesso la sentenza con cui ha condannato le concessionarie slot a pagare una maxisanzione complessiva di circa 2,5 miliardi di euro. Bplus è la più colpita, 845 milioni. Le altre compagnie invece sono state condannate a somme di importo minore: Cogetech 255 milioni; Sisal 245 milioni;Gamenet 230 milioni; Snai 210 milioni; Hbg 200 milioni; Gmatica 150 milioni; Cirsa 120 milioni; Codere 115 milioni; Lottomatica 100 milioni. Confermate anche le condanne per Giorgio Tino (ex DG dei Monopoli di Stati) per 4,8 milioni circa; e di Antonio Tagliaferri (all’epoca della sentenza alla guida del settore giochi dei Monopoli) per 2,6 milioni. Assolta invece Annamaria Barbarito, all’epoca della vicenda a capo della sezione apparecchi da intrattenimento dei Monopoli. Assolta per prescrizione infine Sogei, il partner telematico di Aams, che aveva curato la progettazione e monitorava la rete di controllo delle slot. Secondo la Corte, le dieci concessionarie – nella fase di avvio della rete, tra il 2004 e il 2006 – si sono concentrate sull’obiettivo di conquistare fette di mercato, tralasciando il problema del collegamento delle macchine alla rete di controllo progettata da Sogei. Le compagnie infatti continuarono a chiedere nulla osta per l’istallazione delle macchine, nonostante fossero emersi problemi per l’allacciamento alla rete. Anzi, parte dei ritardi – secondo i giudici contabili – sono stati “certamente anche causati dall’elevato numero di apparecchi che avrebbero dovuto essere collegati alla rete”, le concessionarie infatti hanno chiesto “un numero di macchinette molto superiore alle 5000 della dichiarazione iniziale creando gravissime difficoltà nel collegamento e, in seguito, nella fase di conduzione della rete (specialmente nei primi mesi del 2005)”. Inoltre le compagnie hanno disatteso gli obblighi della concessione: non si sono adoperate “perché fosse pienamente realizzato il collegamento di tutti gli apparecchi” alla rete, in modo da consentire il controllo del “costante flusso di dati delle giocate verso il sistema centrale di AAMS”. Secondo il giudice contabile, la Procura non solo “ha evidenziato uno sperpero di risorse pubbliche”, ma ha anche “messo in luce gravissime illegalità che hanno escluso quasi del tutto l’esercizio del controllo pubblico sul gioco”. La scarsa disponibilità di linee telefoniche – messa in evidenza dalla DigitPA nella consulenza tecnica – non limita la responsabilità delle concessionarie: queste avevano assunto “l’obbligo di realizzare il servizio, garantendone i livelli previsti, con propri mezzi e organizzazione, ovvero con quelli di terzi”, pertanto sono “responsabili anche dei ritardi derivanti dalle resistenze e dalla mancanza di collaborazione dei gestori e degli esercenti”. E ancora, secondo la Corte, il pagamento forfettario del prelievo non è stato sufficiente a garantire il perseguimento dell’interesse pubblico: gli obiettivi principali della creazione della rete erano il controllo del gioco e l’accertamento della base imponibile, “l’accertamento con il procedimento presunto deve essere l’eccezione non la regola”.

A Febbraio 2012 i Monopoli di Stato inviano alle concessionarie la contestazione della quarta penale – quella relativa al funzionamento del gateway, l’interfaccia di controllo che i concessionari hanno messo a disposizione di Sogei – sulla base dei criteri contenuti negli atti integrativi firmati a ottobre 2010. In questo caso, Aams ha chiesto complessivamente di una 70ina di milioni. La richiesta è stata nuovamente impugnata di fronte al Tar Lazio che a giugno 2013 ha annullato le richieste dei Monopoli, richiamando le sentenze del Consiglio di Stato sulle prime tre voci.

Nell’Aprile 2013 la prima udienza del processo d’appello di fronte alla Corte dei Conti, al centro della discussione le istanze di nullità. La principale obiezione riguardava il mancato rispetto del cosiddetto lodo Bernardo – ovvero la norma dettata con il decreto anticrisi del 2009 che limita le possibilità di indagine dei pubblici ministeri contabili – dal momento che la Procura Regionale nel 2007 aveva avviato l’indagine in assenza di una denuncia da parte dell’Aams, o di una notizia di danno. La Terza Sezione d’Appello ha respinto le censure nel giugno 2013. Poi il 31 Agosto dello stesso anno viene varato il decreto legge Disposizioni urgenti in materia di IMU, tra le norme volte a dare copertura economica quella sulla definizione agevolata dei contenziosi contabili con la quale – come ammetteva lo stesso Governo – si puntava a incassare almeno 600 milioni dalle maxipenali. La norma è stata fortemente rimaneggiata nel corso dei lavori parlamentari, peraltro le ultime modifiche sono state apportate negli stessi giorni in cui i procedimento contabili venivano definiti, visto che il decreto prevedeva tempi strettissimi. La versione originaria prevedeva che i concessionari pagassero almeno il 25% della condanna riportata in primo grado, la Camera ha però apportato una serie di modifiche, quella di maggior rilievo è stata l’abbassamento della quota al 20%. Sono sei le concessionarie che hanno aderito – Lottomatica Videolot, Sisal, Snai, Cirsa, Cogetech e Gamenet – in primo grado erano state condannate a pagare 1 miliardo 165 milioni, a fronte dei 2 miliardi 475 milioni complessivamente conteggiati.Nell’udienza dell’8 novembre 2013, la Terza Sezione d’Appello ha respinto le domande di riduzione al 20%, e ha confermato la condanna – già disposta alcune settimane prima – al 30%. Complessivamente le sei versano 349,5 milioni di euro, cui vanno aggiunti una  quindicina di milioni di interessi legali. Per tutte e dieci le concessionarie viene fissata udienza il 31 di gennaio 2014: per chi ha chiesto la sanatoria e versato il dovuto, la Corte ha dichiarato la chiusura del procedimento. Per le altre quattro invece prosegue l’appello. Bplus e Hbg (condannate in primo grado a pagare rispettivamente 845 e 200 milioni) presentano pochi giorni prima dell’udienza delle istanze tardive per la definizione agevolata, chiedendo in pratica di pagare il 10% della condanna, la Corte anche per loro chiederà il 30%, ma le compagne non adempiono giudicando l’importo eccessivo.Proprio a maggio 2014 La Procura della Corte chiede e ottiene il sequestro di fondi spettanti ai concessionari – rimasti in attesa di appello – ma nella disponibilità dei Monopoli. Vengono dapprima sequestrati circa 70 di milioni di euro relativo allo 0,5% del Preu, somme che vengono annualmente restituite alle compagnie che raggiungono determinati livelli di servizio. Poi, alla sola Bplus, vengono sequestrati altri 6 milioni di euro, in questo caso si tratta delle somme che la concessionaria aveva versato ai Monopoli nel 2011 in occasione della gara per il rinnovo dei diritti slot e vlt. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato del settembre 2013 – che autorizzava Bplus a operare in forza della vecchia concessione, e quindi senza obbligo di partecipare alla gara – queste somme dovevano essere restituite. Intanto anche Gmatica chiede e ottiene il condono, sempre al 30% della condanna di primo grado. Viene chiamata a versare 45 milioni (più interessi) dei 150 conteggiati originariamente. A giugno salda il dovuto, il condono complessivamente porta nelle casse dello Stato 394,5 milioni di euro (più altri 15-18 milioni di interessi legali). gr/AGIMEG