Ricerca Doxa, Biondi (BVA-Doxa Roma): “Intervistati stanchi della colpevolizzazione del gioco chiedono più attenzione e rispetto dei media su chi gioca per divertirsi”

dal nostro inviato – Grazie allo studio condotto sul territorio italiano da BVA-Doxa e presentato da Sonia Biondi – responsabile della sede di Roma di BVA-Doxa ed esperta del settore in quanto da anni impegnata nell’analisi e lo studio dei comportamenti del giocatore – si è messo in luce come l’ipotetica chiusura dell’esercizio abituale non rappresenta un ostacolo rispetto al continuare a giocare, la consuetudine, oramai familiare, del giocatore non sembra contemplare la rinuncia al proprio momento di svago. Solo il 12% infatti dice che smetterebbe di giocare (in generale o a quel gioco specifico). “L’alternativa che viene preferita è quella di ‘spostarsi su un altro bar/sala/tabaccheria’ (65%); tale soluzione si rivela pienamente in linea con le abitudini dei giocatori che – nonostante siano piuttosto legati ad un luogo specifico – si trovano spesso ad avere delle locations alternative (per esempio nelle vicinanze del lavoro oppure limitrofe a casa) nelle quali saltuariamente si recano anche se non sono quelle preferite. O, ancora, in caso di chiusura del punto vendita passano a giocare online, spinti prevalentemente da quelle caratteristiche di immediatezza ed accessibilità che la fruizione on line mette a disposizione dei suoi utenti (29%)”. Ma, oltre il tema della distanza, quello che chiedono a gran voce i giocatori, laddove intervistati attraverso tecniche in profondità, è che i media vengano sensibilizzati verso un maggior rispetto di chi gioca per divertirsi, per puro intrattenimento e svago, che sono – come ben emerge dai dati della ricerca – la stragrande maggioranza di chi gioca – continua Sonia Biondi. “Gli intervistati dichiarano infatti di essere stanchi di questa continua stigmatizzazione, e accostamento a quella percentuale minore di persone problematiche, in cui non si riconoscono e con la quale non vogliono essere confusi. Il gioco è evasione, passatempo, diversivo, ed anche un momento sociale, ed è secondo loro questa parte positiva che andrebbe evidenziata e divulgata per educare al vero gioco responsabile”. cr/AGIMEG