Lotto: dopo le modifiche al bando, Consiglio di Stato mantiene le sue posizioni. Nel nuovo parere Mef e Aams invitati a ulteriori valutazioni, e la gara va avanti

Il Consiglio di Stato mantiene la propria posizione nel parere sul bando di gara da 700 milioni di euro per il rinnovo della concessione del Lotto, e invita Ministero dell’Economia e Monopoli di Stato a fare ulteriori valutazioni sulle scelte operate. La gara adesso può proseguire nel suo iter.

I giudici di Palazzo Spada lo scorso agosto – con un primo parere interlocutorio – avevano bloccato il bando, formulando una serie di rilievi. I punti più controversi erano i requisiti di fatturato e raccolta richiesti (rispettivamente 150 e 500 milioni di euro, secondo i giudici troppo elevati, avrebbero ristretto eccessivamente la platea di concorrenti), e la sede delle infrastrutture tecnologiche. Sul primo aspetto Aams e Mef hanno accolto i rilievi del Consiglio di Stato e hanno abbassato i requisiti del 30%; sul secondo invece hanno mantenuto ferma la propria posizione, confermando che le infrastrutture possano essere stabilite in un qualunque paese dello Spazio Economico Europeo: la richiesta del Consiglio di Stato di basarle in Italia sarebbe contraria al diritto comunitario.

Adesso nel nuovo parere pubblicato ieri, “il Collegio ha preso atto che il Ministero abbia di massima e in larga parte, per quanto da esso ritenuto possibile e condivisibile, tenuto conto delle osservazioni formulate e delle valutazioni espresse nel parere interlocutorio. Parere che, in questa sede, ritiene di dover ulteriormente ribadire e raccomandare all’attenzione di quel Centrale Organo. Le posizioni mantenute ferme dall’Amministrazione relativamente alla questione della sede delle infrastrutture tecnologiche ed in ordine alla solidità economico-finanziaria dei fideiussori, pur essendo state oggetto di articolati chiarimenti, si prestano, come sopra indicato, a differenti impostazioni ermeneutiche che il Collegio reputa necessario segnalare per eventuali ulteriori valutazioni di competenza del Dicastero”.

In particolare, sulla localizzazione delle infrastrutture, il Consiglio di Stato espone una serie di argomentazioni. Sostiene infatti che la legge n. 220/2010, “non sembra imporre un divieto circa la possibilità di localizzare in Italia le infrastrutture tecnologiche”. Pertanto, “il principio della libertà di stabilimento andrebbe valutato alla luce della giurisprudenza comunitaria tenuto conto che, nel caso di specie, si verte in tema di prestazioni di servizi e che lo stesso principio appare ampiamente assicurato attraverso una procedura di affidamento cui già possono prendere parte società con sede legale in uno degli Stati dello Spazio economico europeo; il principio della libertà di stabilimento, in materia di stabili organizzazioni, quali centri di imputazione soggettiva della tassazione societaria in ambito UE, viene generalmente assicurato dalla norma nazionale attraverso un pari trattamento fiscale (e non solo) rispetto alle società residenti; l’esistenza di Convenzioni bilaterali contro la doppia imposizione fa sì che l’onere tributario verrebbe comunque ad essere equamente ripartito, in parte anche a vantaggio dello Stato ove, per ipotesi, potrebbe risiedere la società affidataria”.

Il testo integrale del parere è disponibile al seguente link. gr/AGIMEG