Eventi, Codere: a Bologna il nuovo appuntamento dell’anno con “Innamórati di Te”

Sensibilizzare sempre più l’opinione pubblica sull’importante tema della violenza sulle donne. E’ questo l’obiettivo di “Innamòrati di Te”, il progetto itinerante che dal 2015 Codere Italia porta nelle principali città italiane. Bologna ospita la sesta tappa presso la sala conferenze de “Il caffè della Corte”, dove si sono dati appuntamento rappresentanti delle istituzioni locali, esponenti delle forze dell’ordine, medici, associazioni territoriali e addetti ai lavori.
L’incontro promosso dalla multinazionale spagnola che opera nel settore del gioco legale vuole essere un momento di riflessione sui temi del femminicidio, dello stalking e più in generale della violenza fisica o psicologica.
La regione Emilia Romagna purtroppo non è estranea a questo fenomeno. Nel 2016 – secondo i dati del Coordinamento dei centri antiviolenza della regione – si contano 11 femminicidi e 4 tentati. Quasi il 50% in più rispetto ai 6 casi del 2015. Non va meglio nel 2017: a gennaio la notizia del primo caso dell’anno con la morte, per mano dell’ex compagno, di una donna a Parma; ad agosto il famoso stupro di Rimini contraddistinto da una sconvolgente brutalità.
“La violenza non deve essere un problema individuale ma va inquadrato come problema sociale, evidenzia Adriana Cogode, Viceprefetto Vicario della Prefettura di Bologna. E’ qui che entra in gioco la prevenzione, forte ed incisiva, che deve essere accompagnata dall’educazione che viene dalla scuola e dalla famiglia”.
Secondo le statistiche riferite al 2016 del Piano d’azione contro la violenza sessuale e di genere del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sono ben 870 le chiamate che arrivano al Numero di Pubblica Utilità 1522 dall’Emilia Romagna, ossia il 4,98% del totale nazionale.
“E’ necessario attivare delle politiche sia di protezione per le donne che già subiscono violenza, che di prevenzione per agire sulla cultura degli stereotipi che è terreno fertile per lo sviluppo di comportamenti violenti”, dichiara Susanna Zaccaria, Assessore Pari opportunità e differenze di genere, Contrasto alle discriminazioni, Lotta alla violenza e alla tratta sulle donne e sui minori Comune di Bologna.
La violenza sulle donne riguarda da vicino la nostra società e il nostro tempo, ed è un fenomeno che non può essere né ignorato né sottovalutato. L’Emilia Romagna, cosi come tutte le altre regione italiane, deve saper indirizzare le donne che subiscono violenza, sia essa fisica o psicologica.
“Le statistiche purtroppo non tengono conto di situazioni gravi che non vengono denunciate – sottolinea Elisabetta Scalambra, Consigliera delegata della Città metropolitana di Bologna, con delega allo Sviluppo Sociale, Pari Opportunità e Rapporti con il Consiglio Metropolitano. La vergogna per il rischio di essere giudicate, la paura di ritorsioni o l’incapacità di riconoscere alcune azioni come prevaricanti sono tutte motivazioni che portano a subire passivamente”.
E’ quindi importante che le Istituzioni intervengano sul territorio attraverso azioni concrete che partano dalla scuola e dall’educazione al rispetto dell’altro.
“Il Comando Provinciale dei Carabinieri opera attivamente nell’azione preventiva generata dalla divulgazione e dall’educazione dei giovani – spiega Federico Ruocco, Tenente Colonnello del Comando Provinciale dei Carabinieri – mettendo le proprie capacità a disposizione di scuole e associazioni. Da tempo il Comando ha avviato una serie di iniziative per incrementare le capacità di cogliere prontamente i segnali di situazioni di esposizione, onde poter far intervenire i servizi sociosanitari e, quando previsto, l’Autorità Giudiziaria. D’intesa con la Prefettura di Bologna, con la collaborazione dell’Università di Bologna, di Comune e Città Metropolitana di Bologna, della Regione Emilia Romagna, dei servizi sociali pubblici e delle onlus convenzionate attive nel settore, da diversi anni il Comando Provinciale dei Carabinieri sviluppa specifiche occasioni formative per i propri operatori, cui partecipano le altre Forze di Polizia, i Corpi di Polizia Locale e gli operatori dei servizi sociali pubblici e di volontariato, generando al contempo un continuo scambio informativo e una condivisione di capacità ed esperienze”.
La realtà del territorio dell’Emilia Romagna si mescola con la cultura presente, sempre più eterogenea. “La prospettiva della psichiatria transculturale aiuta ad affrontare e comprendere il tema della violenza contro le donne in Italia e nel mondo, dichiara Ilaria Tarricone, Ricercatrice e Docente di Psichiatria, DIMEC- UNIBO e Psichiatra DSM-DP Ausl Bologna. L’esperienza della clinica psichiatrica fornisce costantemente chiavi di lettura delle dinamiche inter relazionali e dei vissuti attuali e trascorsi che sottendono alla violenza di genere”.
La violenza sulle donne miete anche vittime invisibili, soggetti coinvolti a vario titolo il più delle volte minori, che percepiscono e subiscono a loro volta una violenza familiare.
“Oltre il 70% delle donne che dichiarano di aver subito violenza ha figli, in oltre il 50% dei casi sono minori*, osserva Monia Gennari, Pediatra ospedaliero presso l’U.O di Pediatria d’Urgenza, Pronto Soccorso e Osservazione Breve Intensiva dell’Ospedale S.Orsola. Pur non subendo violenza direttamente assistono a quella del genitore e questo determina nel bambino vari tipi di disturbi come aggressività, inquietudine, comportamenti adultizzati, disturbi del sonno o del comportamento alimentare. Il bambino può sviluppare un senso di colpa, sia per essere stato risparmiato dalla violenza sia per l’impotenza di non riuscire a proteggere la madre”.
Sul territorio sono attive diverse associazioni che con il loro lavoro contribuiscono alla tutela delle donne in difficoltà. In particolare in Emilia Romagna sono presenti, tra Centri antiviolenza e Case delle donne del territorio, 14 associazioni di cui 3 a Bologna (fonte Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna).
“Ogni giorno ci auguriamo che le donne abbiano il pieno rispetto e la considerazione che meritano, afferma Cristina Bignardi dell’Associazione Pace Adesso-Peace Now Onlus. Al di là del preconcetto e del pregiudizio, il modo per attuare un aiuto efficace è quello di mettere al centro la persona, cercare di conoscerla e di entrare in relazione con lei. Attraverso la trasmissione di concetti legati alla cura del sé e della salute propria e dei propri cari, la nostra Associazione fa inclusione sociale entrando in contatto con i bisogni più vasti e disperati”.
Educare al rispetto, aiutare le donne che subiscono violenza con un supporto medico e psicologico, intervenire con l’ausilio di forze dell’ordine dove richiesto: tutte azioni che non dipendono direttamente dalle donne possibili oggetto di violenza. Ma cosa può fare invece attivamente una donna? Può imparare a difendersi, almeno fisicamente.
“Imparare a difendersi – sostiene Moreno Martelli, Maestro di Krav Maga – vuol dire lavorare sulla conoscenza delle situazioni pericolose, su come riconoscerle nella realtà e su come gestirle per evitare lo scontro fisico e verbale. Si lavora su come impostare la propria vita per ridurre il fattore di rischio, adottando atteggiamenti più prudenti e aumentando la soglia di attenzione, e soprattutto su come gestire rabbia, stress, ego e orgoglio. Un’altra parte del lavoro viene poi dedicata alla tecnica, ai colpi e alle parate”.
Ma che cos’è il Krav Maga? E’una disciplina nata in Israele che unisce tecniche di attacco, di immobilizzazione e wrestling. Negli ultimi anni è diventato molto popolare nelle palestre come tecnica di difesa personale.
“Il fenomeno della violenza sulle donne è sempre più dilagante, non c’è giorno in cui gli organi di informazione non debbano occuparsi di femminicidi o di violenze efferate condotte ai danni delle donne. Quando abbiamo dato inizio a questo tour itinerante non avremmo immaginato quanto il fenomeno potesse aumentare e radicalizzarsi sempre più. Codere Italia monitora con grande attenzione i fenomeni che hanno una ricaduta nel Sociale e vuole continuare ad operare in Italia associando sempre la responsabilità sociale con quella d’impresa – dichiara Imma Romano, Responsabile Relazioni Istituzionali di Codere Italia. Siamo una multinazionale quotata in Borsa e operiamo in Italia nel settore dei giochi per conto dello Stato, settore quotidianamente bistrattato e vittima di falsi moralismi, e intendiamo continuare a lavorare secondo quanto facciamo in tutti i Paesi dove siamo presenti, con forte senso di responsabilità sensibilizzando i clienti su temi legati a fatti di cronaca. Il progetto ‘Innamòrati di Te’ vuole rappresentare un importante momento di vicinanza a tutte le donne, che sono oltretutto una parte cospicua della nostra clientela”.
Dopo Bologna, il progetto “Innamórati di Te” continuerà il tour in Italia attraverso le città in cui Codere opera. lp/AGIMEG