Decreto Dignità,il PD fa muro contro stop alla pubblicità. Ma Commissione Affari Sociali boccia la relazione alternativa

Parere contrario al Decreto Dignità e la richiesta che “l’Intesa raggiunta fra Stato e regioni il 7 settembre 2017 fosse parte integrante del provvedimento in esame” per”garantire migliori livelli di sicurezza per la tutela della salute, dell’ordine pubblico e della pubblica fede dei giocatori”. E’ in sostanza quanto prevedeva la bozza di parere alternativo – sottoscritto dagli otto deputati PD della Commissione, capeggiati dall’on. Vito De Filippo – presentata ieri in Commissione Affari Sociali, ma poi respinta.

Nella bozza si sottolineava che “sulla base dei dati in possesso e delle informazioni provenienti dai concessionari, come evidenziato dalla relazione tecnica del provvedimento, gli investimenti pubblicitari e di sponsorizzazione nel settore dei giochi si aggirano complessivamente intorno a 150-200 milioni e che ai fini della stima degli effetti dell’introduzione del divieto totale di pubblicità può ritenersi, con stima presuntiva, che la riduzione del « Giocato » per lotterie e giochi numerici possa stabilizzarsi intorno al 5 per cento mentre avrebbe effetti maggiori per il gioco on line, circa il 20 per cento, escluse le scommesse sportive, mentre per queste ultime la riduzione sarebbe stimata intorno al 5 per cento;

secondo la medesima relazione tecnica, per il gioco online « la pubblicità e la sponsorizzazione rappresentano l’unico modo per farsi conoscere dai giocatori e per distinguersi dagli operatori illegali ed è presumibile quindi che l’applicazione di tali norme possa invece determinare come unico effetto lo spostamento verso il gioco illegale;

il divieto introdotto può rappresentare in concreto un mero spot senza di fatto incidere in maniera sostanziale sul fenomeno della dipendenza e delle sue conseguenze;

nella passata legislatura sono state approvate numerose misure all’interno di diversi provvedimenti, sulla base della scelta di seguire un percorso più rapido, seppure non organico;

la platea dei giocatori si è allargata enormemente e ormai anche giovani, casalinghe e pensionati costituiscono nuove fasce d’utenza da catturare e fidelizzare;

l’aumento della platea dei giocatori ha comportato un innalzamento dei costi sanitari, sociali, relazionali e legali del gioco d’azzardo che crescono in misura proporzionale (in mancanza di rilevazioni e ricerche epidemiologiche precise le « vittime » dirette del gioco d’azzardo, i giocatori patologici, sono stimati nel 2 per cento del totale dei giocatori);

sulla base di questa nuova emergenza, la scelta attuale di inserire misure di contrasto all’azzardo patologico all’interno di un provvedimento di urgenza avrebbe dovuto portare all’adozione di misure più ampie, come l’anticipo della riduzione delle AWP, la sostituzione per rottamazione delle AWP con le AWPR; il dimezzamento dei punti vendita la definizione di un sistema di regole relative alla distribuzione territoriale e temporale dei punti gioco; l’innalzamento del sistema dei controlli, l’aumento del Fondo per il contrasto all’azzardo patologico, maggiori funzioni di controllo agli enti locali; l’utilizzo di un documento d’identità per accedere alle apparecchiature di gioco, in modo di assicurare la tracciabilità e rendere effettivo il divieto per i minorenni e non il semplice divieto di pubblicità, visto che già il precedente Governo aveva avviato un percorso per la drastica riduzione degli apparecchi da gioco”. rg/AGIMEG