Cassazione bacchetta Agenzia delle Entrate: listino FIMAA non va bene per determinare il valore di una ricevitoria

La Quinta Sezione Civile della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso intentato dal venditore e dall’acquirente di una ricevitoria di Milano contro l’avviso di accertamento dall’Agenzia delle Entrate. In sostanza l’Agenzia ha contestato il valore dichiarato nella cessione – per le parti era pari a zero – e lo ha rettificato in oltre un milione e 200mila euro. La Commissione Tributaria Provinciale di Milano prima, e quella Regionale della Lombardia poi hanno confermato la contestazione, ma per la Suprema Corte il valore dell’attività è stato determinato basandosi su dei parametri non idonei. L’Agenzia infatti si era basata sul listino FIMAA, ovvero della Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari. Il listino “è basato su rilevazioni di mercato da un’associazione di agenzie che gestiscono il mercato delle aziende in Milano e provincia” spiega la Cassazione. E commenta, “è ovviamente incontestato che a tali rilevazioni non sia attribuita certificazione di legge”. Pertanto, “la decisione impugnata effettivamente incorre nel vizio d’insufficiente motivazione, non fornendo adeguata spiegazione della ritenuta applicabilità del listino alle ricevitorie del lotto e della attendibilità dei valori in esso esposti”. La Cassazione ha quindi rimesso il ricorso alla Commissione Tributaria Regionale che dovrà riesaminare la questione e determinare nuovamente il valore della ricevitoria. lp/AGIMEG