Cina. Nel 2012 vendite della Lotteria nazionale +20%, è allarme dipendenza

Sono 700 milioni e vivono con un reddito annuale di 4.700 yuan (circa 560 euro) e anche se gli unici giochi legali nel Paese sono due lotterie statali, una per supportare il sistema di welfare e una per lo sport, i cinesi sono molto propensi al gioco. Giocano a tutto e ovunque: dalla lotteria statale alla luce del sole alla clandestinità dei casinò e delle sale da gioco, dagli angoli delle strade con la scacchiera del weiqi o le tessere del mah-jong disposte su banchetti di fortuna, alla rete di siti web adibiti alle scommesse internazionali.

Miliardi di yuan ogni anno confluiscono nel gioco.

Nel 2012 le vendite dei biglietti sono aumentate del 20 per cento e il gioco della lotteria nazionale si è sviluppato talmente tanto che oggi il giro di affari è di 30 miliardi di euro, uno dei più grandi al mondo, secondo solo agli Stati Uniti.

Nei giorni scorsi il Ministero degli Affari Civili ha dichiarato che le vendite dei biglietti della lotteria hanno raggiunto un record nel 2012, per un valore di 151 miliardi di yuan (18 miliardi di euro), e sono cresciute del 18 per cento rispetto all’anno precedente.

Uno studio dei ricercatori della Beijing Normal University ha stimato che i giocatori della lotteria hanno raggiunto quota 200 milioni, di cui 7 milioni sono giocatori cronici e tra questi ben 430 mila hanno manifestato veri e propri risvolti patologici con disturbi ossessivo-compulsivi da dipendenza dal gioco. In Cina i giocatori cronici provengono dal livello basso e medio-basso della scala sociale, il 70 per cento ha un reddito mensile tra i 3-5 mila yuan, e migliorare il proprio status sociale è la motivazione che li spinge al gioco. Sono per lo più uomini (le donne sono solo il 7 per cento dei giocatori ma sono più inclini a diventare dipendenti) e giovani, il 73 per cento di loro ha un’età compresa tra i 26 e i 34 anni.

Changbin Wang, accademico del Macao Polytechnic Institute, ha affermato che il governo dovrebbe frenare il mercato del gioco: “le agenzie governative dovrebbero imporre alcune restrizioni sui tipi di lotterie, sull’età degli acquirenti e sui metodi di commercializzazione”. Più aumentano le vendite dei biglietti, più aumentano i malati, i divorzi, i suicidi e i casi di bancarotta, e in parallelo cresce il potere delle gang mafiose che prestano denaro ai giocatori.

Per Wang Xuehong dell’Università di Pechino i ricavi della lotteria sono così ingenti che per il governo è preferibile chiudere gli occhi davanti allo sfascio sociale prodotto dal mercato del gioco. Il problema imbarazza i dirigenti perché la lotteria ha messo in crisi la Cina e mina la stabilità del Paese. Il paradosso è proprio questo: il gioco, istituzionalizzato a scopo di sostegno sociale, genera più bisogno e impoverisce sempre di più la società. Ammettere anche solo l’esistenza di una crisi consisterebbe implicitamente in un’ammissione di responsabilità, che le autorità negano. Se il problema non esiste, non esistono neanche i giocatori patologici e tantomeno la necessità di aprire centri assistenziali per il recupero dalla dipendenza.

Dal suo debutto nel 1987, il volume complessivo delle vendite della lotteria ha superato i 787 miliardi di yuan (94 miliardi di euro), e il governo ha puntualizzato che più di “253 miliardi di yuan sono finiti nei fondi pubblici per la previdenza, di cui hanno beneficiato centinaia di milioni di persone in tutto il Paese”. Per il Regolamento della Cina in materia di Gestione della Lotteria, il denaro raccolto attraverso le lotterie viene diviso in tre parti: il jackpot, le commissioni di gestione della lotteria e i fondi pubblici. Ogni anno la metà dei fondi pubblici del welfare cinese finisce nella tesoreria del Paese, mentre l’altra metà viene distribuita ai governi locali. Secondo le fonti governative nel solo 2012 le vendite della lotteria, che rappresentano meno dell’1 per cento delle entrate del governo centrale, avrebbero raccolto oltre 46 miliardi di yuan (5,5 miliardi di euro) destinati al finanziamento pubblico, quindi a programmi di assistenza sociale e di beneficenza.