Federippodromi e Sistema Gioco Italia denunciano: a rischio 50 mila lavoratori e 43 ippodromi

L’ippica italiana è un settore in crisi che rischia di chiudere, mettendo a rischio 14.000 lavoratori, che arrivano a 50.000 se si considera l’indotto, 43 ippodromi e, di conseguenza, la sorte di migliaia di cavalli di razza impiegati nelle corse e spesso ospitati nelle stesse strutture degli ippodromi.
La drammatica situazione è frutto di un’inspiegabile comportamento delle Istituzioni e, in particolare, del Ministro Catania che da dodici mesi sta affrontando questa drammatica situazione in maniera totalmente sbagliata. “Non si è affrontata l’emergenza denunciando con lealtà e chiarezza la reale situazione, non si è proposto né sostenuto un progetto di riforma credibile e concreto” – ha denunciato Tomaso Grassi, presidente di Hippogroup e consigliere di Federippodromi. – “Fin dall’inizio del 2012, constatato il cattivo utilizzo dei fondi del d.l. 185 del 2008 (trasformato nel 2009 in legge n. 2) che avevano consentito la sopravvivenza dell’ippica per circa quattro anni (nel corso dei quali sono peggiorati tutti i parametri economici e tecnici), è stato chiaro che senza una sostanziale riforma del settore non vi sarebbe stato nessun ulteriore finanziamento e quindi nessuna speranza di continuità. Nell’art.10 del d.l. convertito in legge n.16 del 2 marzo 2012 il Ministro ha fatto proposte insufficienti, irrealizzabili e in sostanza prive di una concreta progettazione che facesse intravedere un possibile successo, tanto è vero che sono state quasi tutte bocciate dal Consiglio dei  Ministri.”

Negli ultimi anni le risorse disponibili per il settore si sono ridotte del 50% passando dai circa 400 milioni del 2006 – generati esclusivamente dal gettito delle scommesse ippiche che rendevano il settore completamente autosufficiente – ai 240 milioni previsti per il 2012 (comprensivi di un finanziamento pubblico ex d.l. 185 ridotto a 40 milioni rispetto ai 150 previsti dalla legge stessa). Quest’anno, inoltre, non è stato ancora erogato il fondo di 35 milioni di euro, già approvato dalla legge n. 44 del 26 aprile 2012.
L’ippica sta pagando anche la mancanza di punti di riferimento istituzionali. L’Unione per l’Incremento delle Razze Equine (Unire), ente incaricato dal 1932 di amministrare il settore, è stato trasformato nel 2011 in Agenzia per lo Sviluppo del Settore Ippico (ASSI). Quest’ultima, tuttavia, nell’agosto del 2012 è stata soppressa e le sue funzioni trasferite al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e all’Agenzia delle dogane e dei Monopoli.
A tali passaggi formali non è ancora corrisposta una specifica presa in carico delle responsabilità gestionali del settore sia per stimolare l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato affinché riveda e rilanci il prodotto “scommessa ippica” sia per il regolare pagamento dei premi vinti dagli operatori e dei corrispettivi agli ippodromi per l’organizzazione delle corse, fermi al mese di maggio e senza precise assicurazioni sui tempi definitivi d’incasso.

In questo contesto Federippodromi e Sistema Gioco Italia chiedono un aumento temporaneo delle risorse erogate al settore per garantirne la sopravvivenza nel breve periodo, ma soprattutto che la sua gestione sia affidata agli imprenditori dell’ippica  e che siano sostenuti per un limitato periodo di tempo con finanziamenti pubblici decrescenti, affinché possano rilanciare l’ippica e puntare al ritorno alla sua completa autosufficienza economica entro il 2018.

Il rilancio dell’ippica può passare solo attraverso un progetto che rivoluzioni il sistema e lo porti all’efficienza attraverso criteri imprenditoriali che ne valorizzino i punti di forza.” – ha commentato Massimo Passamonti, presidente di Sistema Gioco Italia – “Le potenzialità ci sono perché abbiamo impianti di buon livello e allevamenti di prim’ordine. Come Confindustria abbiamo deciso di appoggiare questo progetto perché crediamo sia un segno concreto della volontà degli imprenditori di voltare pagina; ci aspettiamo dalle Istituzioni un atto di fiducia.”

Per affrontare l’emergenza, Federippodromi, che raggruppa i principali ippodromi italiani di galoppo e di trotto, e Confindustria Sistema Gioco Italia, la federazione di filiera dell’industria del gioco e dell’intrattenimento, chiedono l’approvazione della legge delega e la sua rapida attuazione mediante apposito decreto legislativo. La legge delega prevede il rilancio dell’ippica attraverso la privatizzazione della gestione operativa del settore e una riforma nella raccolta delle scommesse che porti a maggiori giocate anche tramite l’aumento delle percentuali di vincita (payout) per i giocatori.

“L’idea, inserita nel disegno di legge n. 5291 al momento in attesa di approvazione da parte del Senato, prevede” – come ha ricordato da Enrico Tuci, rappresentante degli allevatori aderenti al progetto di Confindustria – “un rilancio complessivo del “prodotto ippica”sia attraverso l’adeguamento degli ippodromi italiani agli standard delle strutture europee in termini di qualità delle competizione e dell’accoglienza del pubblico e degli operatori, sia attraverso una riqualificazione del sistema sportivo che preveda la selezione dei protagonisti, la revisione della giustizia sportiva, il rilancio del prodotto corsa “.

Per ottenere le risorse necessarie al settore è necessaria quindi una riforma, purtroppo solo annunciata da oltre un anno, della raccolta delle scommesse che preveda una riduzione del prelievo erariale e un aumento della quota di vincite riservata agli scommettitori; in questo modo sarà possibile un incremento delle giocate, in calo irreversibile dal 2006 soprattutto a causa della dissennata discriminazione posta in essere da AAMS . eg/AGIMEG