Gratta & Vinci: intervento del Servizio Bilancio del Senato mette a rischio concessione che finora ha garantito il massimo livello di sicurezza e controllo e che permetterebbe allo Stato di avere una immediata copertura per interventi di spesa importanti

Nuovi impegni di spesa da coprire da parte del Governo ma anche dubbi su come reperire i fondi. Il Servizio Bilancio del Senato, esaminando il Decreto Fiscale, ha chiesto un maggiore approfondimento rispetto alla relazione tecnica relativa alla proroga della concessione del Gratta & Vinci. Una proroga prevista dalla normativa e che fa confluire nella casse dello Stato 800 milioni di euro. I dubbi espressi Servizio Bilancio del Senato sembrano però avere poco fondamento, visto che la faccenda appare più chiara e semplice di quanto prospettato. In tal senso Agimeg ha interpellato un importante studio legale di Roma per fare chiarezza sull’argomento.

Il Servio Bilancio evidenzia che la relazione tecnica e gli atti citati non menzionano l’obbligo di versare 800 milioni in caso di rinnovo della concessione e non chiariscono se la somme di 800 milioni versata all’avvio della dell’affidamento copra anche il prolungamento per altri nove anni

Basta leggere l’articolo 20 del DL 148 che autorizza il rinnovo e che lo stesso può avvenire solo con gli stessi termini e condizioni del precedente incluso, nel caso in esame, il pagamento di una somma pari all’importo pagato nel 2010. Senza il versamento di tale importo si sarebbe trattato di una proroga non onerosa, non consentita né dal diritto interno né dal diritto comunitario. Lo stesso articolo impegna anche l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli a garantire che il pagamento di tale importo venga anticipato in parte al 2017 (50 milioni) e in parte al 2018 (750 milioni)

Sempre il Servizio Bilancio ha chiesto, nella sua nota, di approfondire se il pagamento di 800 milioni di euro, soprattutto perché anticipato rispetto alla scadenza del 2019, possa essere inteso come imposizione di un nuovo onere sopravvenuto per l’affidatario

Rispetto a tale osservazione si osserva che la rinnovabilità della concessione era prevista ad origine non solo dalla concessione ma anche dall’articolo 21, commi 3 e 4, del D.L. 78 del 2009 (recante le regole oper la gara europea). Considerato quindi che il rinnovo deve avvenire a parità di termini e condizioni economiche, appare ovvio come il pagamento di un nuovo importo pari a 800 milioni di euro non possa in nessun caso essere valutato come un nuovo onere sopravvenuto per l’affidatario”.

Un’altra richiesta di chiarimenti ha riguardato la considerazione se: ”vi fossero elementi per qualificare la prosecuzione del rapporto come nuova concessione”. Insomma un chiarimento circa l’esclusione del rischio di contenziosi, per eventuali profili di contraddittorietà, con il diritto interno e comunitario.

Il concetto base di tutto è che non si tratta e non si può trattare di una nuova concessione, per la ragione che il rinnovo della medesima è espressamente previsto e normato dalla fonte primaria (legge 102/2009), dagli atti della gara pubblica europea espletata nel 2010 e dalla convenzione di concessione attualmente in vigore. Proprio tali elementi escludono che possano sorgere contrasti con il diritto interno e comunitario: la certezza del diritto, la trasparenza e la non discriminazione sono principi che, nel caso in esame, trovano le loro fondamenta in previsioni di legge, di gara e di contratto perfettamente pubbliche e trasparenti ex ante a tutta la platea dei possibili interessati all’affidamento”.

Il Servizio Bilancio segnala che “l’anticipazione della decisione di rinnovo impedisce di porre sotto esame un periodo significativo del rapporto concessorio in essere in relazione al quale non si può escludere il sopravvenire di diverse valutazioni” o “di criticità nello svolgimento del rapporto”. Inoltre si fa notare come la relazione non fornisca elementi per escludere altre opzioni normative, quali una nuova gara con pluralità di concessionari né al fine di permettere la valutazione di un adeguamento dell’aggio o dell’una tantum.

C’è da dire che in qualsiasi rapporto lavorativo, una osservazione durata 7 anni avrebbe già fatto emergere ogni tipo di criticità, cosa che non è avvenuta nella gestione di Lottomatica. In tal senso vale la pena ricordare che lo stesso operatore aveva già gestito la concessione a seguito della gara precedente e quindi era facile ipotizzare che tutte le eventuali criticità fossero state già risolte.  La decisione di rinnovo è stata presa per almeno una ragione evidente, ovvero che solo attraverso una decisione anticipata lo Stato avrebbe potuto richiedere al concessionario il pagamento anticipato (nel 2017/2018) rispetto alla scadenza del 2019 di un importo pari alla medesima una tantum pagata nel 2010 (800 milioni di euro).  Circa le valutazioni rispetto ad altre scelte normative possibili, quale quella della gara con un modello multi provider che viene avanzata dal Servizio Bilancio, pur ricordando che non spetta al Servizio Bilancio esprimere valutazioni su scelte di politica normativa, si segnala che il modello del concessionario esclusivo è adottato per le lotterie istantanee da tutti i paesi del mondo senza eccezioni. Si tratta dell’unico modello concretamente perseguibile in questo tipo di concorso, visto che con un unico concessionario è possibile gestire efficacemente l’evoluzione della gamma dei prodotti, la comunicazione e la pubblicità, la corretta distribuzione delle vincite sul territorio, gli indispensabili livelli di sicurezza e la “circolarità” del pagamento delle vincite su qualsiasi punto vendita del territorio nazionale. Per quanto concerne la revisione dell’aggio o dell’una tantum, anche in questo caso il rinnovo deve essere obbligatoriamente disposto nel medesimi termini dell’affidamento precedente. Tutto questo senza tenere conto delle mutate condizioni di mercato che hanno portato, nel periodo preso in considerazione, ad una maggiore competizione nel mercato dei giochi, con i relativi rischi di calo della raccolta e quindi dell’aggio percepito”.

Insomma l’intervento del Servizio Bilancio mette a rischio una concessione che finora ha garantito il massimo livello di sicurezza e controllo e che permetterebbe allo Stato di avere una immediata copertura per interventi di spesa importanti. Un rischio che si può evitare, come ben evidenziato nell’intervista, semplicemente tenendo conto della normativa esistente. es/AGIMEG