Paola Vinciguerra (Eurodap) al convegno CESE: “Contro il gioco compulsivo necessaria la prevenzione. Bene limiti alla pubblicità del gioco online”

”I ‘malati’ di gioco d’azzardo online aumentano con la crisi, per una sorta di ricerca di riscatto e speranza attraverso il gioco, ma la cura per loro arriva troppo tardi”. Lo afferma Paola Vinciguerra, presidente dell’Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico (Eurodap) oggi a Bruxelles per intervenire al convegno “Verso il gioco d’azzardo on-line sicuro e regolamentato: utopia o realtà?”organizzato dal Comitato Economico e Sociale Europeo. “Secondo i dati, rileva, il 54% degli italiani ha giocato almeno una o più’ volte ai giochi d’azzardo. Di questi l’1,5%, circa mezzo milione di persone, ha sviluppato una vera e propria patologia legata al gioco. Da sempre, il gioco d’azzardo ci attira con la promessa di una “vincita facile”; con la crisi sono sempre di più le persone che cadono in questa trappola: la sensazione di precarietà ci rende più fragili di fronte all’illusione della fortuna”. L’identikit del giocatore non è più quella di una volta, ma prende le sembianze di ognuno di noi. La malattia del gioco d’azzardo è aumentata in modo esponenziale, soprattutto con l’online che ha infatti fatto perdere quei freni inibitori che sono presenti nel gioco dal vivo – ha detto Paola Vinciguerra – Di questo fenomeno allarmante se ne sta occupando l’Unione Europea perché bisognerà dare risposte sovranazionali, visto il dilagare del gioco online”. La dottoressa Vinciguerra appronta anche il tema della pubblicità “Ci sono due tipi di pubblicità: c’è una pubblicità che rappresenta il gioco come un comportamento normale, ludico, e ne annulla la pericolosità; c’è un altro tipo che punta invece all’adescamento, ad esempio online con messaggi di giocate gratuite ed inviti ad entrare in una dimensione dove c’è assenza economica e la perdita è annullata. C’è poi il preoccupante sviluppo, troppo veloce, del gioco d’azzardo su Internet che ci toglie tutti i deterrenti che, invece, abbiamo nella realtà: non dobbiamo uscire per raggiungere il posto dove giocare e non dobbiamo avere un confronto con altre persone né con il denaro. Infine, ci sono i fattori ambientali legati alla grossa crisi economica che stiamo attraversando che sviluppa un forte senso di precarietà, ansia e stress. Queste sensazioni comportano uno stato di pericolo che ci porta a cercare altre fonti di guadagno. Se poi ci sentiamo depressi e senza stimoli, è più facile che restiamo intrappolati negli stimoli del gioco perché siamo più deboli e, spesso, non abbiamo le possibilità economiche per passare la serata in un altro modo. Prima il giocatore era una tipologia di persona ben precisa ed era facile riconoscerlo, oggi giocano tutti: pensionati, giovani, casalinghe. Ormai il gioco è alla portata di tutti sia perché dilaga su Internet sia perché è facile trovare i gratta e vinci dal tabaccaio e il bingo sotto casa”.

 

Come arginare il fenomeno

 

“Sicuramente è necessaria una maggior regolamentazione sulla pubblicità e sull’età di accesso” spiega la dottoressa Vinciguerra “Nel gioco online non si dovrebbe permettere a chiunque di accedere ai data base; bisognerebbe verificare l’età e, soprattutto, imporre limiti ai budget. In ambito nazionale noi insieme all’Unione Nazionale Consumatori abbiamo condotto una campagna e promosso un provvedimento sulla pubblicità del gioco d’azzardo che è stato accolto dalla Camera. Abbiamo bisogno di elaborare linee guida generalizzate e condivise a livello europeo”. La presidente dell’Eurodap suggerisce anche una ipotesi di prevenzione. “C’è molto da fare sull’educazione e sulla presa di coscienza sull’utilizzo di internet. La cura è molto importante ma spesso con è precoce perché i giocatori negano il problema, sono bravissimi a dire le bugie come tutte le persone ossessivo-compulsive. Sostengono, inoltre, di essere assolutamente in grado di smettere quando vogliono. Questo atteggiamento non permette di poter accedere alla cura se non quando la compulsivita’ ha ormai invaso quasi la totalita’ del quotidiano e la presenza dei sintomi e’ evidentissima”.Sul piano dell’educazione c’è molto da fare e non basta dire che “bisogna giocare responsabile”. Purtroppo dietro il gioco d’azzardo c’è tutto un mondo che ha cercato di aprire spazi a livello imprenditoriale”. ”Lo stato di dipendenza altera la nostra attivita’ cerebrale. Quando si vuole curare un malato di gioco d’azzardo non si tratta di modificare il suo comportamento ma alcuni suoi circuiti cerebrali che si sono organizzati nel tempo in modo disfunzionale – conclude – e in questo tipo di patologie la prevenzione e’ fondamentale” conclude.

 

 

cd/AGIMEG