Il Messaggero, Morando (vice Ministro Economia): “Possibile abbassare il prelievo delle slot e aumentare tassazione online”

Tassare un po’ meno le slot machine e aumentare invece il prelievo sul gioco on line. Ad aprire a questa possibilità, è stato il vice ministro dell’Economia, Enrico Morando, durante la discussione generale sulla “manovrina” di correzione dei conti pubblici. Un provvedimento con il quale il governo ha fatto salire il prelievo unico erariale, il cosiddetto Preu, dell’1,5% sulle vecchie macchinette (le Awp), portandolo al 19% e dello 0,5% sulle nuove Videolotterie. Una misura contro la quale hanno protestato duramente i gestori. La loro associazione, la Sapar, ascoltata in Commissione durante il ciclo delle audizioni, ha sottolineato come l’incidenza della tassazione sulle slot, già al 61,6%, con le nuove norme rischi di salire fino a sfiorare il 70%. Un peso insostenibile in un settore nel quale operano 6.500 aziende che danno lavoro a 300 mila lavoratori. E questo, ha sottolineato Sapar, a fronte di altri segmenti del gioco, come quello on line, in cui la raccolta ha ormai superato i 15 miliardi di euro contribuendo però alle casse dello Stato con soli 102 milioni. Se questo contributo viene rapportato alla spesa effettiva dei giocatori (eliminate dunque le vincite), è pari solo al 20% di quanto scommesso effettivamente. «La manovra*, ha sottolineato il presidente di Sapar, Raffaele Curcio, «presenta una disparità di trattamento ingiustificabile, riconosciuta anche dal Parlamento». Ed in effetti questa posizione è stata sposata anche dal presidente della Commissione bilancio, Francesco Boccia. «In sede di conversione della manovrina», è la linea, «dobbiamo aprire una discussione seria sui giochi online e sul riordino dell’intero comparto. La proposta del governo trasmessa al Parlamento in questo testo base», ha aggiunto Boccia, «è completamente sbilanciata sulla tassazione degli operatori che hanno il maggior numero di occupati e agiscono nel rispetto delle regole». Il fronte di chi vuol spostare una parte delle tasse dal “fisico” al “virtuale”, insomma, è largo. Eppure, nonostante le aperture di Morando e di Boccia, la strada non è in discesa. Nell’online la tassazione è calcolata sul “margine”, su quanto cioè rimane nel cassetto una volta pagate le vincite. La raccolta è di 15,2 miliardi, le vincite pagate sono state nel 2016 14,7 miliardi. Sui circa 500 milioni che sono rimasti è stata applicata l’aliquota del 20% che ha restituito i 100 milioni circa all’erario. Secondo una recente ricerca di Copenhagen Economics, tuttavia, aumentare l’aliquota sull’online rischia di spostare una fetta consistente del gioco legale verso i siti esteri illegali. Anche perché nel mondo virtuale non ci sono grandi barriere allo spostamento. Copenhagen Economics – si legge su Il Messaggero – sostiene che se la tassazione è tra il 15% e il 20%, tra l’88% e il 95% dei giocatori si rivolgono al mercato legale. Se l’aliquota sale oltre il 45% i giocatori che usano siti leciti, possono ridursi fino al 52%. Come è accaduto, per esempio, in Francia, dove la tassazione è salita al 45% e il gioco legale on line è crollato a poco più del 50%. Certo, c’è anche un altro fronte a cui qualcuno, come il presidente della Commissione finanze della Camera, Maurizio Bernardo, guarda: quello della tassazione anche del gioco sui siti illegali. Una proposta in questa direzione è già arrivata dal direttore dell’Osservatorio delle politiche fiscali di Eurispes, Giovambattista Palumbo. L’idea sarebbe di utilizzare una delle declinazioni di web tax, quella che prevede ritenute alla fonte sui pagamenti. lp/AGIMEG