Cge: le restrizioni sui giochi in Germania sono compatibili con la Ue

La normativa in materia di gioco della regione autonoma del Land Schleswig-Holstein  non pregiudica la coerenza della politica più restrittiva seguita negli altri Länder tedeschi. È quanto ha stabilito la Corte di Giustizia europea in merito a una questione sollevata da un bookmaker online che operava in Germania, con un sito in lingua tedesca, sulla base di una licenza concessa dalle autorità di Gibilterra al quale era stato intimato di sospendere le attività in Germania.
Il divieto di organizzazione e di pubblicità dei giochi d’azzardo tramite Internet nella quasi totalità dei Länder può risultare proporzionato agli obiettivi di interesse generale che esso persegue. La Corte ricorda che il divieto di organizzazione e di promozione dei giochi d’azzardo in Germania costituisce una restrizione alla libera circolazione dei servizi, tuttavia tale restrizione può essere giustificata per motivi di interesse generale come quelli indicati nella normativa tedesca. In secondo luogo, la Corte rileva che, anche ammettendo che la disciplina più permissiva dello Schleswig-Holstein abbia potuto nuocere alla coerenza della politica proibizionistica adottata dagli altri Länder, l’applicazione di tale normativa liberale è stata limitata, nel tempo, a meno di 14 mesi e, nello spazio, a un solo Land. Pertanto, l’esistenza limitata nel tempo di norme più permissive nel Land Schleswig-Holstein non rimette in discussione in modo grave l’idoneità delle restrizioni applicabili negli altri Länder a realizzare gli obiettivi di interesse generale perseguiti. La Corte afferma dunque che gli altri quindici Länder non erano tenuti a cambiare la loro normativa in detta materia per il solo fatto che un Land isolato aveva adottato per un periodo di tempo limitato una politica più liberale.
La decisione finale sulla vicenda, dopo che la Corte ha espresso il proprio orientamento, passa adesso ai giudici nazionali, visto che il rinvio pregiudiziale consente ai giudici degli Stati membri, nell’ambito di una controversia della quale sono investiti, di interpellare la Corte in merito all’interpretazione. cz/AGIMEG