Eventi, Codere: oggi, per il primo appuntamento del 2017, il progetto itinerante “Innamórati di Te” fa tappa a Lecce

Per il primo appuntamento del 2017, Codere Italia – multinazionale che opera nel settore del gioco legale – sceglie la Puglia, portando a Lecce, presso le Officine Cantelmo, il progetto itinerante “Innamòrati di Te”. La quinta tappa dell’evento, partito a giugno 2015, vuole sensibilizzare l’opinione pubblica a una maggiore attenzione e rispetto verso le donne. Attraverso il racconto di storie di violenza, abusi e maltrattamenti, e con gli interventi di esponenti delle forze dell’ordine, avvocati penalisti, rappresentanti di associazioni locali, medici, psicoterapeuti ed esperti della materia, l’incontro si pone come un momento di riflessione su temi come il femminicidio, la violenza fisica e psicologica. La Puglia purtroppo è una delle Regioni che ha registrato un incremento dei casi di violenza contro le donne, sia per quanto riguarda le discriminazioni, le violenze domestiche e sessuali, sia per i casi più estremi di femminicidio. Nell’ultimo anno il femminicidio ha avuto un incremento del 46%: dai 6 casi del 2015 si è passati agli 11 del 2016, cui si aggiungono 21 episodi (con un incremento del 50% rispetto all’anno precedente) di tentato femminicidio. (Dati ricerca Istituto Demoskopika). Recentissimo è anche l’appello lanciato dall’indagine regionale effettuata dai Servizi Sociali con il supporto dell’Osservatorio regionale delle Politiche sociali, che ha rilevato un’altissima percentuale di bambine e ragazze minorenni prese in carico dai servizi sociali. I rischi più elevati sono in famiglia, dichiara l’indagine, dove avvengono 8 abusi su 10. Tra le donne che si rivolgono ai centri antiviolenza pugliesi, oltre il 65% sono minorenni. I dati a disposizione ci dicono da tempo che le violenze si consumano non solo in ambienti caratterizzati da condizioni economico-sociali degradate, ma anche in situazioni di ricchezza e benessere. Un comune denominatore che si riflette anche sull’atteggiamento che accompagna la donna-vittima quando viene aiutata. “Spesso accade che il primo ad affrontare un evento in cui viene soccorsa la vittima di una violenza di genere sia il soccorritore del 118, che si trova di fronte una persona in atteggiamento difensivo e poco collaborante, spiega Maurizio Scardia, Medico Anestesia e Rianimazione, Direttore DEU 118, Asl Lecce. La donna ha grande paura del contatto con chiunque e presenta reazioni scomposte, nervose e con un atteggiamento di autoprotezione con le braccia chiuse e il capo chino”. L’Osservatorio In Quanto Donna evidenzia 18 casi di femminicidio avvenuti in Puglia negli ultimi anni. Ricordiamo: Anna Costanzo, la costumista del Teatro dell’Opera di Bari, uccisa dall’ex che si era intrufolato in casa di nascosto; Anna Maria Curci, 50 anni, uccisa dall’amante perché era rimasta incinta; Ilaria Pagliarulo, 20 anni, uccisa dal convivente con un colpo di pistola e lasciata morire dissanguata; Santa Scorsese, uccisa dal ragazzo che la molestava da anni e Maria Pia Labianca, studentessa universitaria, uccisa dal fidanzato ed abbandonata in un casolare nella provincia di Bari. Nella provincia di Lecce, il caso di Rita Paola Marzo, parrucchiera di 41 anni e mamma, uccisa con un colpo di pistola nel 2015 dal marito da cui si stava separando. Un altro caso di questa terra è quello di Carmela Cirella, una ragazzina di 13 anni che fu rapita, drogata e violentata da cinque uomini. Dopo averli denunciati, da vittima Carmela divenne bersaglio di commenti e giudizi addirittura da parte del giudice, che la offese durante il processo e la ritenne colpevole dell’accaduto, senza procedere ad alcun accertamento. Dopo questa udienza, la ragazzina si è suicidata gettandosi dal settimo piano di un palazzo. Gli autori dello stupro sono stati condannati solo nel 2014 (dopo 8 anni di processo durante i quali sono rimasti liberi) alla pena di 10 anni di carcere, ma nessun provvedimento è stato preso nei confronti del giudice che la offese. Carmela è quindi un simbolo forte di questa terra. “Va parecchio di moda utilizzare il termine femminicidio – sottolinea Maria Antonietta Labianca, Avvocato penalista e Vice Presidente A.D.G.I. Associazione Donne Giuriste Italia. Giornali e televisioni fanno ricorso a questa parola per descrivere la dolosa uccisione di donne per mano di persone di sesso maschile e, fin troppo spesso, per ragioni sentimentali. Spesso i media utilizzano espressioni come “delitto passionale”, quasi a voler giustificare l’omicidio di una donna per opera di un uomo, collegandolo al sentimento dell’amore e a ciò che da esso ne scaturisce. Nulla di più sbagliato, perché il femminicidio è e resta un vero proprio omicidio. La legge contro la violenza di genere – continua Labianca – persegue tre obiettivi principali: prevenire i reati, punire i colpevoli e proteggere le vittime. Con l’introduzione nel 2009 del reato di stalking e con la legge sulle ‘Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere’ del 2013 sono stati rafforzati la tutela giudiziaria e il sostegno alle vittime, con una serie di aggravanti – come la relazione affettiva – e la possibilità di permessi di soggiorno per motivi umanitari per le vittime straniere di violenza”. Il quadro complessivo è purtroppo quello di una regione in cui le donne sono ancora relegate al ruolo domestico, spesso assoggettate alla figura maschile e dunque più facili vittime di violenze da cui faticano ad uscire. “Sono profondamente convinta che per arginare il fenomeno della violenza di genere sia necessario incidere sulla cultura della società, proprio attraverso la formazione delle generazioni future a partire dalla giovane età con lo scopo di indurre i concetti di uguaglianza e di non discriminazione – sostiene Antonella Pappadà, Avvocato civilista, Comitato Pari Opportunità Ordine Avvocati di Lecce, Socia di A.D.U. (Associazione Avvocati per i diritti Umani) – fornendo loro anche gli strumenti per riconoscere per tempo l’amore malato e i mezzi per difendersi. Il tutto attraverso un linguaggio decodificato dei testi normativi”. Sul territorio della Puglia sono attive decine di associazioni, che con il loro lavoro contribuiscono alla tutela delle donne in difficoltà, affiancando le iniziative portate avanti dalle amministrazioni locali. “A Lecce siamo arrivate nel 1974 – racconta Carmela Scippa Stefanizzo di Soroptimist Lecce – grazie ad un gruppo di signore che si sono riconosciute nei valori dell’associazione non profit Soroptimist nazionale. Uno dei progetti portati avanti è “Una stanza tutta per sé”, un luogo sereno ed accogliente nel quale le donne vittime di abusi e violenze possono raccontare la loro storia, con tranquillità e senza paura. In Italia sono state realizzate circa 50 stanze per l’ascolto, e dove tale realizzazione non è stata possibile, si sono dotate le Forze dell’ordine di postazioni mobili. A Lecce a dicembre dello scorso anno è stata inaugurata “Una stanza tutta per sé” presso la Caserma dei Carabinieri, ed il nostro più grande grazie va all’Arma ed al Comandante Zanchi che di questo progetto è stato coprotagonista. Un altro importante progetto è quello dell’Aula protetta per l’ascolto dei minori. Acclarata la mancanza presso molti tribunali di aule per l’ascolto protetto dei minori, il Soroptimist nazionale si è fatto carico di realizzarle. L’attività che svolgiamo – conclude – da un punto di vista giuridico potremmo qualificarla come un vero e proprio esempio di sussidiarietà, come previsto dall’art.118 comma terzo della Costituzione”. I centri antiviolenza attivi in Puglia sono ad oggi solo 24. A Lecce e provincia ne risultano 5, di cui 3 privati e 2 pubblici. “Il contrasto e la prevenzione della violenza sulle donne e i minori è per la Regione Puglia una priorità su cui intervenire con politiche ad hoc che garantiscano una copertura territoriale di servizi, dichiara Paola Gabrieli, Assistente Sociale e coordinatrice centro antiviolenza Cav Malala. La violenza di genere, e tutte le forme di molestie e di sfruttamento sessuali, incluse quelle che risultano dal pregiudizio culturale e dal traffico internazionale, sono incompatibili con la dignità e il valore della persona umana, e perciò devono essere eliminate. La prima causa della violenza maschile sulle donne, che non è solo fisica ma anche psicologica ed economica, sta nella discriminazione che le donne subiscono a causa della cultura patriarcale dominante. I recenti dati di cronaca, relativi ad azioni violente compiute contro le donne e per lo più da parte di un uomo legato a lei da vicoli di sangue o di parentela, rivelano come, ancora oggi, la violenza di genere sia un fenomeno le cui motivazioni nascono da lontano”. Ma quando ci si trova in una situazione di aggressione reale cosa si può fare? Negli ultimi anni sono molte le donne, e non solo, che si sono rivolte ai corsi di krav maga. “Si tratta di un sistema di difesa personale e combattimento corpo a corpo nato in Israele, osserva Fernando Colaci, Istruttore di Protezione e Difesa Personale di Krav Maga. Con tecniche semplici ed efficaci, che ben si coniugano a tutti i praticanti a prescindere dal sesso e dall’età, i cosiddetti corsi di antiaggressione femminile difesa e sicurezza donna hanno lo scopo primario di accrescere la sicurezza interiore e l’autostima di ciascuna allieva. L’acquisizione di una sicurezza interiore ed esteriore rende consapevoli dei pericoli che la vita quotidiana potrebbe presentarci, misurandoci con la giusta paura ed essere consci di cosa non fare e fare nelle aggressioni o molestie. Argomenti correlati sono la prevenzione, il piano di fuga, la difesa passiva, ecc.”. All’incontro partecipa anche Valeria Pastorelli, Vice Prefetto aggiunto-Prefettura di Lecce. Dopo Lecce, il progetto itinerante “Innamórati di Te” arriverà anche nelle altre città dove Codere opera. Tutti gli incontri sono aperti al pubblico. cdn/AGIMEG