Casinò: gestione Campione d’Italia, socio unico in arrivo

“Stiamo valutando come liquidare i soci e a breve prenderemo una decisione”: sarà l’ultimo atto dell’ormai vetusta società di gestione del Casinò Campione d’Italia, quella di cui l’Amministrazione comunale dell’exclave detiene la maggioranza relativa delle quote spartite per il resto tra le Province di Como e di Lecco (e da ultimo di Varese) e le Camere di commercio dei due capoluoghi lariani. Enti già in progressiva ritirata quando una norma di legge ha stabilito il raggiungimento dell’obiettivo perseguito dal Comune di diventare socio unico della casa da gioco: “Un obiettivo centrato – dichiara Marita Piccaluga, sindaco di Campione d’Italia – ponendoci nelle stesse condizioni degli altri municipi, Sanremo e Venezia, e della Regione Valle d’Aosta, che possiedono un casinò”. L’atto costitutivo della nuova società, aggiunge Piccaluga, è stato inviato a Roma, al vaglio del Ministero dell’Interno: “Stiamo aspettando che i funzionari dicano la loro, entro luglio contiamo di avere una risposta affermativa, fermo restando che siamo pronti ad effettuare le modifiche che ci fossero eventualmente richieste”. A chi ha obiettato che nell’atto costitutivo i 120 mila euro di capitale sociale sono una cifra esigua, il sindaco risponde che la nuova società si doveva costituire entro il 28 febbraio e “in tempi così stretti ci è stato consigliato di attenerci, per il momento, al minimo di capitale sociale richiesto dalla legge. Ci rendiamo conto che può sembrare, anzi forse è troppo basso, ma se necessario siamo pronti ad aumentarne l’entità. Tra le ipotesi allo studio c’è anche il possibile conferimento della proprietà dell’immobile – l’imponente sede progettata dall’architetto Mario Botta – per il quale il Comune ha ancora da pagare 84 milioni di franchi svizzeri di mutuo, e allora sarebbe il Casinò a farsene carico”.

Una gestione del Casinò affidata al Comune come socio esclusivo dovrebbe consentire, oltre alla snellezza operativa, un risparmio consistente della quota di spettanza comunale dei proventi della casa da gioco che oggi è tenuta al versamento fisso di oltre 49 milioni di euro all’anno. “Ma – anticipa il sindaco – abbiamo intenzione di approntare, e presentare al più presto all’approvazione del Consiglio comunale, una nuova bozza di convenzione: il fabbisogno attuale del Comune, infatti, tenendo conto che non riceve trasferimenti statali, che sono già stati apportati tagli alle spese per circa 20 milioni di franchi e che non esistono altre significative risorse finanziarie nella piccola realtà campionese, si aggira sui 33,3 milioni di euro”. Un atteggiamento che si colloca nella linea del Comune che, come ricorda Piccaluga, “negli ultimi anni ha sostenuto in tutto e per tutto la casa da gioco con l’obiettivo fondamentale di salvaguardare i posti di lavoro”.

Intanto, nonostante la crisi si sia fatta sentire inducendo i dipendenti ad adottare un contratto di solidarietà biennale, il Casinò “sta tenendo molto bene sia come ingressi sia come quota di mercato, considerando il difficile momento economico e l’apertura in tutta Italia delle sale Vlt che si aggiungono alla concorrenza dei tre casinò ticinesi: è un buon risultato – a giudizio del sindaco – del quale va dato merito all’amministratore delegato Carlo Pagan che si sta impegnando anche per offrire sempre novità alla clientela”. Ne sono “esempi recenti il Campionato europeo dei croupier e l’Italian poker tour, il torneo che ha convogliato a Campione d’Italia 2.490 giocatori”.

Con il Comune socio unico cambierà anche la governance della casa da gioco, con un amministratore unico al posto dell’attuale Consiglio di amministrazione: “L’abbiamo già – avverte Marita Piccaluga – ed è l’amministratore delegato attuale, Carlo Pagan”.

Resta però aperto il progetto “Verve”, l’apertura di sale da gioco fuori Campione d’Italia d’intesa con un autorevole partner, ma il sindaco si astiene da commenti: “Sono scelte ancora di competenza del Consiglio di amministrazione in carica, però non si può non notare che se in Svizzera sono venti i casinò aperti, non ci sono slot machine disseminate nei locali pubblici come succede invece in Italia dove in materia di gioco è stata fatta una scelta diametralmente opposta”. lp/AGIMEG