Operazione “Game Over”, Polizia di Stato: i centri scommesse coordinati da agenti di zona che rispondevano ai masters territoriali

L’imprenditore finito in manette Benedetto Bacchi – rende noto la Polizia di Stato svelando i dettagli dell’Operazione “Game Over” – grazie alla sua capacità di stringere accordi particolarmente vantaggiosi con Cosa Nostra, era riuscito a creare un modello aziendale, tanto efficiente quanto illegale, forte di più di settecento agenzie di scommesse in tutto il territorio nazionale e con tentativi di proiezioni internazionali finanche in Costa d’Avorio tramite l´interessamento di Giuseppe Gelardi (non indagato in questo procedimento), mafioso di Partinico catturato in Costa D’Avorio dove aveva vissuto parte della sua latitanza. L’imprenditore partinicese aveva strutturato una rete commerciale basata su differenti livelli di responsabilità e, conseguentemente, proporzionali percentuali di distribuzione degli utili. In estrema sintesi, la base era rappresentata dai singoli centri scommesse che erano coordinati dai vari agenti di zona (personal jokers) che, a loro volta, rispondevano del loro operato ai masters territoriali i quali, in ultimo, si relazionavano con i proprietari del sito. L’organizzazione, inoltre, beneficiava dell’importante contributo di diverse figure professionali (consulenti tecnici, commercialisti, esperti di legislazione comunitaria). Il meccanismo sopra descritto operava in aperta violazione della normativa di settore che prevede l’obbligo, per l’esercizio dell’attività di raccolta delle scommesse on line, di munirsi di concessione da parte dell’Agenzia dei Monopoli e delle Dogane e della licenza rilasciata del Questore ex art. 88 del T.U.L.P.S.. La capillarità delle distribuzione delle agenzie e il livello di efficienza raggiunto nel volgere di pochi mesi hanno consentito a Bacchi di realizzare profitti netti quantificati nell’ordine del milione di euro mensili. È evidente che tali risultati non sarebbero mai stati raggiunti senza il decisivo intervento dell’organizzazione mafiosa che imponeva alle agenzie operanti nei territori di rispettiva influenza di giocare sul sito di proprietà di Bacchi. Questi, a fronte di tale “sponsorizzazione”, versava nelle casse di Cosa Nostra somme variabili tra i 300.000 e gli 800.000 euro l’anno. È chiaro come il rapporto tra imprenditore e organizzazione mafiosa sia evoluto dal tradizionale modello vittima-estortore ad un più redditizio e meno rischioso rapporto societario. Durante le indagini, sono stati documentati incontri e contatti, diretti o indiretti, tra Bacchi e numerosi esponenti di assoluto rilievo nel panorama mafioso palermitano. lp/AGIMEG