Convegno Università di Salerno Ludi Universum, De Rosa (Università di Salerno): “Il Governo deve essere trasparente sulla questione del gioco e assicurare regole certe”

Ornella De Rosa, Docente presso l’Università di Salerno, ha aperto il suo interventoNon c’è gioco senza regole. Il gioco illegale: analisi quantitative e diffusione territoriale” con una digressione su uno studio condotto alcuni anni prima sull’archivio storico del manicomio di Nocera Inferiore nel corso del quale, analizzando i dati, rimase colpita dal caso di un vetturino ventenne, rinchiuso “per il suo smodato desiderio di ricchezza”. “Fu allora – ha proseguito la Prof.ssa De Rosa – che compresi le vie parallele del sogno di ricchezza che alberga in ciascun essere umano e la natura vera del gioco d’azzardo che, per sua stessa fisionomia, rappresenta la via più breve per raggiungere questo traguardo”. “Il gioco si manifesta esplicitamente attraverso il costume di una società, la cui cultura, con i suoi rituali, riferisce della mentalità e dei comportamenti della popolazione. Lo studioso sociale – ha aggiunto – ha il compito di circoscrivere l’ambito del gioco, la sua eventuale problematicità e, a volte, la tracimazione in patologia. Questa è una tematica complessa, poiché non può essere liquidata semplicisticamente in termini economico-quantitativi, senza dubbio indispensabili, ma insufficienti per un’analisi tendenzialmente “oggettiva” del gioco. Occorre sottolineare che il gioco è stato studiato, fino agli anni Novanta del secolo scorso, in chiave folkloristica, attraverso la lente delle tradizioni e dei costumi, o come soggetto per la narrativa popolare, fino a quando Giuseppe Imbucci compì una rivoluzione copernicana, intuendo che il gioco non aveva soltanto una funzione ludica, ma anche una biologica, ovvero appartenente alla mentalità di un determinato territorio e che consentiva agli individui di dotarsi di un efficace strumento per fronteggiare la quotidianità. Imbucci individuava nella funzione regressiva il rischio che i soggetti manifestavano di mettere in atto comportamenti problematici o patologici, con conseguente sviluppo di dipendenze. Partendo da queste considerazioni, pertanto, possiamo ben comprendere perché i soggetti, in ogni società e in ogni epoca, siano attratti dal gioco. In Italia, negli ultimi anni, il dibattito sulla tracimante presenza del gioco nella vita quotidiana è risultato particolarmente acceso”. L’intervento della Prof.ssa De Rosa è proseguito citando un ulteriore avvenimento del passato, ed in particolare un accadimento del 1882 nel quale, a seguito di una inondazione che danneggiò gran parte del territorio dell’Alta Italia, venne istituita per solidarietà una tombola telegrafica per raccogliere il denaro destinato alla ricostruzione delle zone alluvionate. Furono coinvolte oltre 164 città del Regno, distribuendo cartelle dal costo di 1 lira con un ricavo complessivo, al netto delle spese, di lire 354.020,27. “Questi dati dimostrano come – ha commentato la De Rosa –, anche in un’epoca diversa come quella liberale, quando l’etica del lavoro predominava nella cultura della società di fine Ottocento, la quantità di gioco era altrettanto diffusa, incidendo significativamente sui consumi delle classi subalterne anche in un momento storico in cui la cartamoneta non era così diffusa tra i diversi ceti sociali. Oggi la situazione è nettamente differente: in una società neotecnica, come la nostra, governata dalla velocità e nella quale il passaggio dal tempo libero al tempo liberato è stato ineluttabile il gioco è divenuto onnipresente, e i dati lo testimoniano: dal 2001 al 2013 c’è stata una continua e lenta crescita nei consumi di gioco. Dai 14.535 milioni di euro raccolti nel 2001, si è giunti al picco degli 88.572 milioni di euro del 2012, culmine dal quale è iniziata una lieve decrescita che, nel 2013, ha portato ad una raccolta di soli (si fa per dire) 84.728 milioni di euro”. “Il mercato del gioco – ha aggiunto –, a partire dal 2009, ha fatto registrare un aumento del 63%, giungendo a toccare gli 88.572 milioni di euro nel 2012, per poi giungere agli 84.728 milioni del 2013, con un incremento sul 2009 pari al 56%”. Da quando è stato regolamentato il gioco online in Italia, i siti non autorizzati da AAMS sono stati sistematicamente bloccati: malgrado ciò, però, alcuni utenti continuano a giocare sui siti cosiddetti “.com”, ignorando che questi siano illegali o, per meglio dire, “non legali”. Cerco di far osservare come i dati rendano evidente l’elevato numero di punti gioco illegali presenti al Sud. Riprendendo le parole del dott. Pastorino, bisogna lavorare per ‘impedire l’avanzata del gioco illegale e la fuga dei concessionari. Il Governo deve essere trasparente sulla questione del gioco e assicurare regole certe, proprio per impedire l’avanzata dell’illegalità a danno dei grandi concessionari ed evitare che essi decidano di delocalizzare le proprie attività a causa dell’eccesso di leggi locali. La certezza della regola è una garanzia che va dallo Stato al consumatore”. “Molto spesso – ha concluso la Prof.ssa De Rosa – si riconducono al gioco pubblico molte questioni problematiche. Dall’analisi dei dati rilevati dai Sert e dalle varie associazioni di familiari di giocatori, abbiamo potuto riscontrare alcuni elementi interessanti che provo a sintetizzare in questo modo: il giocatore patologico è per oltre il 95% un pluridipendente (fumo, droga, shopping), ovvero la sua struttura psicologica è già predisposta per una dipendenza, determinata proprio da fragilità pregresse e stratificate. Il gioco occupa un vuoto esistenziale che altrimenti non si saprebbe come riempire. La solitudine, nella società postmoderna, spinge gli anziani ad iscriversi a circoli a loro dedicati che non riescono ad organizzare altro che tornei di burraco, mentre altre volte si riuniscono in casa di qualche socio per poter giocare con i soldi”. mdc/AGIMEG