Il Messaggero: “La Stabilità manovra deludente sia per lo Stato sia per i concessionari”

Le norme sui giochi inserite nella manovra diventano un caso. L’attenzione, ieri, si è rivolta soprattutto alla norma che mette a gara 22 mila sale scommesse. Il punto non è tanto la contrarietà, quasi scontata, di una buona parte del mondo cattolico, dei consumatori e anche del mondo politico. Il caso è determinato dalla circostanza che, contro l’aumento dell’offerta del gioco, si sono schierati gli stessi operatori del settore, la stessa presunta “lobby” delle macchinette. «Siamo fortemente contrari ad un aumento dell’offerta di gioco, la consideriamo deleteria», spiega Massimo Passamonti, presidente di Sistema Gioco Italia, l’associazione confindustriale che riunisce i concessio- nari pubblici. «Da tempo», aggiunge, «abbiamo proposto al governo di ridurre le slot da 380 mila a circa 200 mila, in linea con l’offerta degli altri paesi europei, e i punti gioco a 12-13 mila». Il governo, invece, avrebbe di mettere a gara ben 22 mila sale scommesse, per un incasso per le casse dello Stato di circa 550 milioni di euro. Ma nella tarda serata di ieri – riporta Andrea Bassi in un articolo su Il Messaggero – è arrivata la smentita: nessuna nuova licenza per le slot machine ma il contrario. Le licenze in scadenza per una serie di giochi vengono messe a gara invece di venire semplicemente prorogate. In ogni caso, l’impressione è che a guidare la decisione sia stata più che altro la necessità di far quadrare i conti della manovra, carente sul fronte delle coperture. Che tuttavia, ri- schiano di restare, come avvenuto in questi ultimi anni, solo sulla carta. Lo scorso anno, per esempio, il governo aveva introdotto una tassa di filiera da 500 milioni, la cui seconda rata scadrà tra qualche giorno ma difficilmente sarà incassata. Sempre dodici mesi fa aveva deciso una sanatoria delle agenzie estere presenti sul territorio senza concessione. I risultati sono stati deludenti e nella legge di Stabilità la misura viene riproposta. Alla fine il buco creato dalle misure di un anno fa nei conti pubblici ha superato il miliardo. Ora si rischia la replica. Nella legge di Stabilità viene aumentato il Preu, il prelievo unico erariale sulle slot, di due punti percentuali. Una misura che azzererà definitivamente i margini dei concessionari pubblici e risulterà difficilmente sostenibile. Anche la gara per le 22 mila sale, potrebbe non portare i 550 milioni ipotizzati dal governo. Molte regioni hanno reso così stringenti i vincoli per le sale, che aprirle è praticamente impossibile. Bisognerà capire quante concessioni potranno essere vendute senza dare la certezza poi di poter aprire i punti vendita pagati a caro prezzo. Ieri, come detto, si è intanto scatenata la polemica politica. Tra i più duri il leader della Lega Nord Matteo Salvini. «Nella Legge di Stabilità», ha scritto su Facebook, «si prevede l’apertura di altre 22mila sale da gioco d’azzardo in tutta Italia. Altre macchinette che rovineranno altre persone, e che intanto ingrasseranno le casse di questo maledetto Stato». E poi ha lanciato la proposta di «sabotare» le macchinette. Anche Luigi Di Maio, vice presidente della Camera dei Cinque Stelle, ci è andato giù pesante. Ha accusato il governo di aprire nuovi «templi del gioco d’azzardo» per finanziare il taglio della Tasi. Paola Binetti, di Alleanza Popolare, ha parlato di misure «stranamente accondiscendenti nei confronti dei signori dell’azzardo». lp/AGIMEG