Giochi, Vergine (Comune Venezia): “Tutti i Comuni dovrebbero adeguarsi a quanto stabilito dall’accordo in Conferenza unificata”

dai nostri inviati – “L’orientamento dei Tribunali amministrativi è cambiato negli ultimi tempi e, a differenza di quel che succedeva prima, i provvedimenti impugnati dagli operatori vengono confermati e ritenuti validi. Ma questo non ci fa piacere. Perché il vero obiettivo deve essere, nell’interesse di tutti, quello di avere delle norme chiare con le quali gli operatori possano condurre la loro attività nel rispetto delle regole”. Così Francesco Vergine, vicesegretario del Comune di Venezia e membro del tavolo tecnico dell’Anci sul gioco, alla tavola rotonda “L’Italia dei giochi: dal federalismo a proibizionismo, organizzata dall’Osservatorio internazionale sul gioco dell’Università di Salerno che si è svolta questa mattina.
“Questo cambiamento di giurisprudenza si spiega semplicemente perché i Comuni hanno tenuto conto degli errori del passato, quando i giudici amministrativi contestavano di avere emanato provvedimenti restrittivi senza avere realizzato una istruttoria rispetto al fenomeno della ludopatia. Faccio l’esempio del mio Comune, Venezia, dove abbiamo realizzato un protocollo tra tutti i soggetti coinvolti nelle attività di gioco, comprese le forze dell’ordine, le associazioni e le stesse imprese. Si è partiti, poi, dalle indagini realizzate dalla Azienda sanitaria secondo le quali, per esempio, si individuavano i soggetti più colpiti dalla dipendenza, spesso ritenuti a torto lontani dall’azzardo come i giovani e gli anziani, gli orari in cui si registrava la maggiore attività, ovvero dopo le 22.00, e la tipologia di giochi più frequentati dai ludopatici in cura presso le strutture pubbliche: slot e vlt per l’83%”. Il regolamento di Venezia, ha quindi spiegato Vergine, ha previsto interventi conseguenti a quanto contenuto in questi report. Imponendo, per esempio, lo stop delle macchine da gioco dopo le 20.30. “Non ho alcun dubbio” ha concluso “che tutti i Comuni debbano adeguarsi a quanto stabilito dall’accordo della Conferenza unificata. E se sarà il caso, anche a Venezia potremo mettere mano al regolamento per adeguarlo. È un concetto che non metto nemmeno in discussione. Questo, però, se risolve il conflitto di competenze, non risolve ancora il problema del conflitto di norme. Si può aprire, per esempio, una sala scommesse con la concessione governativa e anche l’autorizzazione della Questura, che viene rilasciata ai sensi dell’art. 88 del Tulps. Ma può essere in contrasto con le norme comunali in materia di urbanistica, orari eccetera. In quel caso, l’ente locale interviene, sulla base delle proprie norme, a interrompere un’attività autorizzata dallo Stato. Forse sarebbe il caso di riprendere la proposta avanzata anni fa dall’Anci per un disegno di legge che coordinasse tutti gli aspetti della materia ed evitasse il fenomeno delle norme a macchia di leopardo”. gpm/AGIMEG