Giochi, Filippone (pres. Unigioco) “Le attività legate al gioco contribuiscono all’economia italiana. Presto una ricerca sul reale contributo dell’industria del gioco made in Italy”

Una ricerca sul contributo che l’industria del gioco porta all’economia nazionale. E’ questo l’importante obiettivo che si pone, per gli studi in programma nel 2015, la Fondazione Unigioco. “Le conoscenze di cui l’opinione pubblica dispone sulla dimensione economica del settore – ha dichiarato Ezio Filippone, presidente della Fondazione Unigioco – sono infatti insufficienti a dare un’idea precisa di quanto le attività legate al gioco contribuiscano, e possano contribuire, all’economia del nostro paese. Questa insufficienza appare tanto più preoccupante in quanto un fenomeno di espansione e di cambiamento radicale è in atto a livello internazionale. Ed inevitabilmente avrà conseguenze anche per il nostro Paese”. Per elaborare questo studio vi siete ispirati a qualche ricerca fatta nei paesi esteri? “Gli studi sul settore esistenti in altri paesi sono concentrati su tre aspetti: il valore aggiunto e quindi il contributo recato al Prodotto interno lordo; il numero di posti lavoro creati da questo settore molto labour intensive; il reddito fiscale generato a tutti i livelli di gestione coinvolti. Nel caso dell’Italia, al cui interesse sarà ovviamente dedicato lo studio attualmente in programma, questi soli parametri appaiono certamente necessari, ma non sufficienti. Per le caratteristiche del sistema di piccole imprese dell’economia italiana, la rilevanza di concetti quali investimenti, molti dei quali provenienti dal mondo finanziario, numero degli addetti, fatturati determina il peso del settore nell’interesse nazionale”. Infine, il legame tra gioco e settore del turismo: “Il gioco fa parte dell’offerta turistica in tutti i paesi occidentali e non solo e quindi, fatta salva la tutela della salute pubblica, è auspicabile che vengano esaminate a fondo le interconnessioni col settore del turismo – ha concluso Filippone – per mostrare come quest’ultimo beneficerebbe di una regolamentazione del gioco razionale e priva di pregiudizi”. rg/AGIMEG