Giochi: a rischio oltre 200.000 posti di lavoro, in pratica una “Fiat” della fortuna

Si addensano nubi nere sul mercato dei giochi in Italia. A fine giugno c’era stato l’accantonamento  del decreto delega sui giochi presentato dal sottosegretario Pierpaolo Baretta. Il decreto prevedeva interventi molto importanti sul mercato dell’intrattenimento, della tassazione e dei rapporti con gli enti locali ma è stato “cestinato” dal consiglio dei Ministri. In questi giorni si fanno sempre più frequenti richieste, trasversalmente da varie parti politiche, di divieto assoluto della pubblicità sui giochi. Insomma il settore, già alle prese con una riduzione degli introiti, rischia di implodere sotto il peso dell’azione politica e di rilanciare le attività gestite dalla criminalità organizzata. Eliminare qualsiasi forma di pubblicità non permetterebbe più ai cittadini di distinguere il gioco legale da quello illegale. Le città sono, ad esempio, piene di negozi privi di regolare concessione statale dove è possibile scommettere. Se le aziende regolarmente autorizzate non potessero più fare pubblicità, il cittadino avrebbe uno strumento in meno per capire se sta entrando in un negozio autorizzato o se stia commettendo un reato entrando a scommettere in un punto illegale. Secondo gli ultimi dati di Sistema Gioco Italia – Confindustria, il settore dei giochi da lavoro, tra diretto ed indotto, a circa 220.000 persone, in pratica la stessa forza lavoro della Fiat e che l’Erario beneficia di introiti diretti per oltre 8 miliardi di euro all’anno. Da ricordare che la tassazione sulla spesa per il gioco è vicina al 50%, caso praticamente unico nei settori dell’industria italiana. lp/AGIMEG