Decreto Imu, lo Stato incassa 340 mln dal condono slot, ma potrebbe far scattare la clausola di salvaguardia per tutti e 600 i milioni previsti

I Comuni sono tornati a chiedere il rimborso dell’Imu 2013 sulla base delle aliquote 2013 e non sulla base delle aliquote 2012, il Governo dovrebbe quindi recuperare almeno 500 milioni. Una delle soluzioni che sta valutando in queste ore il Ministero dell’Economia – secondo quanto riporta il Sole24Ore – è quella di concedere “un rimborso parziale delle somme richieste, magari utilizzando le risorse già versate per la sanatoria sanatoria delle new slot (34o milioni) e su cui il Governo sarebbe comunque pronto a far scattare la clausola di salvaguardia per incassare tutti e 600 milioni attesi dalla chiusura delle liti contabili prevista dal decreto Imu di agosto”. E in un articolo separato si spiega che la clausola di salvaguardia prevede l'”aumento di due punti percentuali degli acconti Ires e Irap perle tutte le imprese. E dal prossimo 1 gennaio via al caro benzina con l’aumento di circa due punti delle accise sui carburanti. Sono gli effetti della clausola di salvaguardia che il Governo ha messo a punto e che sarebbe pronto a far scattare per recuperare 600 milioni. Cioè l’equivalente di quanto inizialmente lo stesso esecutivo aveva previsto di incassare con la definizione agevolata delle liti contabili con la Corte dei conti, messa a parziale copertura a fine agosto per la cancellazione della prima rata dell’Imu 2013 sull’abitazione principale, sugli alloggi popolari e sui beni agricoli. La tanto temuta clausola di salvaguardia introdotta con il decreto Imu di fine agosto appare ormai sempre più inevitabile”. Ma secondo il quotidiano, “Per non correre rischi e avere certezze sulle somme incassate il Governo ha comunque predisposto la clausola di salvaguardia sull’intera posta (600 milioni) e non sulla differenza (260 milioni) tra quanto incassato e le somme attese. Il che vorrebbe dire che in cassa sul conto aperto dall’economia ci sarebbe una dote di 34o milioni di euro spendibile su altre poste o da portare a miglioramento dei saldi. A pagare il conto saranno subito le imprese che, pur beneficiando della proroga fino al 16 dicembre per il versamento degli acconti che sarà disposta dal nuovo decreto Imu, dovranno versare il 103% di Ires e Irap anziché il 101% come era stato disposto dal decreto di fine giugno che aveva sterilizzato fino a ottobre scorso l’aumento di un punto dell’Iva. Oltre a dover rifare i conti in corsa per le imprese potrebbe scattare anche la beffa: versare il 3% in più di tributi non dovuti, soprattutto se l’imprenditore dovesse calcolare l’acconto secondo il metodo previsionale. Magari soltanto perché in un anno di recessione come il 2013 ha toccato con mano la contrazione del reddito di impresa”. lp/AGIMEG