Commissione UE boccia delle esenzioni fiscali concesse da Gibilterra: sono aiuti di Stato. Esaminate anche alcune società di gioco, ma è tutto in regola

“Il regime di aiuti di Stato sotto forma di esenzione fiscale del reddito da interessi da prestiti infragruppo (…) è incompatibile con il mercato interno”, Gibilterra e Regno Unito dovranno quindi procedere al recupero degli aiuti concessi in base a questa norma. Lo ha deciso la Commissione Europea, prendendo in esame la legge sull’imposta sul reddito del 2010, adottata da Gibilterra. Contro questo regime fiscale si era scagliata la Spagna, sostenendo che l’esenzione fiscale sugli interessi dei prestiti infragruppo e sul reddito derivante da royalties favorisse in maniera selettiva solo determinate imprese. Gibilterra – e poi anche il Regno Unito, intervenuto nella procedura – avevano provato a sostenere che in sostanza questa esenzione fisse riconosciuta a qualunque impresa, ma la Commissione ha di fatto natura selettiva: “favorisce in maniera significativa un determinato gruppo di imprese appartenenti a gruppi multinazionali incaricate di svolgere talune funzioni (la concessione di prestiti infragruppo o il diritto di utilizzo di diritti di proprietà intellettuale)”.
Nel corso del procedimento, poi, la Commissione ha esteso l’esame anche alla prassi del ruling fiscale – ovvero una pianificazione fiscale preventiva che le autorità svolgono con le società per verificare se determinate operazioni siano tassabili e in che misura da parte di Gibilterra – e ha valutato anche 165 casi concreti, tra cui alcuni di imprese del settore dei giochi. Uno, ad esempio riguardava “un’impresa che, ai sensi di un accordo di joint venture, ha stipulato contratti con terzi stabiliti al di fuori di Gibilterra per la fornitura di servizi di pubblicità, marketing e promozione in relazione ad attività di gioco a distanza, comprensivi del riconoscimento e dello sviluppo dl marchio. L’impresa ha ricevuto una quota delle entrate generate dall’attività di gioco a distanza svolte a Malta dalla controparte dell’accordo di joint venture”. Le autorità di Gibilterra avevano concluso che “l’impresa non rientrava nell’ambito di applicazione della tassazione in ragione del fatto che non vi erano redditi maturati o aventi origine a Gibilterra”. Un altro caso riguardava un’impresa “attiva nella gestione di giochi su Internet tramite un sito web. Il reddito dell’impresa comprendeva gli importi ricevuti da utenti finali per caratteristiche e diritti non di base, commissioni ricevute dalla negoziazione di scommesse su licenza offerta a fornitori terzi e dalla vendita di prodotti relativi ai giochi. Dall’analisi delle informazioni disponibili è emerso che, fino al 1 gennaio 2014, tutte le attività erano svolte fuori da Gibilterra”. Successivamente a questa data, “l’impresa dispone di una presenza fisica a Gibilterra e presenta redditi maturati e aventi origine a Gibilterra, deposita dichiarazioni dei redditi complete ed esaustive e risulta aver completamente regolarizzato la sua posizione per tutti i fini fiscali a Gibilterra”.
La Commissione ha giudicato il meccanismo del ruling fiscale, di per sé, conforme al mercato interno. Cinque casi specifici, in cui erano coinvolte società olandesi nessuna delle quali attiva nel settore dei giochi, sono stati giudicati aiuti di Stato, Regno Unito e Gibilterra pertanto dovranno recuperare le somme in questione. rg/AGIMEG