Scommesse, per Cassazione “punibile con reclusione attività raccolta non autorizzata se continuativa”

L’attività abituale di raccolta scommesse non autorizzata è punibile dalla legge. E’ quanto ha stabilito la Corte di Cassazione, che ha respinto un ricorso contro la sentenza del novembre 2016 con cui la Corte di appello di Salerno ha confermato la penale responsabilità di esercizio abusivo di scommesse sportive per avere, in assenza di apposita autorizzazione, svolto attività organizzata al fine di accettare o raccogliere per via telematica scommesse su eventi sportivi, con conseguente condanna a 4 mesi di reclusione. La Cassazione ha sottolineato come “non essendo consistita l’attività di raccolta delle scommesse nel compimento di atti isolati o occasionalmente sporadici, ma essendo essa inserita in una serie continua di condotte, essa è caratterizzata da quella abitualità del comportamento che, secondo la disciplina di cui all’art. 131-bis codice penale è formalmente ostativa al riconoscimento della particolare causa di non punibilità prevista dalla norma in questione”. I giudici del merito hanno accertato, sulla base degli univoci elementi indicati in sentenza, il fatto che “l’imputato non si era limitato a svolgere le funzioni di intermediario, ma provvedeva a prendere direttamente parte al rapporto contrattuale, raccogliendo direttamente le scommesse, riscuotendo le relative poste e pagando immediatamente le eventuali vincite; in tal modo certamente realizzando un comportamento integrante gli estremi del reato a lui contestato”. La Cassazione “rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali”. lp/AGIMEG