Rezzato, Sindaco annulla fasce orarie in autotutela, ma per il Tar sono legittime

Una sala da gioco impugna le fasce orarie adottate nel proprio Comune, il Sindaco in autotutela le annulla, ma la sala chiede chiede che il Tar si pronunci ugualmente, e a quel punto il giudice legittima il provvedimento. Succede a Rezzato, in provincia di Brescia, dove il Sindaco aveva imposto alle sale da gioco uno stop di 6 ore al giorno, divise in tre fasce. Dopo che una sala aveva intentato ricorso, aveva però emesso una seconda ordinanza per annullare il provvedimento. La sala aveva comunque chiesto al Tar Brescia di decidere la questione, visto che la seconda ordinanza conteneva un inciso che sembrava legare l’annullamento all’esito del ricorso, in sostanza le fasce orarie sarebbero tornate in vigore se il ricorso fosse caduto. Per il giudice, tuttavia, questa interpretazione non può essere condivisa: “l’annullamento di un provvedimento in autotutela non può essere assoggettato a condizione risolutiva”, si legge nella sentenza, e l’inciso in questione “deve ritenersi tamquam non esset”, come se non esistesse. Il Tar però riconosce che i Sindaco avrebbe pieno potere di intervenire. Sia perché la Corte Costituzionale ha emesso diverse sentenze sulla questione, sia perché il Regolamento sul gioco adottato dal Consiglio Comunale prevede che il Sindaco adotti un simile provvedimento. E infine, sulla proporzionalità del provvedimento, “la Conferenza unificata ha individuato come misura minima di lotta alla ludopatia la sospensione del gioco per sei ore – quindi la stessa durata decisa dal Sindaco, NdR – durante l’orario di apertura delle sale adibite alla raccolta di scommesse”. rg/AGIMEG